Mafia, a Riina garantite «tutte le cure e attenzioni» Consolo: «Lo Stato comprensivo con chi collabora»

«In collaborazione con il ministero della Giustizia, ho eseguito immediatamente delle verifiche e posso affermare che il detenuto Salvatore Riina, in quanto persona, riceve tutte le cure e gli viene assicurato il rispetto del diritto alla salute». A fornire rassicurazioni sullo cure riservate al boss Salvatore Riina, detenuto al carcere di Parma, è il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Santi Consolo in occasione della visita al Giardino della memoria di Ciaculli, a Palermo. «Vi sono dei centri ospedalieri di eccellenza e centri di assistenza all’interno dell’istituto – ha proseguito – e all’interno della sua stanza, dove dovesse ritornare, è già stato assicurato un lettino che consente tutte le posizioni per garantire un’assistenza medica completa».

Al di là della questione di merito, che torna nuovamente al tribunale di sorveglianza di Bologna dopo la sentenza della Suprema corte, si è molto discusso anche sul grado di lucidità di Riina e sul suo ruolo ancora oggi all’interno di Cosa nostra. E proprio stamane, durante l’udienza del dibattimento sulla trattativa Stato mafia, il pm Nino Di Matteo, ha affermato che «Riina è perfettamente lucido e orientato nel contesto» e che recentemente è stata  depositata in segreteria la relazione di servizio di un agente penitenziario su alcune esternazioni in carcere del boss. Un tema comunque controverso, sui cui il numero uno del Dap non si sbilancia. «Su queste valutazioni io non entro perché c’é un annullamento con rinvio della Cassazione, tutto é demandato al giudice di merito: dobbiamo avere rispetto per il ruolo e la funzione del giudice che dovrà decidere». 

Dove, invece, Consolo non si sottrae di esprimere una valutazione, è sulla condotta del detenuto Riina che in tutti questi anni non si è mai pentito o ha dimostrato di voler aiutare i magistrati nella ricerca della verità: «Quello che posso dire è che lo Stato può essere comprensivo con chi, autore di fatti gravissimi, abbia la consapevolezza del dolore che ha recato a tante persone e, soprattutto, ai familiari delle vittime. E abbia quel minimo di resipiscenza per pentirsi e finalmente collaborare con la giustizia».

La visita di Consolo al Giardino di Ciaculli coincide con il bicentenario della fondazione del Corpo della polizia penitenziaria (1817-2017). L’iniziativa, organizzata assieme a Unci e Anm, per ricordare, con cronisti e magistrati, e alla presenza dei familiari delle vittime, i caduti per mano mafiosa della polizia penitenziaria. «È un momento molto bello che ravviva la memoria perché ricordiamo le vittime del dovere: sono i veri eroi che si sono sacrificati per lo Stato, unitamente a tanti altri, a magistrati, a cronisti e ad altri appartenenti alle forze dell’ordine. Tenere viva la memoria – ha concluso – significa guardare con maggiore orgoglio alle funzioni che si svolgono e al proprio futuro».


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