Con la Samp torna l’incubo dei minuti finali Continua il festival delle occasioni sprecate

L’abbonamento al festival delle occasioni sprecate non è scaduto. Il Palermo lo ha esibito anche ieri in occasione della gara contro la Sampdoria. Una squadra che, prendendo come parametro di riferimento i minuti finali delle partite, sta diventando un vero e proprio incubo per i rosanero. Il gol dell’1-1 realizzato al Barbera da Gastaldello al 91’ nella prima giornata della stagione 2014/15 può essere individuato come primo episodio di una miniserie proseguita in questo campionato: all’andata, a Marassi, era stato Bruno Fernandes a beffare all’ultimo secondo la formazione guidata allora da De Zerbi. Ieri, invece, il guastafeste è stato Quagliarella che al 90’ ha regalato un dispiacere ai padroni di casa trovando la rete del pari (destro ad incrociare su assist di Muriel) e riscattando una clamorosa palla gol sprecata a porta vuota durante il primo tempo. Quattro punti nella doppia sfida con i blucerchiati oltre al punto perso a Firenze e ai due sfumati nello scontro diretto contro il Pescara prima di Natale: sette punti persi dal Palermo a tempo scaduto. Punti preziosi che avrebbero cambiato in maniera radicale la storia di questo campionato e che avrebbero consentito ai rosa di lottare per la salvezza con armi diverse.

La componente «sfortuna» c’è e sta complicando i piani della squadra ma, sia chiaro, la sfortuna va di pari passo con altri termini come inesperienza e soprattutto ingenuità. Difetti evidenziati anche ieri in occasione del pari dal sapore di beffa subìto al tramonto della partita. Non è possibile prendere gol in contropiede quando sei in vantaggio in casa e oltretutto sugli sviluppi di un’azione alimentata da una palla persa. E il senso di amarezza lasciato dal risultato di parità è acuito dal fatto che gli uomini di Lopez non avevano davanti la vera Sampdoria. In campo c’era la copia sbiadita della compagine dinamica e brillante ammirata nelle ultime giornate e in grado di vincere contro Roma e Milan. Al netto del turnover applicato da Giampaolo (Muriel, ad esempio, è partito dalla panchina), la Samp ieri ha giocato senza intensità e non ha saputo imprimere un ritmo alto alla gara lasciandosi condizionare dalla situazione psicologica di un Palermo con l’acqua alla gola. Inconsciamente ha influito la differenza di motivazioni: gli stimoli dei liguri, che stazionano in una posizione di classifica tranquilla, non erano paragonabili a quelli dei padroni di casa, alla ricerca di un successo necessario per riaprire definitivamente il discorso salvezza anche in virtù della sconfitta rimediata dall’Empoli in casa della Juventus.

Il Palermo poteva portarsi a -5 dai toscani, Il gap, invece, è di sette punti. Un margine certamente ampio ma ancora recuperabile se la squadra smetterà di vanificare il buon lavoro svolto nel corso delle gare con delle sbavature (individuali e di reparto) assolutamente evitabili. L’epilogo del match stride con la prestazione offerta dai rosanero. Una delle migliori, tra le mura amiche, per volume di gioco e occasioni create. Diverse le note positive (da segnalare, ad esempio, un Balogh in crescita e con la mentalità giusta per interpretare le due fasi nel migliore dei modi), ma i segnali incoraggianti emersi nell’arco dei 90 minuti ancora una volta vanno contestualizzati nell’ambito di una giornata in cui prevalgono rammarico e delusione. Il messaggio lanciato dalla partita è molto chiaro: quando sei in vantaggio e hai le occasioni per chiudere il match (nella ripresa i rosanero hanno sfiorato più volte il 2-0) devi farlo. Se non dai il colpo di grazia all’avversario e tieni il risultato in bilico, puoi subire la beffa in qualsiasi momento. E il Palermo lo ha sperimentato sulla sua pelle per l’ennesima volta.


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