Sciogliere il Coinres perché inquinato irrimediabilmente da infiltrazioni mafiose. Inutile perdere altro tempo per il sindaco di Bagheria Patrizio Cinque che ascoltato ieri in commissione Antimafia all’Ars, durante l’audizione ha sparato a zero contro il consorzio che gestisce la raccolta dei rifiuti 21 Comuni della provincia di Palermo, invocando perfino l’intervento del prefetto affinché adotti le misure necessarie per lo scioglimento del consorzio. Durante l’incontro Cinque che ha ufficializzato ieri la sua decisione ai commissari, ha ricostruito le cause che, a suo avviso, hanno portato alla creazione di un Consorzio che dalla sua origine non era in grado di garantire la raccolta dei rifiuti. «Sono convinto – ha detto Cinque – che le battaglie di legalità si facciano con atti e prassi amministrative e non con frasi ad effetto nel corso delle commemorazioni, perché gli uomini e le donne che commemoriamo hanno agito e non si sono limitati a parlare».

Secondo il sindaco grillino, le disfunzioni del Coinres erano già note da tempo, fin dal 2008 al sindaco protempore Biagio Sciortino e al Presidente del Consiglio Daniele Vella, del Partito Democratico. A testimoniarlo, una nota inviata al Comune di Bagheria in cui venivano sottolineate le deficienze della gestione dei rifiuti del consorzio a causa del personale non qualificato e dei mezzi fatiscenti, con il Coinres che continuava ad operare assunzioni pur in assenza di risorse economiche. Un paio di anni dopo è tornata sulla vicenda anche la commissione parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti: nell’ottobre del 2010 la commissione sottolineava che «gli Ato della provincia di Palermo, ma in realtà il discorso può essere esteso a tutto il territorio siciliano, si sono trasformati in strutture estremamente burocratiche, gestite senza alcun criterio di efficienza, ed utilizzate viceversa quasi esclusivamente per creare posti di lavoro (in realtà privi di qualsiasi utilità e fonte esclusivamente di costi), per gestire le assunzioni e, più in generale, per creare clientele. Sono stati registrati diversi casi di assunzioni di persone legate alla criminalità organizzata».

Tra le carte della Commissione parlamentare di inchiesta, inoltre, sono rintracciabili le dichiarazioni del sostituto procuratore che nel 2010 si occupò del processo sulle illecite assunzioni nel consorzio (che racconta di assunzioni senza evidenza pubblica) e quelle del prefetto e del questore dell’epoca che sono spie di possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nel consorzio. Secondo Cinque, tuttavia, questo è rimasto lettera morta fino a oggi: nessun provvedimento è stato mai messo in essere né dagli organi che hanno gestito il Coinres, né dalla classe politica.

«Noi – ha sottolineato – non abbiamo scelto di nascondere la testa sotto la sabbia. Abbiamo scelto di fuoriuscire dal Coinres pur essendo ossequiosi della norma che prevede la salvaguardia dei livelli occupazionali. Nel 2010 una relazione della Commissione Antimafia fece emergere che tra le persone assunte nel consorzio vi fossero soggetti affiliati a Cosa nostra o in qualche modo legati ad essa. Per queste persone non sono neppure stati attivati i processi di licenziamento e in qualche modo hanno influenzato il regolare svolgimento del servizio. Tutto questo a fronte dell’impassibilità della politica che si è soltanto limitata a fare qualche plauso alle forze dell’ordine in occasione delle operazioni che hanno mandato in carcere alcuni di questi personaggi. Anche per questo motivo – ha aggiunto – sto chiedendo alla Procura di avviare le indagini sulle responsabilità gestionali e politiche di chi ha amministrato e ha consentito tutto questo».

«La convocazione in Commissione – ha affermato il deputato M5S Salvatore Siragusa – non era altro che una operazione politico-mediatica miseramente fallita, che mirava a mettere in discussione l’operato del nostro sindaco riguardo alla gestione dei rifiuti. La verità è che Bagheria pulita, in tutti i sensi, dà fastidio a qualcuno. La città, da quando c’è l’amministrazione M5S, non ha più le strade piene di rifuti e le gente se n’è accorta. Un po’ meno la stampa, che fino a qualche tempo fa non perdeva occasione per realizzare reportage tra cassonetti stracolmi e sacchetti accatastati ogni dove» ha concluso.