Bagheria, presentazione del libro Un eroe semplice La storia del Carabiniere Bovi ucciso in servizio

Organizzato dall’Associazione SiciliAntica si terrà sabato 20 dicembre 2014 alle ore 17 presso Palazzo Butera a Bagheria la presentazione del libro “Un eroe semplice – in memoria del Carabiniere Clemente Bovi”, di Alfonso Lo Cascio, Giuseppe Cusmano, Vito Andrea Bovi.

Dopo la presentazione di Maria Giammarresi, Presidente della Sede SiciliAntica di Bagheria e di Rosanna Balistreri Assessore alla Cultura Comune di Bagheria è previsto l’intervento dello storico Michelangelo Ingrassia, Docente di Storia dell’Età Contemporanea dell’università di Palermo, e di un rappresentante dell’Arma dei Carabinieri. 

LA STORIA. Il libro è il racconto di un giovane carabiniere, Clemente Bovi, ucciso alle porte di Corleone nel settembre del 1959 durante una rapina. Il lavoro ne ripercorre i vari momenti: dal vero e proprio agguato nella notte, con il gesto eroico del militare colpito alle spalle da due scariche di lupara, alla ricerca degli assassini da parte delle forze di polizia e dei carabinieri, fino alla scoperta di una vera e propria associazione a delinquere composta da banditi, tutti di Gibellina, specializzati in quella forma di rapina cosiddetta “a passo”. Durante il processo saranno accusati di circa otto azioni criminose consumate negli ultimi tre anni nel triangolo compreso tra le provincie di Palermo, Trapani e Agrigento. Poi le varie fasi del dibattimento che si svolge davanti la Corte di Assise di Palermo dove verrà scritta una bella pagina di storia giudiziaria siciliana. Ed infine il processo di Bari, tribunale in cui viene trasferito per legittima suspicione, con la sua tragica e discutibile conclusione. Sullo sfondo gli ultimi bagliori del banditismo siciliano ormai alla fine della parabola criminale, e di una magistratura giudicante, chiamata in quegli anni a decidere su gravi fatti di sangue, spesso più attenta al formalismo che alla reale ricerca della verità. Il libro fornisce uno spaccato dell’isola tra gli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, di quel lungo ed interminabile dopoguerra. Dedicato ai tanti carabinieri, spesso sconosciuti, che hanno sacrificato la loro vita in terra di Sicilia, affinché la legalità e la giustizia non soccombessero alla barbarie criminale.

Dal Prologo

Una macchina percorre veloce la statale 118 in direzione di Corleone, il paese dell’entroterra tristemente noto per essere un centro ad alta densità mafiosa. Ma non è la destinazione finale. I due individui a bordo della Fiat 1100 grigia hanno appena attraversato il bo­sco della Ficuzza: un’oasi verdeggiante e intricata di giorno, che la notte si tinge di un nero intenso, impenetrabile. Ma l’uomo accanto al guidatore sembra non curarsene, mentre sistema meglio la pistola d’ordinanza che aveva conservato all’interno del cruscotto. Anche se non indossa la divisa è un carabiniere. Classe 1926.

Improvvisamente il conducente frena bruscamente: al centro della carreggiata, sono apparsi alcuni massi che ostruiscono il passaggio, mentre, sul ciglio della strada, nota altre autovetture ferme. Un incidente, pensa, e rallenta. Ma appena il veicolo si ferma dal buio sbucano alcuni uomini armati che intimano ad entrambi di uscire dall’abitacolo e mettersi “faccia a terra”. Il militare finge dapprima di ubbidire, poi, impugnata la pistola, si lascia scivolare nella piccola scarpata che costeggia la strada. E da lì risponde al fuoco dei banditi presi alla sprovvista da quella inattesa manovra: sei colpi in direzione di quelle figure armate che si stagliano nello sfondo oscuro della notte. Si sente un grido, poi un altro: due rapinatori sono stati colpiti. Il carabiniere allo­ra cerca con coraggiosa determinazione di riconquistare la strada per affrontare un terzo bandito. Ma da dietro si materializzano due uomini che aprono il fuoco colpendolo al fianco e alla schiena. L’uomo indietreggia poi cade riverso ai piedi della piccola scarpata, la faccia a contatto con la nuda terra, mentre dalle ferite il sangue sgorga copioso. “Sangue di eroe”, scriveranno tre anni dopo i giudici di Palermo. L’uomo che agonizza sul terreno di contrada “Case Moscato” alle porte di Corleone si chiama Clemente Bovi. È l’8 settembre dell’anno 1959.

Gli autori

Alfonso Lo Cascio

Giornalista pubblicista, è da anni impegnato nell’ambito del volontariato culturale. Tra i fondatori di SiciliAntica, l’Associazione a carattere regionale che si occupa di tu­tela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali, fa parte della Presidenza regionale e dirige la rivista Sici­liAntica. E’ Direttore del giornale Espero, il mensile del comprensorio Termini, Cefalù, Madonie, che si occupa di cultura, politica, informazione nella parte orientale della provincia di Palermo. Già componente della reda­zione dell’autorevole rivista Segno, ha collaborato con il settimanale Centonove. Suoi scritti compaiono su diversi giornali e riviste. Ha pubblicato tra gli altri: “Himerensis, Agenda dei paesi del termitano”, “La riserva di Pizzo Cane, Pizzo Trigna e Grotta Mazzamuto”, “Ascuta lu cantu, an­tologia dei poeti del comprensorio di Termini, Cefalù, Madonie”.

Giuseppe Cusmano

è nato e vive a Ciminna. Funzionario presso il Comune ha pubblicato diversi volumi sulla storia e sui beni cul­turali del paese frutto soprattutto di una attenta ricerca archivistica. Tra i molti titoli sono da segnalare: “Argen­teria sacra di Ciminna dal Cinquecento all’Ottocento”, “La Chiesa di San Francesco d’Assisi”, “La famiglia di scultori: i Brugnone”, “La Chiesa di San Giuseppe”, “La bottega dei Guarneri”, “La Chiesa di San Giovanni Battista”, “Edicole e cappelle di Ciminna”, “La Chiesa di San Francesco di Pa­ola”.

Vito Andrea Bovi

figlio di Clemente, è nato e vive a Ciminna. Ha svolto laprofessione di carabiniere ed in seguito ha lavorato pres­so la Comunità Europea a Bruxelles come addetto alla sicurezza. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia come corrispondente locale e Fischio Finale, mensile di infor­mazione sportivo.


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