Un ambulatorio gratuito a Borgo Vecchio L’iniziativa del centro sociale Anomalia

Un ambulatorio medico totalmente gratuito e aperto agli abitanti di Borgo Vecchio. L’idea, partita dai giovani del centro sociale Anomalia, che da tre anni vivono il territorio del borgo organizzando attività di quartiere, per estendere a tutti un servizio fondamentale in un momento e in un territorio in cui la crisi economica ha spinto molte famiglie a rinunciare anche all’assistenza medica

«Dobbiamo ancora svolgere le ultime riunioni preparatorie – racconta Giorgio Martinico, che si occupa del progetto per Anomalia – ma entro il 30 gennaio organizzeremo la prima iniziativa pubblica con cui presenteremo a tutto il quartiere il progetto. Avevamo già percepito durante le nostre attività all’interno del quartiere, tra cui il doposcuola per i ragazzi, questa necessità. La gente, soprattutto in ambito specialistico, ha praticamente smesso di curarsi, per via anche dell’aumento dei costi, soprattutto in ambito specialistico, a causa della crisi».

L’ambulatorio avrà sede nei locali del centro sociale, dove opereranno medici volontari, diversi dei quali provenienti da parti del sindacato dei camici bianchi e da altre associazioni. «Ci stiamo organizzando – prosegue Martinico – con questo gruppo di medici per un esperimento che un po’ richiama l’esperienza di Emergency, solo con un carattere un po’ meno volontarista e più politico, sicuramente legato al quartiere. Con questa iniziativa, infatti, abbiamo voluto sì dare una risposta sociale, ma soprattutto aprire una sorta di vertenza sul diritto alla salute in questo Paese e nella nostra città». 

Non è casuale neanche la scelta del quartiere. «Borgo Vecchio, come tanti altri, è un quartiere i cui abitanti sono stati fortemente colpiti dall’attuale situazione economica – conclude il militante di Anomalia – tuttavia, è anche un quartiere che, a differenza di altri, continua a mantenere salda una certa identità, con un grande spirito di organizzazione. Non vorremmo ricadere nell’errore di apparire in qualche modo sussidiari alle mancanze dello Stato. Non possiamo abituarci a pensare che mentre lo Stato disinveste debbano arrivare i volontari a metterci una pezza per garantire il diritto alla salute».


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