Coop Sicilia, a Palermo a rischio due punti vendita «Ristrutturazione non gravi soltanto sui lavoratori»

«L’azienda chiede il recupero di 2 milioni euro annui intervenendo sugli istituti contrattuali. In pratica, si chiede di lasciare andare pezzi del contratto e dei diritti, ma dobbiamo capire se questo sacrificio servirà a salvare posti di lavoro. Nel 2012 abbiamo perso solo a Palermo 80 persone, e già allora si diceva che era l’unica maniera. Dopo due anni un’altra vertenza e ora annunciano altri 273 esuberi. È chiaro che qualcosa nelle scelte aziendali non funziona e va rivista». Il segretario regionale della Fisascat Cisl Sicilia Mimma Calabrò sintetizza così l’annuncio, nei giorni scorsi, del nuovo piano di ristrutturazione da parte di Coop Sicilia che prevede nell’Isola quasi trecento esuberi in seguito alla chiusura di cinque punti vendita (ben due a Palermo: uno in via Volontari del sangue e l’altro a Casteldaccia) e la ristrutturazione per altri sette sedi (nel capoluogo nel punto vendita Forum-Borgonuovo e La Torre-Roccella). Solo nel capoluogo sono 34 i lavoratori che rischiano il posto.

Un piano di ristrutturazione di lacrime e sangue, per correre ai ripari e frenare l’emorragia di perdite registrate in Sicilia negli ultimi anni, circa cento milioni di euro dal 2012. Come ricostruisce bene Calabrò, si tratta di una crisi che ha radici lontane: «Le prime avvisaglie risalgono a cinque anni fa quando abbiamo vissuto un momento pesantissimo nel capoluogo – spiega – Al termine di quella vertenza, abbiamo perso 80 lavoratori, in seguito alla chiusura di alcuni punti vendita e quelli che sono rimasti l’hanno fatto a caro prezzo, con un dimezzamento delle ore». Ma nel 2014 viene annunciata un’altra crisi dall’azienda che si è conclusa con la mobilità volontaria per una parte del personale. E ora, a distanza di tre anni, l’ennesima ristrutturazione. «È singolare che ciclicamente ci siano questi momenti di crisi seguiti da ristrutturazioni aziendali. Bisogna rivedere alcune scelte aziendali non perfettamente centrate di un management non adeguato al momento particolare di crisi che sta attraversando il settore».

«Per fare un esempio – prosegue Calabrò – il punto vendita che si trova in piazzetta Bagnasco, nel cuore della città, è il fiore all’occhiello di Coop Sicilia, con numeri da sempre in crescita. I locali inizialmente erano di proprietà della Coop ma, per scelta aziendale, hanno venduto l’immobile e ora sono in affitto – prosegue – Poco dopo hanno comprato un altro punto vendita a Casteldaccia. E oggi, però, lo inseriscono tra i punti non remunerativi». Al momento tutto è stato rinviato al prossimo incontro con l’azienda previsto il 7 luglio. L’auspicio delle organizzazioni dei lavoratori è di trovare possibili soluzioni alternative, che scongiurino i licenziamenti, includano anche la riqualificazione del personale in esubero e la ricollocazione in punti vendita esistenti e in apertura in aree limitrofe. La sensazione, ad ogni modo, è che non sarà un passaggio indolore.

«L’azienda ha puntualizzato che il costo del lavoro è molto alto – prosegue la sindacalista – comunque siamo ancora nella fase di discussione. Per noi però è basilare la salvaguardia dei livelli occupazionali». Secondo la numero uno della Fisascat Cisl Sicilia, l’azienda ha ribadito che il piano di ristrutturazione sarà seguito da un piano industriale – che verrà presentato nel breve-medio periodo – con nuove aperture nell’Isola sulle tre piazze di Palermo, Messina e Catania. I sindacati per il momento rimangono cauti e attendono di conoscere i prossimi sviluppi della vertenza: «Seguiamo la vicenda da vicino perché dobbiamo capire dove si arriverà. È una vertenza complessa che si inserisce in un quadro ancora più complesso, basti pensare ai licenziamenti annunciati alla Ksm: ormai la Sicilia è una terra in ginocchio. Noi vigileremo perché non possiamo permettere che venga snaturato il contratto collettivo del lavoro – conclude – I costi della ristrutturazione non possono gravare, ancora una volta, interamente sulle spalle dei lavoratori».


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