Molestie, assolto ex direttore delle Entrate I giudici spiegano: «Segno di immaturità»

«Una ragazzata compiuta da un fanciullo con la manomorta». A rendere ironico il commento di Eretica, palermitana, tra le blogger più note sul tema del confronto tra i sessi, non è solo l’età di Domenico Lipari, 65 anni, ex direttore dell’Agenzia delle entrate Palermo 1, assolto a novembre dal tribunale di Palermo dall’accusa di molestia sessuale nei confronti di due impiegate. Perché, come spiegano adesso le motivazioni depositate dai giudici, avrebbe dimostrato «segni di immaturità». «Immaturo, scherzoso, non eccitato sono definizioni che attestano il fatto che si sia parlato solo di lui», continua Eretica. Scompaiono così dalla decisione le due donne che hanno denunciato il capo per averle palpeggiate.

Come riporta l’agenzia di stampa Agi, le occasioni sarebbero state tre. Una pacca sul sedere, nel caso di una denunciante. Un dito sulla camicetta, all’altezza del seno, e uno sfioramento dell’area genitale per la collega. Questi gesti, per i giudici, sarebbero stati uno scherzo. E, in quanto tali, non avrebbero provocato in Lipari nessun appagamento sessuale. Un gesto «inopportuno e prevaricatore», scrivono i togati nelle motivazioni dell’assoluzione dell’ex dirigente, ma che resta un segno di «immaturità» e non un reato.

«Non è di certo una sentenza che deve decidere qual è il grado di molestia su una donna – commenta a MeridioNews Eretica, blogger per la testata Il Fatto Quotidiano e nel suo spazio online Abbatto i muri -. Il fatto che lui non ne abbia tratto piacere o che ci fosse un contesto scherzoso non vuol dire assolutamente nulla». Così come ininfluente sarebbe il grado di maturità del capo. «Non solo il giudice ha deciso quando e come una donna deve sentirsi violata, ma ha anche rinviato l’accusato, metaforicamente parlando, a essere giudicato come un minore».

Un precedente che potrebbe influire in negativo sulla decisione delle lavoratrici molestate di denunciare. «Saranno felici le donne sapendo quanto sia stata banalizzata la loro accusa – conclude Eretica – Ma a loro dobbiamo dire che il riconoscimento di quello che hanno vissuto non arriva da un giudice». La procura di Palermo e i legali delle due impiegate, intanto, dovranno decidere se presentare appello contro la decisione di primo grado.


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