Espulsione studente marocchino, rigettato il ricorso «Chiediamo permesso di soggiorno per cure mediche»

E’ stato rigettato il ricorso contro l’espulsione di S., lo studente marocchino che frequentava l’Università di Palermo e che il 9 aprile scorso aveva farneticato parole poco chiare e comprensibili (collegate immediatamente all’allerta terrorismo) alla mensa del Santi Romano. Il giovane rimane così recluso nel Cie di Caltanissetta, dove è stato condotto tre settimane fa, all’indomani della sospensione della borsa di studio da parte dell’Ersu. La decisione è del giudice di pace di Palermo, che si è pronunciato nella giornata di ieri. 

Un pronunciamento che però lascia aperto qualche spiraglio, come sottolineano i componenti della campagna #Slibero. «Nonostante il rigetto – scrivono in una nota i componenti della gara di solidarietà per lo studente – il giudice ha suggerito che potrebbero esserci gli elementi necessari per fare una richiesta per un permesso di soggiorno per motivi di salute, vista la necessità di cure psicofarmacologiche. Quindi da un lato il giudice ha accettato i motivi del Ministero di trattenere ed espellere S., ma contemporaneamente ha riconosciuto la necessità di un trattamento terapeutico». 

Il rischio di espulsione in questo modo però rimane, tanto che il commento da parte dei fautori della campagna si focalizza sulle traballanti condizioni psicologiche. «Un punto centrale del problema – continua la nota – rimane trascurato: che la cosiddetta pericolosità sociale di S. non è stata altro che l’esito dell’assenza di adeguate cure mediche. Inoltre, il continuo e quotidiano rischio di espulsione non può che aggravare la sua critica condizione di disagio psicologico». 

Per questi motivi l’avvocatessa Ilenia Grottadaurea, che rappresenta S, ha già inviato alle autorità competenti la richiesta di un permesso di soggiorno per cure mediche. Una modalità che di solito viene rilasciata per le donne in gravidanza e che è di competenza della Questura: consentirebbe inoltre a S. l’iscrizione gratuita al servizio sanitario nazionale e lo svolgimento di un’attività lavorativa. 


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