Viale del Fante, 300mila euro per un muro perimetrale Comitati civici: «Presentato un esposto in procura»

Una cifra esorbitante sulla quale non si riesce a fare chiarezza. Si tratta di circa 300 mila euro, 286.811,69 per l’esattezza, che il Comune di Palermo ha stanziato per riparare e ripristinare il muro perimetrale di viale del Fante, quello che recinta il campo rom. Nel tabellone di inizio lavori, che campeggiava lo scorso anno, c’era scritto che la durata doveva essere di circa un anno e l’alta sorveglianza era affidata ai Beni culturali, trattandosi di un bene di interesse storico artistico e culturale.

A lasciare assai perplesso Giovanni Moncada, un cittadino che percorre quotidianamente la strada, era stata proprio la cifra. «Qualcosa non tornava – racconta a MeridioNews – e tramite i consiglieri della VI Circoscrizione, il 25 giugno scorso, è stata presentata da parte del consiglio di circoscrizione, su impulso dell’associazione Comitati civici di Palermo di cui faccio parte, un’interrogazione con risposta scritta al settore Opere pubbliche e manutenzioni del comune di Palermo. Il 10 luglio scorso l’ingegnere Bellomo del settore Opere pubbliche ha inoltrato la nostra richiesta al settore Città storica. Non ci è mai arrivata una risposta in merito. Non ci siamo persi d’animo – continua Moncada – e abbiamo inoltrato il 24 settembre scorso ennesima richiesta di spiegazioni, indirizzata questa volta al sindaco di Palermo Leoluca Orlando e al vicesindaco, nonché assessore alle Opere pubbliche, Emilio Arcuri. In risposta, anche questa volta, solo silenzio».

I cittadini volevano conoscere i dettagli della spesa, apparsa a prima vista troppo onerosa. Nelle varie istanze hanno chiesto anche di sapere se i lavori fossero stati completati, considerato lo stato in cui versa ancora il muro (le foto risalgono a giugno, ma la situazione è ad oggi la stessa). Sono passati 90 giorni dalla presentazione delle richieste e così tre giorni fa hanno presentato un esposto alla Procura di Palermo, chiedendo le spiegazioni non fornite da chi di dovere. «Confidiamo in una sollecita risposta che possa rassicurare i cittadini contribuenti circa il buon uso dei loro soldi – aggiunge Moncada -. Passo per quella strada ogni giorno e ho seguito i lavori. Vedevo che andavano avanti a correnti alternate. Hanno iniziato a mettere delle pietre di tufo, cercando di ripristinare l’antico muro perimetrale dei tempi dei Borboni. Hanno tappato alcuni buchi e poi ripristinato le parti di muro che erano crollate, in totale circa 45 metri, poi si sono stoppati. La fine dei lavori era per maggio 2015 ma i lavori non erano ultimati, c’era del nastro arancione e poi è stato tolto. Noi non siamo né architetti né abbiamo un titolo di studio specifico, ma da profani pensiamo che sia assurdo il modo in cui è stato rifatto quel muro antico, un bene storico, per altro per una cifra assolutamente esagerata. C’era anche un direttore tecnico del restauro, ma di che restauro parliamo? Vogliamo sapere se sussistano anomalie». 

Nell’esposto chiedono in particolare di sapere quali sono i criteri che hanno sovrinteso alla gara d’appalto, il numero dei soggetti partecipanti e il ribasso con cui la ditta vincitrice si sarebbe aggiudicata la gara. Inoltre chiedono chiarimenti su termini e condizioni del capitolato d’appalto, perché, secondo i Comitati civici, il lavoro potrebbe non essere stato completato a regola d’arte e di indicare lo stato attuale dei lavori e nonché quello dei pagamenti erogati alle ditte Ati Omega Build Srl (capogruppo) e Methodos (mandante) e di altre ditte eventualmente interessate.


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Nel tabellone di inizio lavori c'era scritto che la durata doveva essere di circa un anno e l'alta sorveglianza era affidata ai Beni culturali, trattandosi di un bene di interesse storico artistico e culturale. «Noi non siamo architetti - dice a MeridioNews un cittadino, Giovanni Moncada -, ma da profani pensiamo che sia assurdo il modo in cui è stato rifatto e per una cifra assolutamente esagerata» LE FOTO

Nel tabellone di inizio lavori c'era scritto che la durata doveva essere di circa un anno e l'alta sorveglianza era affidata ai Beni culturali, trattandosi di un bene di interesse storico artistico e culturale. «Noi non siamo architetti - dice a MeridioNews un cittadino, Giovanni Moncada -, ma da profani pensiamo che sia assurdo il modo in cui è stato rifatto e per una cifra assolutamente esagerata» LE FOTO

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