Dario Campagna fumettista alla corte di Novella2000 Dopo anni torna a Palermo: «Ha tanto da raccontare»

«Novella2000 è una delle ultime novità del mio percorso. Diciamo che per loro ho iniziato a scrivere pezzi per la versione online come collaboratore, ovviamente di gossip. Poi si è pensato di proporre anche dei disegni, perché tra le testate che si occupano di vip, rotture e altri pruriginosi intrighi da reality show non esiste niente del genere. La cosa mi attira moltissimo, sia perché c’è materiale a iosa, sia perché effettivamente il disegno permette sempre di essere più dissacranti e irriverenti. Quindi tra culi, tette e coppie in crisi, ora proveremo anche a unire satira e gossip: in fin dei conti, non sono due concetti poi così lontani, anzi»

Dario Campagna inizia a scrivere come giornalista classico nel periodo universitario «…scrivevo dei pezzi noiosissimi» racconta. Si interessa poi al mondo della satira, apre un blog dove inserisce anche pezzi in collaborazione con amici e conoscenti, fin quando al festival del giornalismo di Perugia nel 2010 incontra Vincino, mostro sacro della satira in Italia. Fu il punto di svolta, spiega Dario:  «Vincino mi portò con sè in redazione al Male, revival del settimanale degli anni 70-80, diretto da lui e Vauro. Il giornale era prettamente disegnato e io al massimo disegnavo stronzate sui diari dei miei compagni del liceo, quelle robe in cui disegni un professore e nel balloon gli fai dire un’idiozia che fa ridere tutti». «Iniziai praticamente portando i caffè – ripercorre –  continuai per un anno e mezzo a raccattare consigli e tecniche qua e là, quindi provai a buttare giù idee e bozze disegnate. I miei primi disegni erano veramente acerbi e super naif ma Vincino credette in me e cominciò a pubblicarmi vignette e anche storie lunghe. Quando poi il Male chiuse, continuai da freelance, impegnandomi giorno dopo giorno e arrivando a prendermi anche belle soddisfazioni e racimolando ottime collaborazioni, in fin dei conti in poco tempo».

Ciò che conta di più, oltre al segno grafico, è l’idea di fondo anche in una semplice vignetta. Sempre più spesso d’altronde si vedono in giro fumettini non certo mostruosi dal punto di vista tecnico ma con qualcosa da dire o che funziona. La ricerca dei contenuti e l’attenzione a ciò che succede in giro ogni giorno è una delle fasi principali del lavoro di un disegnatore satirico. «Penso ci sia tantissima carne al fuoco – prosegue Dario – Il segreto sono proprio le idee di cui parlavo prima. Ci sono tantissime persone brave in giro, ma chi riesce a sfondare? Chi ha un’idea che, fa schifo così a dirsi, rispecchia più i gusti del mercato, e in maniera peraltro più originale e personale possibile. Bisogna accostarsi ai problemi quotidiani delle persone. La politica, le cose più “lontane”, non attecchiscono più granché. Innanzitutto perché tra battutari sul web e vignettisti, tra banalità totali e robe sull’ultima dichiarazione inutile di Mattarella, si trovano le stesse cose in quantità industriali. Un po’ si perdono nel marasma, non approfondiscono nulla, non danno fastidio a nessuno. Pochi sono quelli che danno quel qualcosa in più a riguardo. A me piace la politica, la seguo, ma non la disegno quasi più. Preferisco appunto parlare più di me, più di ciò che vedo intorno, per strada, tra i discorsi delle persone. Cerco di insinuarmi nelle idiozie delle persone, nelle superficialità, nelle cose che mi creano intolleranze varie. Spesso funziona, ed è il mio modo di raccontarmi e raccontare. Per il resto, la situazione è quella: mercato editoriale in crisi o che ci marcia sulla crisi tra difficoltà varie. Non è la strada più semplice insomma, ma chi se ne frega».

Mentre scrive e disegna per la nota, storica potremmo dire, rivista di gossip Novella 2000, Dario Campagna si trova di nuovo a Palermo, la sua città. Nel momento in cui per lo più si va via in cerca di qualcosa in più, lui sceglie di ritornare. «Ho deciso di tornare a Palermo quest’ultima estate dopo dieci anni fuori tra Marche e Roma – conclude – quindi non è che mi sia ancora completamente abituato o ri-ambientato. Non è neanche una decisione così definitiva, essendo questo il mio lavoro ed essendo più o meno libero, al momento, da vincoli contrattuali, mi sento abbastanza cane sciolto e libero di andare, volendo, verso mete più stimolanti qualora non mi sentissi più soddisfatto».

Forse questo è uno dei pochi punti a favore «del precariato globale, non mettere radici, cambiare, cercare di migliorarsi sempre in nuovi ambienti. Poi se si sta bene, resti. In questo periodo della mia vita avevo sicuramente bisogno di un ambiente più raccolto di Roma e sentire un po’ più aria di casa. Comunque Palermo negli ultimi anni è cresciuta tantissimo: si respira un po’ più di fervore, le persone, almeno in ambito artistico e culturale, sembrano più operose e forse siamo in presenza di una sorta di riscatto cittadino. La strada è sicuramente lunga, i soldi in giro sembrano sempre pochi o addirittura assenti e le teste spesso sono quelle che sono, niente di nuovo. Eppure, ci si prova. E comunque, questo è un posto che ha tantissimo da raccontare, e in realtà io devo ancora cominciare a farlo. Forse proprio perché sento di dovermi ancora reinserire a pieno».


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