Scuola Cavallari, nuovo stop ai lavori in via Giafar Il preside: «La soluzione temporanea risale al 1996»

«È un appalto che risale a una decina di anni fa, solo che poi la ditta è fallita e c’è stato un contenzioso». Inizia così la storia del plesso di via Giafar della scuola primaria e dell’infanzia Cavallari che, dal 1996, aspetta una ristrutturazione mai terminata. Cominciata, però, con le migliori intenzioni: un budget di 900mila euro per rimettere a nuovo 12 aule, ciascuna con accesso autonomo al giardino, un salottino da 40 metri quadrati e un salottino più ampio. Ma il tracollo economico dell’azienda che aveva in mano i lavori ha fermato tutto e costretto sei classi a trasferire le proprie attività in un condominio. «Si era detto che si sarebbe trattato di una soluzione temporanea, ma due seconde e cinque quinte elementari sono ancora in quel palazzo. Gli allievi che sono stati ospitati lì per primi hanno passato cinque anni in attesa di essere trasferiti nel plesso di via Giafar finito. Adesso quei bambini sono studenti delle scuole superiori e tutto è rimasto com’era», racconta Melchiorre Terranova, dirigente scolastico dell’istituto. «La mia amarezza è uguale a quella degli insegnanti e dei genitori», dice. E nel frattempo il MoVimento 5 stelle affila le lame in sua difesa: «Sembra la storia infinita», dichiara la deputata Ars Claudia La Rocca.

Era stato proprio il movimento dei pentastellati a interessarsi per primo alla questione della scuola Cavallari. E a festeggiare quando, nel 2012, è stato ri-assegnato il bando per la ristrutturazione dell’immobile. «Un risultato frutto di anni di sacrifici», lo aveva definito l’attivista grillino Sergio Oliva. Dal 2012, però, sono serviti due anni affinché i lavori iniziassero davvero. «Era la primavera del 2014, credo marzo, quando ho visto gli operai entrare a scuola e iniziare il loro intervento», ricorda Terranova. Dei 900mila euro di investimento originario ne erano rimasti «circa 400mila», che sarebbero dovuti bastare per ultimare i lavori di sei aule che erano già state portate a buon punto dalla prima ditta appaltatrice. «Il fatto, però, è che negli anni tra un appalto e l’altro l’edificio è stato vandalizzato, addirittura ci sono state delle occupazioni abusive di famiglie sfrattate e rimaste senza casa». Per questi motivi, quando la nuova società ha cominciato i lavori, «nelle classi quasi terminate mancavano gli infissi a porte e finestre, erano stati rubati i fili elettrici e tutti i dispositivi di sicurezza». In più, il cortile era diventato una discarica abusiva da bonificare.

«Gli operai hanno impermealizzato il tetto e aggiustato gli scarichi fognari, la speranza era che finissero tutto entro il 31 dicembre 2014». Il sogno di Terranova e della sua scuola si interrompe bruscamente a settembre, quando i lavori di ristrutturazione si interrompono. Di nuovo. «Motivi burocratici, pare – sostiene il preside – Mancano firme, approvazioni su varianti di progetto e l’accettazione delle nuove condizioni economiche da parte della ditta: visti i danni alla struttura, il guadagno per l’impresa si è assottigliato». «Sembra che ci siano da rivedere i costi reali delle opere da eseguire», interviene la pentastellata La Rocca. «In realtà, però, l’azienda era già al corrente di quanto sarebbero costati i lavori perché i danneggiamenti sono avvenuti tutti prima dell’assegnazione dell’appalto, nessuno è successivo», afferma. 

«Io sono perplesso: la sede di via Giafar, quando sarà conclusa, si chiamerà Nuovo Cavallari, ma per il momento di nuovo non c’è nulla, ci sono solo problemi vecchi», ironizza Melchiorre Terranova. «Ci sono 150 bambini ospiti nel condominio e, in totale, abbiamo 710 alunni. Un nuovo plesso ci permetterebbe finalmente di avere una palestra, laboratori pomeridiani, una mensa per il tempo pieno. Siamo in un quartiere difficile, Settecannoli, al confine con Brancaccio, il tasso di dispersione scolastica è preoccupante, di noi c’è bisogno», arringa il dirigente scolastico. «È vero che è un problema di competenza comunale e che, in teoria, non riguarda noi che siamo deputati all’Ars – conclude Claudia La Rocca – Ma su questo non possiamo tacere».


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