Bocciata la candidatura di Di Matteo No alla Direzione nazionale antimafia

Il pm di Palermo Nino Di Matteo non andrà alla Procura nazionale antimafia. Per tre posti di sostituto, il Consiglio Superiore della Magistratura ha infatti indicato Eugenia Pontassuglia, attualmente sostituto procuratore a Bari, pm del processo sulle escort che l’imprenditore Giampaolo Tarantini avrebbe portato alle feste di Silvio Berlusconi; Salvatore Dolce, sostituto procuratore generale a Catanzaro; Marco Del Gaudio, sostituto procuratore a Napoli.

Il plenum ha infatti approvato con 16 voti la delibera di maggioranza della terza commissione. Bocciata con 5 voti la proposta di minoranza, presentata dal consigliere togato di Autonomia e indipendenza Aldo Morgigni, che rimetteva in corsa Di Matteo, insieme con Pontassuglia e Dolce, escludendo Del Gaudio. Quattro sono stati gli astenuti.

Morgigni, illustrando la sua proposta, ha definito Di Matteo «il magistrato con maggiore esperienza in attività antimafia». I due relatori della delibera approvata, i togati Massimo Forciniti (Unicost) e Valerio Fracassi (Area) hanno difeso i criteri di scelta della commissione, «una sintesi complessiva di vari profili: la conoscenza del fenomeno criminale, il lavoro di gruppo, i rapporti con altre strutture e la necessità di rispettare le esigenze dell’ufficio, che è quella di creare una squadra».

«E’ dal ’93 che Di Matteo svolge ininterrottamente funzioni di pm in Dda – ha rilevato Morgigni, illustrando la sua proposta – e’ il magistrato con maggiore esperienza nella materia dell’antimafia». Dello stesso parere Piergiorgio Morosini, togato di Area ed ex gip a Palermo: «Di Matteo ha potuto accumulare una serie di esperienze che potrebbero essere fruttuosamente messe a disposizioni della Dna, e’ stato il pm di punta alle Procure di Caltanissetta e Palermo». Il plenum, pero’, ha votato la delibera della terza Commissione, di cui sono stati relatori i togati Massimo Forciniti (Unicost, presidente della Commissione) e Valerio Fracassi (Area). 

A sostegno dei tre nomi proposti, Forciniti e Fracassi hanno sottolineato che «Sono state valutate anche le esperienze maturate in ambiti diversi da quello della criminalità organizzata», e che «il risultato deve privilegiare le esigenze dell’ufficio, quello di creare una squadra». Nel corso del dibattito in plenum, il consigliere Morgigni ha anche parlato di una nota inviata a Palazzo dei Marescialli dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo – il quale ha presentato domanda per la Dna ma non e’ stato ricompreso nei nomi proposti in plenum – che pone dubbi sull’applicazione dei criteri valutativi effettuata in Commissione: per questo Morgigni aveva chiesto il ritorno in Commissione della pratica, ma la sua istanza e’ stata respinta. Per la Dna, «Oggi investita anche della materia dell’antiterrorismo”, ha voluto sottolineare il vicepresidente Giovanni Legnini, sono aperte altre due procedure al Csm: “una l’abbiamo bandita – ha spiegato Legnini, l’altra e’ stata deliberata oggi dalla Commissione e ce ne occuperemo in uno dei prossimi plenum».


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