Fondo Micciulla, dal boss Piraino a gestione degli scout «Intimiditi in tutti i modi, anche con le teste di capretto»

Il pool guidato dal giudice Giovanni Falcone lo aveva sequestrato nel 1980 e adesso, quello che era una bene simbolo della mafia, è diventato una risorsa per la collettività sociale. È la storia del Fondo Micciulla, l’immobile con i suoi due ettari di terreno oggi reso produttivo grazie all’impegno della Agesci che l’ha avuto in concessione nel 1997 e, dopo mille difficoltà, ne ha fatto la sua base scout denominata Volpe Astuta, aprendolo allo stesso tempo (dal giugno di due anni fa) all’intero quartiere di Altarello. «L’obiettivo spiega – Giuseppe Guttuso, incaricato Agesci Zona Conca D’oro – è rendere l’area sempre più fruibile alla collettività. Molti non ne conoscono l’esistenza o la storia. Ma questo fondo è un patrimonio di tutti».


L’Agesci Zona Conca D’Oro si occupa di Fondo Micciulla, un bene confiscato alla mafia. Può raccontarcene la storia?.

«Il fondo situato nel quartiere Altarello di Baida, per molti anni è stato di proprietà del boss Filippo Piraino, nipote di Salvatore Inzerillo. Piraino ne aveva fatto la propria residenza all’interno di un territorio favorevole ad alto tasso di criminalità. Questo bene il 17 giugno 1980 è stato oggetto del primo sequestro da parte dell’allora giudice istruttore del Tribunale di Palermo Giovanni Falcone. Successivamente è stato sottoposto a definitiva confisca. All’epoca non esisteva la legge Rognoni-La Torre, sull’applicazione di misure patrimoniali ai danni della mafia. Dopo la legge 109/96, che invece interveniva in tal senso, i Comuni hanno avuto la proprietà dei beni confiscati per destinarli all’uso sociale».

L’Agesci quando ha avuto in concessione il bene e qual è stato l’iter che ha dovuto seguire per il rilascio?

«Il 31 gennaio 1997 il Fondo Rustico e le costruzioni ivi esistenti vennero trasferite al patrimonio del Comune di Palermo per essere destinate a sede per comunità di ragazzi. La Agesci Zona Conca D’oro, rappresentata dall’allora responsabile, Anna di Marco, presentò un progetto di riqualificazione, per realizzare sia un fondo agricolo e una base scout internazionale nei locali di Villa Savagnone, opere destinate al riuso sociale da parte del quartiere (una biblioteca per ragazzi, un centro sociale, ecc). I lavori iniziarono con la prima concessione del 1999 e Fondo Micciulla è il primo bene confiscato ad essere stato riassegnato ad un’associazione dal Comune di Palermo».

Dove avete trovato le risorse economiche?

«Abbiamo iniziato con un piccolo contributo della Agesci Nazionale, poi con i contributi dei presenti in estate e dei gruppi che vi fanno attività durante tutto l’anno. Il finanziamento per la ristrutturazione della casa fa parte del PON Nazionale Sicurezza a cui abbiamo fatto capo col progetto di cui sopra, tutto questo senza pesare sulle casse dell’Amministrazione Comunale».

Avete mai subito atti vandalismo o intimidazioni da quando gestite il Fondo?

«Nei primi anni abbiamo subìto di tutto. Entravano nel fondo per impossessarsi dei pochi attrezzi che avevamo a disposizione. Spesso durante i campi scout venivano lanciate al nostro indirizzo pietre. A Pasquetta trovammo anche delle teste di capretto, segnale di intimidazione verso la nostra presenza ed il nostro operato. Ricordo ancora i turni notturni di tutti gli scout a presidio dell’immobile nel momento in cui gli operai che si stavano occupando della ristrutturazione, durata due anni, andavano via».

Che rapporto avete con le forze dell’ordine. Vi sentite protetti?.

«Adesso la situazione è tranquilla e ci sentiamo ben inseriti nel contesto sociale. Non ci sentiamo soli. Con noi le forze dell’ordine sono state sempre presenti ed efficienti».

Quali attività vengono svolte all’interno di Fondo Micciulla?.

«Sono diverse le attività svolte, dai campi estivi e invernali a convegni, incontri per la promozione della legalità. Poi moltissime sono le visite delle scuole di ogni ordine e grado per ammirare la Camera dello Scirocco, il Qanat Xibene, e le cave di calcarenite settecentesche, per lo stesso motivo numerose sono le visite di cittadini. Ogni venerdì dalle ore 15.30 alle 18.00 la struttura è aperta al pubblico. Negli ultimi anni abbiamo allacciato rapporti con le facoltà di Agraria e Architettura che portano i loro studenti a conoscere e scoprire gli agrumeti e i Qanat medievali e con il C.A.I ed i vigili del fuoco. Poi c’è l’impegno della testimonianza e della memoria, che viene vissuto come identità del sito e attraverso incontri con chi la mafia l’ha direttamente combattuta (magistrati, poliziotti, familiari delle vittime, associazione Libera ecc)».

Alla luce del risultato ottenuto, cosa migliorereste dell’attuale legge 109/96?.

«Ritengo che occorra snellire la procedura burocratica di assegnazione senza far venir meno l’attività di indagine sul possibile destinatario. E poi una maggiore attenzione per facilitare l’ accesso finanziamenti per lo startup e un canale diretto con le questure per garantire controllo e pubblica sicurezza».


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