A scuola di trasparenza con gli open data Progetti anche su ambiente, ricerca, diritti

C’è chi ha scoperto come ricavare energia dalle biomasse, chi ha verificato se venissero erogati o meno i buoni servizi per gli asili e chi si è interrogato sui benefici della dieta mediterranea o sulle infrastrutture presenti nella propria città. Sono alcuni dei progetti presentati da centinaia di studenti siciliani che hanno aderito all’iniziativa A scuola di Opencoesione in occasione dell’ Open data day, la festa dei dati aperti che ogni anno in tutto il mondo, viene organizzata il primo sabato di marzo. 

L’obiettivo è incoraggiare imprese, governi e società civile a utilizzarli e a migliorare la trasparenza della comunicazione. Tutti, comunque, hanno riscontrato le stesse criticità: difficoltà ad accedere ai dati istituzionali e amministrativi, scarsezza di informazioni, poca o nulla trasparenza. All’università di Palermo, a scienze Agrarie, l’associazione Euromed Carrefour Sicilia – Antenna Europe Direct, al suo terzo anno di adesione, ha organizzato incontri, consentendo a undici team di sei diversi istituti di partecipare al progetto.  Ricerca, denaro pubblico, ambiente, diritti umani sono le quattro aree chiave scelte quest’anno su cui gli studenti potevano articolare i loro progetti. 

«Impossibile accedere ai dati del Comune», dicono in coro gli studenti della IV A del Duca degli Abruzzi che con Occhio ai bimbi hanno curato la ricerca sui buoni servizio per accedere agli asili. «I posti disponibili a Palermo sono 898 e sono insufficienti, e non abbiamo potuto capire se i pagamenti sono stati erogati o no». Ogni mese i ragazzi stilano un report da inoltrare all’agenzia per la coesione territoriale e al Miur, in un monitoraggio civico costante che manca ancora, a livello istituzionale, in tante regioni del Mezzogiorno. All’incontro è intervenuta anche l’assessora comunale alla Scuola, Barbara Evola che ha citato altre stime: «Rispetto ai dati forniti dai ragazzi si sono accreditate altre cinque strutture private, consentendo l’accesso ad altri 46 bambini, ma occorre del tempo per verificare la presenza di tutti i requisiti nel caso di soggetti che non sono pubblici».

Un altro gruppo ha curato il progetto Bio 4 bio, come spiega Laura Alagna, della III A del Duca degli Abruzzi: «Abbiamo studiato come ricavare energia dalle biomasse e altri utilizzi possibili dagli scarti di potatura – spiega – abbiamo però scoperto che a fronte di una programmazione Pon relativa agli anni 2007-2013 i bandi sono stati pubblicati solo nel 2012 e molti pagamenti risultano riscossi solo al 50 per cento». I ragazzi, poi, hanno anche analizzato un progetto realizzato dal Dipartimento di Chimica dell’ateneo «l’Università ha creato un fotobioreattore per la coltura di micro alghe e fitoplancton – spiegano – e abbiamo scoperto che può essere una fonte di produzione alternativa di omega 3. Questo progetto adesso ci ha fatto guardare in altro modo il riutilizzo degli scarti di potatura, ma anche l’approccio alla ricerca». «Molti dati sono difformi o difficili da reperire – spiega Giuseppe Priola, coordinatore del gruppo che si è occupato della dieta mediterranea – abbiamo scoperto da un’indagine della Coldiretti che a sei anni dall’iscrizione nel patrimonio Unesco le esportazioni sono aumentate, ma mancano dati coerenti e specifici, ad esempio, sull’incidenza nella prevenzione di alcuni tumori».
Tra gli interventi registrati nel corso della mattina, quello dello scrittore Gino Pantaleone su come Scoraggiare il malaffare con gli Open Data, in anni in cui c’erano, piuttosto dei closed data. Il progetto, rivolto alle scuole superiori, nasce da un accordo con l’agenzia per la Coesione territoriale presso la presidenza del Consiglio dei ministri e il Miur, e beneficia di un protocollo d’intesa siglato con la rappresentanza in Italia della Commissione europea.


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