Gambiano ferito, l’amico: «Fa il mediatore, ama studiare» Ma sui social è polemica, Vozza: «Niente di cui scusarmi»

«Ieri hanno sparato a un mio amico». Inizia così il post su Facebook di Sergio Patrona Baviera, non riesce ad accettare che, Yusupha Susso, stia lottando tra la vita e la morte dopo un’aggressione in un quartiere di Palermo, che lo stesso capo della mobile Rodolfo Ruperti ha detto essere «scattata senza nessun motivo». «Stava passeggiando in questa maledetta città – riporta il post – e ha litigato con dei ragazzi per una stupidaggine. Era con altri due amici, gli animi si sono riscaldati. E uno dei ragazzi sconosciuti ha estratto una pistola e ha sparato. Lui adesso è in ospedale». In meno di 24 ore è stato fermato il presunto responsabile, un 28enne palermitano. 

Inizialmente si pensava ad una rissa tra gruppi di migranti, cosa che ha scatenato un’accesa polemica sui social. «È molto grave che certa stampa abbia immediatamente riportato il fatto come una rissa tra extracomunitari senza cercare gli opportuni riscontri, dando occasione di fomentare l’odio razzista in tanti commenti online che hanno strumentalizzato la falsa notizia», dicono dal Forum Antirazzista palermitano, di cui fanno parte diverse realtà associative che operano sul territorio. A fomentare la polemica sui social, un post sul blog di Francesco Vozza, il referente cittadino di Noi con Salvini, che ha riportato la notizia pubblicata sui quotidiani online e agenzie. «Ho assunto sin da subito – dice Vozza a MeridioNews – una posizione chiara: nel centro storico è il caos più totale, non c’è controllo, anzi, non c’è proprio lo Stato». Insomma, il problema, secondo l’esponente salviniano, sarebbe legato al tema della sicurezza. 

Ma ai tanti che sui social gli chiedono di scusarsi col giovane, vittima di un colpo esploso da un palermitano, Vozza replica di non avere «nulla per cui chiedere scusa. Io mi sono limitato a citare fonti giornalistiche, nessuno di noi sapeva chi avesse sparato. Sono stato accusato di avere strumentalizzato la cosa, invece ho riportato soltanto un fatto di cronaca. In questo caso non credo si tratti di un problema di nazionalità, ma di sicurezza, perché non è pensabile che in una città come Palermo si spari il sabato pomeriggio, in pieno centro, davanti a decine di persone». Nessun passo indietro, insomma, anzi Vozza rilancia: «Nel nostro centro storico c’è un problema di sicurezza, che si sta aggravando con questa massiccia presenza di migranti. Io non dico che la colpa sia degli immigrati. Ma mi spaventa questa assenza di controllo».

Adesso però per Baviera, la rabbia per l’accaduto ha lasciato il posto alla preoccupazione per la sorte del suo amico. C’è ancora però la voglia di tenere viva la speranza e di restituire attraverso il social network chi è veramente Susso: «È una persona eccezionale. Voi direte che sono di parte. E forse è vero. È nato in Gambia nel 1995 ed è arrivato in Italia con enorme coraggio dopo aver attraversato l’Africa del nord e avere lavorato per un po’ di tempo anche in Libia. Nella sua vita è già stato muratore, minatore, cuoco, falegname. E cantante. Sì, è un grandissimo cantante». A Palermo, racconta ancora Baviera «dopo la terza media ha scelto l’Istituto alberghiero. Quando viveva in Gambia e poi in Mali era già in possesso di una cultura eccezionale, di quelle che non si imparano a scuola».

«Il mio amico è un jali», scrive Baviera, «un cantante nomade». La sua famiglia girava per l’Africa occidentale suonando la kora (strumento musicale ndre cantando. Conosce tutti i canti tradizionali della lingua mandinka e della lingua bambara. Quando i due si sono conosciuti il giovane gambiano gli ha detto di essere felice di trovarsi in Italia. «Perché qui ha potuto finalmente studiare. Nonostante lavori già con il tribunale come mediatore per le lingue che parla, che sono già cinque, lui vuole studiare. Tutte le volte che siamo insieme lo facciamo. E lui è instancabile ma mi perdona quando sono stanco e mi dice che la prossima volta studieremo un’altra cosa. Non la matematica perché lo sa che non sono bravo». 

I momenti di studio sono alternati però anche da dei momenti di svago tra i due. Quando con la mente il giovane Susso, ritornava alla sua terra, che ha lasciato per venire a vivere qui. «Quando sono troppo stanco parliamo dell’Africa, dice che mi porterà in Gambia oppure parliamo di musica e mi parla di Toumani Diabate, che forse è suo parente o forse no. Qua a Palermo non molti hanno la kora. Ma la settimana scorsa avevo conosciuto un ragazzo che la suona ed eravamo rimasti d’accordo, sarebbe venuto con un percussionista e avrebbero fatto una jam. Anzi la faranno». 

Alla fine il post di Baviera si conclude con una frase che è un insieme delle mille sensazioni che probabilmente sta attraversando il suo animo: «E quindi, sono qui che scrivo e il mio amico è in coma. Gli hanno sparato alla testa. Sono in comunità e tutte le volte che suona il citofono spero di sentire cantare. Perché lui canta anche al citofono. E io gli apro la porta, poi studiamo e parliamo. Ed è bello stare in Italia perché qui si studia e non si spara».


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