Gruppi di auto-aiuto per mangiatori compulsivi Le storie di tre palermitani: «Basta isolamento»

«Vomitavo e mi ingozzavo. Mi ingozzavo e vomitavo. Ero terrorizzato dalla possibilità di ingrassare». Non importa se si è tristi o arrabbiati, se si è vittima di un’ingiustizia o di un banale contrattempo. La risposta al disagio che si prova è sempre la stessa: il cibo. Un’ossessione che non dà tregua, abusi compensati da digiuni estenuanti o attività fisica debilitante. Un incubo che affligge migliaia di persone e che colpisce indifferentemente giovani e anziani, donne e uomini. Una dipendenza a quella dall’alcool, ma di cui si parla meno. E proprio sull’esempio di Alcolisti anonimi – gruppi di aiuto nati negli Stati Uniti per combattere la dipendenza da questa sostanza – è nata l’associazione Overeaters Anonymous (Oa), con sede anche a Palermo.

Ogni anno i gruppi Oa sparsi in tutto il mondo accolgono in maniera gratuita migliaia di mangiatori compulsivi. E proprio a Palermo esistono due gruppi: Oasi, in via Gioacchino di Marzo 25 e Agapé, parrocchia Santa Lucia, via Albanese 2. «Non importa se sei bulimico o anoressico o semplicemente obeso – racconta Francesco, da 15 anni in associazione – sono tutte facce della stessa medaglia. A unirci è il desiderio di smettere di mangiare in maniera compulsiva. Ma per fare questo non forniamo un sostegno di tipo medico, non diamo diete o indicazioni sui comportamenti da seguire: solo il nostro esempio. Mostriamo ad altre persone che ancora soffrono una speranza». Il risultato più evidente di questa ossessione è l’obesità o l’eccessiva magrezza, ma il disturbo dell’alimentazione provoca seri danni alla qualità della vita del mangiatore compulsivo, compromettendo lavoro e rapporti sociali. 

Un meccanismo che spesso spinge all’isolamento e, quindi, a rifugiarsi ancora di più nel cibo. «Ho letto di Oa per caso, sul trafiletto di un giornale nel 1997 – racconta Osvaldo – ho capito che poteva fare al caso mio e, dopo un po’ di resistenza, sono andato a vedere che cosa aveva da offrire. Ho trovato accoglienza, comprensione, amicizia e sono rimasto». Osvaldo soffriva di bulimia, grandi abbuffate che si alternavano al vomito ma anche l’ossessione per il peso e l’estetica, una delle caratteristiche della malattia. «In passato ho sofferto di obesità – prosegue – e di anoressia. Sono dimagrito tantissimo e il cibo mi terrorizzava a causa del terrore di prendere peso». Adesso, dopo 15 anni, non gli succede più.

Un’altra storia molto diversa, ma accomunata dallo stesso malessere, è quella di Francesca: «Esattamente 21 anni fa, durante una festa, una persona mi ha parlato dell’associazione. Sono andata a una riunione per curiosità e ho trovato comprensione e sostegno. Col tempo ho capito che il problema riguarda la compulsione alimentare che ti porta a mangiare grandi quantità di cibo anche quando non lo desideri». Dal racconto di Francesca, perdere e riprendere peso figurano come una costante. Almeno fino a quando non è entrata nel gruppo. «Un giorno alla volta ho fermato le abbuffate. Il sostegno e la condivisione che si trova fra persone con la stessa dipendenza rinfranca da anni di solitudine. Il programma degli alcolisti è un valido sostegno per comprendere se stessi e offre allo stesso tempo una speranza concreta per tutti coloro che desiderano aiuto con il cibo in eccesso».


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