Gesap, interrogato l’ex dg Carmelo Scelta «Non avevo il potere di affidare gli incarichi»

«Abbiamo finito alle 22, eravamo svuotati». Interrogatorio fiume per Carmelo Scelta, l’ex direttore generale di Gesap Spa, la società che gestisce i servizi dell’aeroporto Punta Raisi di Palermo. «Ha risposto a tutte le domande», racconta a MeridioNews l’avvocato Enrico Sanseverino, legale dell’ex direttore generale coinvolto nell’inchiesta denominata The terminal e finito agli arresti domiciliari venerdì scorso. A condurre l’interrogatorio, durato circa 11 ore, sono stati il gip Walter Turturici e i pm Luca Battinieri e Claudia Ferrari. «Scelta ha negato ogni addebito – continua l’avvocato – Ha spiegato che all’epoca in cui era direttore generale non aveva il potere di affidamento di incarichi, né potere di spesa, né di sottoscrivere e firmare delibere».

Secondo il legale, Scelta avanzava solo delle proposte al consiglio d’amministrazione, e sempre dopo aver raccolto anche il parere dell’ufficio legale e quindi dell’avvocato Vincenzo Petrigni, sul conto del quale l’ex dg ha detto di non poter assolutamente dubitare: «Mi fidavo ciecamente e continuo a farlo – ha detto Scelta ai magistrati – Sono convinto che gli atti da lui predisposti e da portare in consiglio fossero conformi alla legge». L’ammistrazione, di fatto, condivideva e alla fine l’amministratore delegato apponeva la sua firma. «Io non intendo muovere delle accuse verso gli altri – ha aggiunto durante l’interrogatorio – Ma non capisco per quale motivo io debba essere individuato come il responsabile di tutto, quando il funzionamento della Gesap prevedeva appunto che la firma finale sugli atti fosse dell’amministratore delegato», che all’epoca era Dario Colombo.

Scelta esclude, quindi, ogni responsabilità diretta su tutte le vicende contestate. Gli vengono contestati i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata e turbata libertà di scelta del contraente e corruzione. L’inchiesta, infatti, ha svelato l’esistenza di un’associazione a delinquere all’interno della società concessionaria che da anni gestisce l’aeroporto: l’organizzazione avrebbe garantito in modo sistematico l’attribuzione diretta e fiduciaria degli incarichi riguardanti la progettazione delle opere di ammodernamento e adeguamento dello scalo aeroportuale, senza rispettare le norme sugli appalti. Gli appalti per il restyling dell’aeroporto Falcone e Borsellino sarebbero stati affidati sempre alle stesse ditte e senza seguire le procedure dettate dalla legge.

«Abbiamo intenzione di produrre tutta una serie di documenti sulla scorta dei quali chiedere una revoca della misura, anche soltanto sotto il profilo della mancanza di esigenze cautelari – torna a dire il legale – visto che i fatti contestati sono tutti risalenti al 2012-13 e lui è stato licenziato a marzo 2015». Nessun pericolo di inquinamento e di reiterazione dei fatti, quindi, secondo l’avvocato Sanseverino. «Le prove documentali sono tutte acquisite agli atti, quindi riteniamo che alla luce di quello che a breve produrremo il giudice possa valutare la non sussistenza delle esigenze cautelari», cioè i domiciliari per i quali ha optato il gip Turturici, convinto che esista concretamente il pericolo di recidiva. Insieme all’ex dg sono finiti nel vortice dell’inchiesta anche Giuseppe Listro, responsabile unico del procedimento di affido di molti appalti, l’imprenditore Stefano Flammini, amministratore unico di F.G. Tecnopolo e il docente della facoltà di Ingegneria Giuseppe Giambanco.


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