Negli ospedali catanesi i pasti più cari di Sicilia. E gare con prezzi fuori mercato

Due anni fa la ditta milanese Dussman si aggiudicava il servizio di ristorazione sanitaria negli ospedali della provincia di Catania ad un prezzo nettamente superiore a quello di riferimento stabilito dall’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Da allora però tutto è rimasto fermo. Adesso la Regione chiede all’Asp di accelerare quell’assegnazione, che però in cinque anni costerebbe ai cittadini 2 milioni di euro in più rispetto agli standard previsti. La replica dell’ex commissario Gaetano Sirna

 

di Salvo Catalano

È il settore su cui la Regione spende di più, ma è anche tra i peggiori d’Italia. La Sanità siciliana nel 2013 ha registrato un buco da 100 milioni di euro secondo l’ultima relazione dei revisori dei conti. Il governatore Rosario Crocetta vanta una riduzione della spesa senza precedenti e proprio ieri ha annunciato il nuovo piano sanitario. Eppure a Catania il rischio è che nei prossimi cinque anni il servizio di ristorazione negli ospedali della provincia etnea venga assegnato a prezzi fuori mercato. Con una spesa annuale per la Regione, nonché per tutti i siciliani, di quasi 500mila euro in più rispetto ai costi di riferimento stabiliti dall’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. In cinque anni la cifra supererebbe i due milioni di euro.

Nei giorni scorsi dall’assessorato alla Salute è partita la richiesta nei confronti dell’azienda sanitaria provinciale di Catania di accelerare i tempi di assegnazione dell’appalto per il servizio di ristorazione ai degenti e per la mensa aziendale negli ospedali e nei presidi di Acireale, Giarre, Bronte, Paternò, Biancavilla, Randazzo e Ramacca. La gara è stata infatti bandita già da due anni, nel luglio del 2012 e aggiudicata all’inizio del 2014, ma tutto è rimasto fermo, prorogando la situazione attuale. La gara pubblica indetta dall’allora commissario Gaetano Sirna parte da una base d’asta di 15 euro e 50 centesimi per una giornata alimentare di un singolo paziente (colazione, pranzo e cena), più cinque euro e 16 centesimi per il servizio mensa riservato ai dipendenti. Totale: 20 euro e 16 centesimi. Prezzi superiori a quelli fissati dall’Autorità di vigilanza che si fermano rispettivamente a 12 euro e 12 centesimi per la giornata alimentare e quattro euro e 95 per la mensa. Più alto anche del prezzo totale medio in Italia, stimato dalla stessa Authority in 18 euro e 81 centesimi. Attualmente gli stessi servizi in quegli ospedali vengono garantiti a 10 euro e 50 centesimi per ogni giornata alimentare.

Ad aggiudicarsi la gara è stata la ditta Dussman Service Srl, con sede a Milano, con un’offerta totale di 19 euro e 53 centesimi, comprensiva di 14 euro e 65 per la giornata alimentare più quattro euro e 88 centesimi per la mensa. Con un ribasso del 5,49 per cento rispetto alla base d’asta. Che non è sufficiente però a raggiungere gli standard stabiliti dall’Autorità di vigilanza: l’offerta rimane infatti superiore di quasi due euro e 50 centesimi rispetto ai prezzi di riferimento. Poca cosa detta così. Ma moltiplicato per i 500 posti letto previsti negli ospedali della provincia, per 365 giorni all’anno, per cinque anni, formano un piccolo tesoretto di poco meno di due milioni e 250mila euro.

In totale le offerte presentate sono state cinque. A far pesare la bilancia dalla parte della Dussman – un colosso nel settore delle pulizie, servizio di cui si occupa anche nella stessa Asp di Catania – è stato l’alto punteggio assegnato per il progetto tecnico: 45,80. La valutazione economica è stata di 38,40 punti. Sono tre le ditte che hanno superato la prima fase di selezione legata al giudizio tecnico: di queste l’offerta più bassa era di 18,75 euro. Comunque superiore ai prezzi di riferimento dell’Authority. Il problema, d’altronde, sembra essere proprio il prezzo eccessivo di base d’asta.

Che l’ex commissario dell’Asp di Catania, Gaetano Sirna, firmatario di quel bando, giustifica con due ragioni: «Se il servizio prevedesse di fornire i pasti nello stesso ospedale dove si cucinano, sarebbe un conto, ma qui la cucina è ad Acireale e il cibo va portato in giro per tutta la provincia, e sono costi che incidono. In secondo luogo – aggiunge – il bando di gara è stato fatto prima che l’Autorità di vigilanza imponesse l’obbligo dei prezzi di riferimento». Eppure nelle altre Asp siciliane dove è previsto il trasporto dei pasti, i costi rimangono nettamente inferiori.

Qualche esempio? A Caltanissetta e Siracusa una giornata alimentare costa alla Regione 11 euro, così come al Cannizzaro. All’azienda sanitaria 6 di Palermo il costo è di 11 euro e 20 centesimi. Proprio nel capoluogo a settembre, il direttore generale dell’ospedale Civico, Nora Virga, ha modificato le basi d’asta per la nuova gara d’affidamento del servizio, citando esplicitamente i prezzi di riferimento dell’Autorità di vigilanza. I prezzi stabiliti come base d’asta sono quindi 11 euro e 55 centesimi per la giornata e tre euro e 40 per la mensa dei dipendenti.

La gara all’Asp di Catania è ferma per il ricorso di una ditta perdente. Nel frattempo però l’azienda sanitaria non ha pensato di sfruttare l’attesa per adeguare l’appalto ai prezzi di riferimento dell’Authority, aggiornati nel novembre del 2012. La neonominata direttrice sanitaria Ida Grossi non si è ancora insediata. «Sono ancora a Caltanissetta e non so nulla di questa storia», sottolinea. Qualcosa però nei mesi scorsi è stata fatta. «Abbiamo chiesto alla Regione il permesso di provvedere all’assegnazione definitiva ai prezzi della ditta aggiudicatrice, ma non ci hanno ancora risposto – spiega Sirna – la gara non può essere comunque modificata, andrebbe annullata». Eventualità, quest’ultima, che potrebbe verificarsi secondo l’ex commissario dell’Asp di Catania, «nel caso in cui la Regione non prendesse in considerazione la nostra richiesta». Spetta quindi all’assessorato alla Salute decidere se i pasti degli ospedali catanesi per i prossimi cinque anni saranno davvero i più cari della Sicilia.


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