Ferrandelli prepara la sfida elettorale e attacca Orlando «Investitori non hanno fiducia in questa amministrazione»

Una candidatura senza appartenenze, nemmeno al Pd, e non ‘si impiccherà’ se altre formazioni politiche decideranno di negargli l’appoggio, perchè il suo punto di partenza sono le persone e non i partiti. Sono alcuni punti del pensiero di Fabrizio Ferrandelli, che ormai da mesi ha annunciato la propria decisione di candidarsi alle amministrative per diventare sindaco di Palermo. Una gara che, probabilmente, lo vedrà di nuovo contrapposto a Leoluca Orlando, del quale Ferrandelli una volta era il delfino predestinato, salvo poi mettere in atto una separazione che non ha lesinato polemiche tra i due. 

Cos’è cambiato da quelle elezioni? «Qualche assessore», è la risposta lapidaria del leader dei Coraggiosi, riferendosi ai cambi nella giunta comunale. E spiega che, nel suo lavoro per prepararsi a guidare la città, ha viaggiato molto, anche in Inghilterra e negli Stati Uniti, per attrarre investitori, perché, dice, «In questo momento non vengono a investire, non c’è fiducia. Io sto cercando di creare una rete di interesse e di rapporti spendibili anche sul nostro territorio. Dobbiamo portare qui investimenti. Palermo è una città che, se diventerò sindaco, mi consegnerà un bilancio che servirà per pagare le spese correnti: stipendi e bollette, ma è necessario un vero bilancio economico, e questo lo si può realizzare soltanto attraendo investimenti. Il mio obiettivo è fare venire il mondo a Palermo e far arrivare Palermo nel mondo. Ho incontrato tanti soggetti seri e disponibili a investire a patto che ci sia un’amministrazione di cui si fidino. In questo momento non c’è».

Una ricerca che, per il momento, a sentire Ferrandelli, non coinvolge il Partito democratico, o quanto meno non si tratta di un interlocutore privilegiato: «Il tema del Pd non me lo pongo più, soprattutto da quando mi sono dimesso dall’Ars. La mia è una candidatura libera da targhe, che si pone come politica e non civica. Credo che la politica vera sia la ricerca delle soluzioni ai problemi. Sicuramente occorrerà interloquire con tutte le forze politiche, ma di certo la mia non è una candidatura di appartenenza. Ho deciso di percorrere un sentiero comune a uomini che hanno votato Centrosinistra, Centrodestra o Movimento 5 Stelle che vogliano andare nella stessa direzione».

Ferrandelli spiega di avere avuto contatti con altre formazioni politiche, «costantemente», anche con quelle più attente all’elettorato moderato, ma a tutti ha ribadito quello che definisce il suo mantra: «Costruire il programma elettorale dal basso. Si obbedirà al progetto che ci indicheranno i palermitani. Dopodiché, chiunque sarà in grado di rinunciare alla propria appartenenza e di mettersi in gioco per sostenere il programma per me sarà un buon compagno di viaggio». Anche Gianfranco Miccichè, che aveva lanciato messaggi sibillini? «Una provocazione – dice Ferrandelli -. Ma, ripeto, ho un programma elettorale e se lui vuole rinunciare alla sua appartenenza per abbracciarlo…». Altri possibili compagni di viaggio? «Attualmente mi sto concentrando molto poco su questo punto e molto di più sul contatto diretto con i cittadini. Chiaramente ascolto le tesi degli altri e spiego la mia visione, ma diciamo che non mi impicco se non ci sono riscontri. Il mio punto di partenza non sono i partiti ma le persone».

Più presenza sul territorio che corteggiamento ai partiti, insomma. Per mettere in pratica questo intento, Ferrandelli ha lanciato Palermocrazia: «Stiamo ricevendo giorno dopo giorno richiesta di apertura di nuovi nodi (punti territoriali ndr), ne abbiamo già inaugurati 15 su 28 previsti in partenza, ma al momento siamo già arrivati a 36. Abbiamo una presenza capillare sul territorio. stiamo organizzando tanti dibattiti, realizzando attività. Lunedì al nodo Spazio cultura abbiamo organizzato un’iniziativa sul contrasto alla violenza sulle donne alla quale ha partecipato anche Lidia Vivoli, una ragazza che ha ricevuto quindici coltellate ma che per fortuna è sopravvissuta e sta portando avanti un grande lavoro di testimonianza. In queste settimane abbiamo raggiunto circa 3.500 palermitani. Non è vero che Palermo è rassegnata, c’è una città che ha bisogno di punti di riferimento chiari».

Un ritorno a calpestare il territorio dopo l’esperienza deludente all’Assemblea Regionale Siciliana, dalla quale Ferrandelli si è dimesso in polemica con la maggioranza della quale faceva parte. Allora aveva già deciso di candidarsi alla carica di sindaco? No, secondo quanto afferma: «Non c’è un legame tra dimissioni e candidatura. Mi sono dimesso per dignità personale e per responsabilità politica. Credo molto nella politica, soprattutto perché non lo faccio per professione, ma per vocazione. Lavoro, ogni giorno vado in banca e poi dedico altre dieci ore al territorio. Per me la politica deve essere veramente nobile. Provengo dal volontariato. Quando ho capito che non potevo più adempiere agli impegni che erano stati presi, ho deciso di essere un politico con la P maiuscola e dire alla persone che se c’è una distanza tra la strada e il Palazzo è in strada che sto e che organizzo la rete di cittadini».


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