Migranti, oltre un bimbo al giorno morto nel Mediterraneo Pietro Bartolo ambasciatore di buona volontà per Unicef

«Ieri c’è stato un naufragio dove sono stati recuperati una trentina di corpi, ma credo che le vittime siano molte di più, soprattutto bambini. Non posso dimenticare una piccola eritrea di tredici anni che mi ha impressionato, bellissima, era pietrificata per il trauma degli abusi subiti. Non appena le ho chiesto conferma delle violenze è scoppiata a piangere, è arrivata da sola». Così Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, a margine dell’iniziativa Barchette in mare, non per gioco, organizzata da Unicef nella spiaggetta di sant’Erasmo, a Palermo, commenta l’ultimo drammatico sbarco. 

«C’erano molte donne in gravidanza, sono arrivati circa 200 migranti recuperati dagli angeli del mare della capitaneria di Porto – prosegue Bartolo – indipendentemente dalla nostra professione, per noi è un dovere soccorrerli, non riusciamo a capire chi vuole respingerli o fargli trovare un muro. A Lampedusa invece dei muri abbiamo fatto trovare una porta aperta. La mia isola è diventata orgoglio del mondo». Secondo i dati diffusi oggi da Unicef, alla vigilia dell’incontro tra i leader dei Paesi del G7 a Taormina, sono almeno 200 i bambini morti lungo la rotta del Mediterraneo centrale dal Nord Africa all’Italia, quest’anno, per una media di più di un bimbo al giorno. Inoltre, tra il 1 gennaio e il 23 maggio oltre 45mila rifugiati e migranti sono arrivati in Italia via mare, con un aumento del 44 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo dato comprende anche circa 5500 minorenni non accompagnati – con un aumento del 22 per cento dal 2016 – che rappresentano circa il 92 per cento di tutti i bambini arrivati in Italia traverso la rotta del Mediterraneo centrale.

Nel corso dell’iniziativa il medico di Lampedusa, Pietro Bartolo, è stato nominato ambasciatore di buona volontà per Unicef. «Lo scorso anno un numero record di 26mila bambini non accompagnati e separati è arrivato in Italia, ma se il trend continuerà questo dato sarà ampiamente superato- ha detto Justin Forsyth, vice direttore generale Unicef, intervenuto a Palermo – è un monito del nostro fallimento». «Da gennaio, almeno 36mila dei rifugiati e migranti salvati sono stati trasferiti in Sicilia, il luogo dove si terrà il G7 – dice Paolo Rozera, direttore generale Unicef Italia – oggi per far capire la precarietà del viaggio abbiamo fatto mettere in mare ai bambini oltre 800 barchette di carta che poi hanno recuperato, questo è uno scempio umanitario che non possiamo più permettere, il Mediterraneo è sempre stato un mare di civiltà e ora è un cimitero». A consegnare il riconoscimento a Bartolo è stata una giovane migrante, Favour, ospite di una comunità siciliana,  per la sua «instancabile attività di soccorso nella sua piccola isola e per il messaggio a tutela della vita che ha mandato al mondo». 

«Spero che questo ruolo serva a incidere maggiormente sulle decisioni di chi comanda – ha detto Bartolo – spesso i migranti sono infangati da certi giornalisti che fanno terrorismo mediatico e dalle bugie di alcuni politici che conosciamo che terrorizzano la gente. Non ci sono persone cattive ma ci sono persone informate in modo cattivo». Tra le azioni promosse da Unicef in vista del G7 per sensibilizzare misure contro la xenofobia c’è anche un video della campagna #AChildIsAChild che sarà proiettato su un maxi schermo nel centro di Taormina con un messaggio ai leader dei Paesi.
Infine, un messaggio dal medico di Lampedusa ai grandi della terra, contro ogni messaggio xenofobo: «Non credo che i terroristi arrivino via mare sulle nostre coste, la scelta del G7 di non fare approdare migranti con gli sbarchi è forse dovuta alla paura – ha detto – ma l’esperienza ci racconta di terroristi di seconda generazione che sono qui da tempo e non scelgono l’incertezza dei barconi. Ai leader della terra riuniti a Taormina chiedo di mettere fine a questa vergogna, è una strage continua, i migranti non sono alieni, hanno i loro sogni, scappano da torture e situazioni incredibili e anche noi abbiamo una responsabilità se fuggono da terre dove è in corso un conflitto».


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