Revocati i domiciliari al chirurgo Matteo Tutino «Aspetto il momento di poter ritornare a lavorare»

E’ felice Matteo Tutino, il primario dell’unità Operativa di chirurgia plastica di Villa Sofia, arrestato lo scorso giugno nell’ambito di una inchiesta su Villa Sofia avviata nel 2013 coordinata dal procuratore aggiunto, Leonardo Agueci, e diretta dal sostituto procuratore, Luca Battinieri. Il gip di Palermo Ettorina Contino ha disposto la revoca della misura cautelare dei domiciliari, concedendo l’obbligo di dimora. L’accusa per Tutino è di truffa, peculato, abuso d’ufficio e falso. Pochi giorni dopo l’arresto il professore era rimasto coinvolto anche nella bufera scatenata dall’articolo dell’Espresso dello scorso 16 luglio, in cui i giornalisti Piero Messina e Maurizio Zoppi, hanno pubblicato la notizia dell’esistenza di una intercettazione telefonica tra Tutino e il presidente della Regione Rosario Crocetta, in cui il medico avrebbe detto al Governatore «Lucia Borsellino va fatta fuori come suo padre».

«Aspetto con felicità il momento di poter ritornare a lavorare – dice a MeridioNews Tutino – i miei avvocati gestiranno adesso i miei aspetti lavorativi. Io ho totale fiducia nella giustizia e ad essa mi abbandono». Non dice altro il professore che ha passato gli ultimi sei mesi agli arresti domiciliari e per cui la stessa procura di Palermo adesso ha disposto la revoca del provvedimento.

«Alcune cose intendo intanto chiarirle  – dice a MeridioNews l’avvocato Maria Romana De Vita che assiste il dottor Tutino insieme all’avvocato Salvino Mondello – , la Cassazione accettando parte del ricorso, ha permesso già nei giorni scorsi al mio assistito di ricevere persone e potere comunicare con l’esterno, è stato infatti modificato il reato per la falsa dichiarazione in reato minore». Quello di cui era accusato era falso in certificazione e non ideologico, e chi lo giudicherà, secondo il legale,  dovrà tenere conto della valutazione della Cassazione. 

«E’ certamente una cosa positiva il fatto che  l’istanza l’abbia fatta la Procura stessa – continua l’avvocato -. Se ci aspettiamo che la Procura chieda l’archiviazione? Ne sarei felice ma sono scettica, e comunque mi sembrerebbe una grave contraddizione. Da domani – aggiunge il legale – Tutino ha l’obbligo di presentarsi davanti al datore di lavoro (Villa Sofia, ndr). Già il 29 settembre erano scaduti i termini per la misura relativamente al reato di  truffa, era in piedi solo sulla contestazione dei falsi, ovvero le cartelle cliniche, che non sono state redatte dal dottore Tutino che in quel periodo peraltro non era primario». Poi va fatta una precisazione sul peculato: l’accusa è di peculato d’uso, cioè Tutino è accusato di avere consumato energia elettrica per avere fatto interventi o parte di essi di natura estetica, «l’energia elettrica non è un bene che puoi restituire – continua il legale – , si consuma all’istante, dunque non rientra nell’ambito del peculato d’uso». Adesso saranno chiariti i fatti contestati «Tutino ha lavorato in un clima di grave conflittualità, eccessiva, che non ha giovato a nessuno  – conclude -. Attendiamo ora l’avviso di conclusioni indagini che non abbiamo ancora ricevuto»

Tutino ha più volte dichiarato di essere vittima di un complotto, il cui mandante, scriveranno alcuni giornali nel giugno 2014, sarebbe un parente di un alto dirigente nazionale dei Nas. Ha denunciato colleghi e illeciti nella gestione delle Sdo, gonfiate per aumentare la redditività dell’ospedale, e altre anomalie, ha denunciato pressioni dei Nas che saranno oggetto dell’esposto presentato alla procura nell’aprile del 2014. Denunce finite con: l’archiviazione, lo scorso aprile, per Dario Sajeva, direttore Unità operativa semplice Chirurgia maxillo-facciale di Villa Sofia, il rientro, lo scorso agosto, nell’unità operativa dei medici Daniela Bagnasco, Giuseppe Lo Baido, Francesco Mazzola e – di contro – con l’arresto dello stesso Tutino e lo scorso 30 luglio, con la sospensione per un anno dell’ex commissario Sampieri e l’interdizione anche per gli altri due indagati, Maria Concetta Martorana e Damiano Mazzarese. (Attualmente è in corso un altro processo a carico di Sajeva e Mazzola che insieme a ell’anestesista Daniele Burrascano e  Salvatore D’Arpa del Policlinico Giaccone, sono accusati di peculato e fatture false, ndr)

In ultimo il legale risponde sulla questione relativa all’articolo dell’Espresso per cui si è svolto l’incidente probatorio. «Tutino non ha mai detto le frasi riportate dal quotidiano e a conferma c’è il fatto che è stata depositata la perizia disposta in sede di incidente probatorio che afferma che nelle intercettazioni ascoltate tra i due, (Tutino e Crocetta, ndr) la frase non esiste. Non c’è altro mezzo di natura istruttoria che possa essere disposto»

L’esistenza dell’intercettazione è sempre stata smentita dalla procura di Palermo. Proprio per questo Fabio Bognanni, legale in un primo momento di entrambi i giornalisti (adesso Zoppi è difeso dall’avvocato Nino Caleca, ndr), lo scorso 18 agosto aveva chiesto l’incidente probatorio, nel tentativo di avere tutte le intercettazioni, telefoniche e ambientali, incluse quelle ritenute inutilizzabili e non trascritte. I Pm Agueci e Battinieri avevano chiesto la revoca dell’ammissione dell’incidente probatorio che venne però respinta. 

Come emerso nei giorni scorsi, a seguito dell’esame su quanto fornito dalla Procura, non è stata trovata alcuna intercettazione. Sull’esistenza di questa conversazione e soprattutto sulla sua presunta diffusione ai giornalisti, gli investigatori hanno ascoltato anche il capitano dei Nas Mansueto Cosentino (comandante del nucleo della Sicilia occidentale fino al 3 maggio 2014 quando è stato trasferito a Desio, ndr), indicato dai cronisti Piero Messina e  Zoppi, come colui che avrebbe fornito la registrazione. I giornalisti dell’Espresso sono indagati per calunnia e diffusione di notizia falsa. Per entrambi la Procura ha chiesto il giudizio immediato. 

Una svolta dunque la decisione del gip,  in una faccenda che ha tenuto banco per tutta l’estate, trattandosi di un’indagine, quella della procura, ben più ampia e che coinvolge altri personaggi, alcuni dei quali già ascoltati dai pm.


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