Borsellino, Gabrielli omaggia vittime e incontra parenti «Riscatto società civile c’è stato, ora si attende verità»

Omaggio del capo della polizia alle vittime della strage di via D’Amelio, Franco Gabrielli ha incontrato i familiari presso il reparto scorte della caserma Lungaro, a Palermo. «La cosa più bella quando incontro i parenti delle vittime è che mi dicono che ‘la polizia nel tempo gli è stata vicina’. Questo – ha affermato – è il riconoscimento più grande. Il fatto che noi non solo in queste occasioni ma nella vita di tutti giorni prestiamo attenzione a queste persone e’ per me una grande gratificazione. E il fatto che me lo dicano in maniera spontanea è un gesto di una gratuita che mi commuove sempre». 

Erano presenti alla cerimonia, tra gli altri, Manfredi Borsellino, la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, il questore Renato Cortese, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, la vicepresidente della Regione Mariella Lo Bello e il procuratore capo Francesco Lo Voi. «Siamo tra quelli più interessati a che ci sia verità e, possibilmente, verità processuali. Per noi l’offuscamento è solo parziale – ha proseguito riferendosi al fatto che ancora, a 25 anni dalle stragi non è stata fatta piena luce -, nel senso che oggi piangiamo i colleghi che non ci sono più, delle giovani vite che hanno sacrificato se stessi per il Paese, per proteggere una persona che in quel momento rappresentava qualcosa di più. Paolo Borsellino era un po’ anche la speranza non solo dei palermitani, dei siciliani, ma degli italiani di un riscatto che credo c’è anche stato». 

Un plauso al lavoro svolto in questi anni dalla società civile a Palermo e nell’Isola: «Se è vero che quella verità processuale non si è ancora riaffermata, da quel tristissimo 19 luglio di 25 anni fa, la Sicilia di passi ne ha fatti. Li hanno fatti le istituzioni, la magistratura, le forze dell’ordine e, soprattutto la società civile di questo territorio ha proseguito – Concetti che era complicato affermare allora in quella Palermo buia di 25 anni fa, oggi sono delle verità. Tuttavia, grandi battaglie sono state vinte, successi clamorosi sono stati conseguiti, ma la guerra per la scomparsa definitiva della mafia presuppongono ancora un tratto di strada. L’importante è che si segua questa strada, con impegno, e anche nel ricordo e nella memoria di chi ha pagato con la vita». 


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