La Vardera, scoppia la rabbia dei salviniani di Palermo Vozza: «Avvieremo una causa penale contro ex iena»

«Siamo pronti a intraprendere azioni legali contro Ismaele La Vardera, per questo ci siamo già rivolti a un noto penalista. Non ci sono gli estremi per annullare il risultato elettorale, ma intenteremo una causa penale perché la iena La Vardera ha influenzato le elezioni con un inganno». Ad annunciare le prime conseguenze legali del dopo bluff della candidatura di La Vardera è Francesco Vozza, candidato escluso dal consiglio comunale perché la lista non ha superato la soglia di sbarramento, ma risultato il più votato, con 501 preferenze, nella lista “Centrodestra per Palermo”, la stessa che ha sostenuto la corsa a sindaco della ex iena dal ciuffo rosso.

Un caso scoppiato dopo le rivelazioni e la rissa con l’attore Francesco Benigno, altro candidato al consiglio per La Vardera. «Lunedì ho già preso accordi con un noto penalista – dice Vozza – siamo pronti a intentare una causa penale». E aggiunge: «Ho sentito Matteo Salvini prima che scoppiasse il caso La Vardera e mi aveva fatto i complimenti per il risultato personale ottenuto, ma al tempo stesso mi ha detto di essere stato molto deluso da tutto quello che è successo».
All’assemblea è presente anche una signora che preferisce restare anonima, che aggiunge: «Io quel ragazzo (La Vardera, ndr) l’ho anche fatto entrare a casa mia, ho notato questo tipo con lui che faceva riprese, mi è sembrato strano, ma abitando in via Amari dove ci sono i cantieri, pensavo facesse parte del servizio. Quello che ha fatto è assurdo, scorretto, va contro anche il lavoro dei giornalisti».
«La candidatura di La Vardera è nata per volontà di Alessandro Pagano, coordinatore del movimento per la Sicilia occidentale. Salvini si è giustamente fidato del nostro coordinatore e il risultato è stato un disastro – ha aggiunto Vozza – una candidatura nata per bloccare la mia, quando mi sono proposto Pagano mi ha riso in faccia, invece con me probabilmente avremmo ottenuto un risultato superiore al 5 per cento facendoci entrare in consiglio comunale, e con una candidatura politica mia o di altri di certo non saremmo finiti sulle Iene».
Ma la rabbia nella base è forte, al punto da arrivare a un documento firmato dai militanti del movimento di Salvini delle province di Palermo e Caltanissetta e discusso oggi nella sede del comitato palermitano in via Lincoln. Nel documento si addossa a Pagano la responsabilità di avere scelto un «ragazzetto rivelatosi alla fine un giullare che ha danneggiato l’immagine del partito a Palermo. Le deludenti elezioni palermitane hanno evidenziato che se non si conosce il territorio si compiono dei disastri – si legge – La comunità militante palermitana del movimento ‘Noi con Salvini’ chiede l’intervento dei vertici della Lega. L’onorevole Alessandro Pagano ha agito di testa sua».
Nel documento si definisce «Un flop il risultato della lista, nemmeno il 3 per cento ottenuto con tre simboli insieme – si legge – Pagano ci ha commissariato, vietando l’utilizzo del simbolo per qualunque tipo di manifestazione. Il coordinamento non è stato in grado di offrire una proposta politica credibile, rinunciando a battere su tematiche sovraniste e identitarie per paura di perdere il voto moderato e mettendo insieme a pochi giovani volenterosi tanti vecchi della politica molto vicini a tutto quel mondo che ha già amministrato Palermo e la Sicilia in generale». C’è rabbia contro Pagano, accusato di aver «tenuto la base ai margini del partito sostenendo più volte la nostra inutilità a fini elettorali». I militanti parlano di «una caccia alle streghe» ma precisano di «non volere la vendetta».
«Non possiamo chiedere le dimissioni di Pagano – dice Francesco Vozza – ma il partito faccia un’analisi su quanto successo e Pagano se ne assuma la responsabilità. Ho sentito il segretario nazionale del movimento, Angelo Attaguile, che si è detto molto rammaricato della situazione. Da coordinatore della Sicilia orientale, anche Attaguile non aveva mai approvato la candidatura di La Vardera e ora affrontiamo le regionali con questo fardello. I candidati si sentono presi in giro, hanno speso dei soldi, hanno parlato e sostenuto questa persona, indossando pure la sua maglietta per poi scoprire di essere state vittime di un reality show».


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