Formazione/ Alcuni lavoratori dello Ial Sicilia si rivolgono alla magistratura

IN UN ESPOSTO PRESENTATO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI PALERMO DENUNCIATI RITARDI E RESPONSABILITA’ SULLA MANCATA CONVOCAZIONE DEL TAVOLO ISTITUZIONALE PER GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI E SUL MANCATO AVVIO DI PROMETEO

Presentato esposto alla Procura della Repubblica di Palermo da un gruppo di lavoratori dipendenti dello Ial Sicilia, ente storico del settore della Formazione professionale in Sicilia destinatario, nei mesi scorsi, di un provvedimento di revoca dell’accreditamento dal dipartimento regionale della formazione professionale.

L’ente più grande della Sicilia si è ritrovato senza finanziamenti e senza ore formative, con oltre 850 lavoratori caduti nel baratro del licenziamento.

Nell’esposto, uno stralcio è stato pubblicato da linklav.it, si legge: “Nonostante le numerosissime riunioni non è stato prodotto alcun risultato”.

si citano anche le “dichiarazioni del presidente della Regione e dell’assessore” secondo cui “i lavoratori dovevano stare tranquilli poiché per gli stessi si sarebbe trovata una soluzione”.

Nell’esposto viene chiesto alla magistratura di “accertare eventuali responsabilità sulla mancata convocazione dei tavoli istituzionali al fine di far percepire ai lavoratori il previsto sostegno al reddito, la cigd in deroga”.

Infine si fa riferimento al “bando mai attuato” con cui era stato affidato, nel novembre 2013, al Ciapi di Priolo l’incarico di assumere tutti i lavoratori che fanno parte degli Enti revocati. L’esposto si conclude con l’interrogativo chiave: “Sono stati commessi abusi, omissioni o ritardi nello svolgimento di attività di pubblico interesse?”

Una complessa situazione, mal gestita del Governo e dall’Amministrazione regionale che non ha saputo o voluto mettere in sicurezza i lavoratori e che ha detto no anche alla decisione della magistratura amministrativa di secondo grado che aveva riammesso l’ente.

Il Consiglio di giustizia amministrativa (Cga), difatti, in sede giurisdizionale aveva accolto il ricorso n.985/2013, ammettendo l’istanza cautelare avanzata in primo grado dallo Ial Sicilia, in riforma dell’ordinanza impugnata con successiva fissazione da parte del Tribunale amministrativo regionale dell’udienza di merito ai sensi dell’articolo 55 del Codice di procedura amministrativa.

Una decisione che si intreccia con lo scontro tutto interno al PD, iniziato con la nascita del Governo guidato dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, e proseguito fino ai nostri giorni.

Lo scorso 29 maggio eravamo ritornati sull’argomentopiù volte affrontato da questo giornale, riportando la dichiarazione al vetriolo del leader della Cisl siciliana, Maurizio Bernava, che ha attaccato frontalmente il Governo guidato dal presidente Rosario Crocetta.

“Non preoccuparsi a garantire i lavoratori Ial e 850 famiglie, dopo una procedura che dura da un anno, rischia di apparire come una cruda ‘cattiveria sociale’ – ha affermato Bernava -. Si stanno abbandonando migliaia di lavoratori tra Enti revocati e definanziati. Il Governo e l’Ars che corrono a ‘garantire’ chi urla, pratica violenza e minaccia ritorsioni elettorali. Poi abbandona centinaia e centinaia di lavoratori senza colpe. Sono ingiusti, inadeguati ed ingiustificabili ad affrontare crisi ed emergenze. Corrano subito ai ripari”.

Non si è mai veramente chiarita la vicenda che ha portato ad una prima e poi alla seconda revoca dell’accreditamento da parte dell’Amministrazione regionale allo Ial Sicilia per “gravi e reiterate carenze e irregolarità nella gestione e rendicontazione delle attività formative e orientative accertate a seguito di controlli e verifiche espletate e uso distolto della Cassa integrazione”.

Conclusione alla quale gli uffici del dipartimento regionale Formazione professionale sarebbero giunti a seguito di una diffida accertativa emessa a seguito di apposito controllo dagli ispettori del lavoro che avrebbe fatto emergere un uso illegittimo di diciotto milioni e della Cassa integrazione.

Poi vi era stata la misteriosa mail mai arrivata all’ente che l’amministrazione regionale asseriva di aver inviato e che era stato oggetto del primo provvedimento di revoca dell’accreditamento.

La contestazione dell’assessorato regionale alla Formazione professionale era stata incentrata su una “Pec” che l’Amministrazione regionale avrebbe inviato, dettando allo Ial termini perentori di 30 giorni per rispondere adeguatamente a rilievi posti in sede ispettiva su presunte gravi irregolarità amministrativo-contabili. Mail alla quale i vertici dell’ente non hanno risposto, dimostrandolo con una perizia tecnica, per un motivo semplice: perché non l’hanno mai ricevuta.

A sostegno delle ragioni, l’ente formativo aveva risposto alle contestazioni sia sugli aspetti contabili che sull’utilizzo della Cassa integrazione con prove documentali circa la correttezza dell’operato.

In particolare, sulla mancata ‘Pec’, l’Ial ha, nel tempo, acquisito una perizia tecnica sul funzionamento dell’indirizzo di posta elettronica certificata dell’ente con riferimento alla giornata incriminata e la certificazione da parte di Poste italiane, società con la quale lo Ial ha stipulato il contratto per l’apertura dell’indirizzo Pec.

Sia la perizia, sia i controlli effettuati da Poste italiane hanno dimostrato che la mail non è stata mai stata ricevuta dall’ente nella giornata oggetto di contestazione da parte della Regione siciliana.

Questo ha lasciato pensare che nessuna lettera per via mail sia stata trasmessa dall’Amministrazione regionale, come invece sostiene l’assessorato alla Formazione professionale.

Dubbio non di poco conto, perché la decisione dell’amministrazione regionale che ha portato alla prima revoca si fonda proprio sulla dimostrazione che, non avendo risposto ai rilievi posti attraverso la ‘Pec’, per la Regione siciliana lo Ial non può più godere del rapporto fiduciario, in quanto non credibile.

L’ente formativo ha seguito poi la via amministrativa per difendere il proprio diritto all’accreditamento alla Regione siciliana ed alla prosecuzione dell’attività formativa.

La storia poi sappiamo come è finita.

Adesso la parola alla magistratura dopo l’esposto presentato, come dicevamo, dai lavoratori dell’Ente.


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