Sicilia di nuovo in fiamme, Crocetta come Nerone…

DIETRO IL FUOCO DI PALERMO E PROVINCIA CI POTREBBE ESSERE LA DISPERAZIONE DI MIGLIAIA DI OPERAI FORESTALI MASSACRATI DAL GOVERNO REGIONALE. LE RESPONSABILITA’ DEL GOVERNO RENZI. MA ANCHE IL TENTATIVO, DA PARTE

E’ bastata una giornata di Scirocco – l’odiato e amato vento del Sud – per fare ripiombare Palermo tra le fiamme. Le cronache riferiscono di un incendio sul Monte Cuccio. In realtà, la situazione è molto più grave, perché il fuoco, nella notte, era visibile in tante aree collinari che circondano la città.

Non abbiamo il polso della situazione. Ma sappiamo che le fiamme hanno creato problemi in altre aree della città. E qualche problema anche a Cefalù e, forse, in altre zone della provincia di Palermo. Incendi sono stati segnalati anche in provincia di Catania e in qualche zona del Siracusano.

Ma è stata Palermo, ieri, la ‘capitale’ del fuoco. Difficile pensare all’autocombustione. Molto più probabile ipotizzare che, alla base di questi incendi, ci possa essere la disperazione di tanti siciliani – a cominciare dagli operai della Forestale – mai tanto bistrattati in questi ultimi mesi. Il tutto con lo Scirocco che in questi casi moltiplica i problemi. 

L’abbiamo scritto più volte: l’attuale Governo regionale di Rosario Crocetta e il Governo nazionale di Matteo Renzi stanno scherzando con il fuoco. Ancora siamo a luglio. Quella che Giuseppe Tomasi di Lampedusa definiva “la lunga estate siciliana” si concluderà a metà novembre…

Non sappiamo che cosa stiano combinando gli ‘stregoni’ tra Canneto di Caronia, Riesi, Niscemi e Tremonzelli-Madonie. Ma con le nostre scarne nozioni di agronomia sentiamo di poterli ‘tranquillizzare’: il clima siciliano non cambierà, almeno nel medio-lungo periodo. Al massimo, da sub-tropicale arido sta diventando sub-tropicale umido. Sub-tropicale era e sub-tropicale resta. E resta pure il caldo. Si rassegnino.

La “lunga estate siciliana” è sempre in agguato, governatore Crocetta. Li conti, presidente: agosto, settembre, ottobre, novembre.

Dia retta a noi presidente Crocetta: dica ai suoi due ‘compari’ romani, Renzi e il Ministro degli Interni Alfano – quelli che si sono presi i soldi della Sicilia per farsi i cavoli loro (i due, grazie ai soldi che hanno scippato alla nostra Regione con la connivenza di un Governo regionale di ‘ascari’, hanno alleggerito i conti di Roma e si sono finanziati quella grande operazione speculativa ammantata da finta umanità chiamata Mare Nostrum-cavoli loro) – di restituire almeno i soldi per i forestali. Perché altrimenti, da qui a novembre, in Sicilia ne vedremo delle belle.

Paragonato a Caligola, Crocetta, lo scorso anno ha affermato di sentirsi più vicino ad Eliogabalo. Forse per la decadenza che esemplifica e sintetizza il paragone potrebbe reggere. Anche se l’imperatore-bambino descritto in modo magistrale da Antonin Artaud, tra esasperazioni ed eccessi, è molto diverso da Crocetta, personaggio, è vero, portatore sì di disgregazione sociale, politica ed economica, ma lontano anni luce dalla problematicità di un mondo classico al tramonto.

A noi Crocetta, se proprio la dobbiamo dire tutta, ricorda per certi versi Nerone, l’unico, ricordava Indro Montanelli, “che seppe veramente riscaldare Roma…”.

In comune Crocetta e Nerone hanno la ‘passione’ per la persecuzione: l’imperatore romano perseguitava i cristiani, mentre Crocetta, con la sua male affastellata Giunta, sta perseguitando 5 milioni di siciliani.

Non c’è categoria economica e sociale della Sicilia che non sia stata colpita dalla pessima amministrazione di questo personaggio.

I dati statistici ricordano che la Sicilia, dal 2008 ad oggi, ha perso oltre 11 punti di Prodotto interno lordo (Pil). Ebbene, almeno la metà di questa caduta verticale del Pil è stata registrata nei quasi due anni di Governo Crocetta.

Incredibile, ad esempio, quello che ha combinato questo esecutivo nel settore del fotovoltaico – che nella nostra Isola, grazie al nostro clima, dovrebbe essere il fiore all’occhiello dell’economia -: per aggiornare i prezzi, con un decreto ha bloccato l’intero settore, provocando danni economici incalcolabili agli imprenditori che hanno investito in questo settore e alla stessa immagine della Sicilia: chi è che verrà ad investire nella nostra Isola dopo i danni prodotti?

Ma il Governo Crocetta non si è limitato a massacrare il settore fotovoltaico. L’industria non c’è più. Il commercio è boccheggiante. L’artigianato è in crisi. Le Province sono state abrogate e ‘saccheggiate’. I Comuni sono quasi tutti al dissesto finanziario (in testa Palermo e Catania che si illudono di salvarsi con insostenibili tasse a carico di famiglie e imprese e con le trovate truffaldine di Consorzi di Comuni che violano lo Statuto siciliano e delle aree-città metropolitane che non vuole nessuno).

Un capitolo a sé merita l’agricoltura siciliana, che è allo sbando totale. Nessuno sa come sono stati spesi i soldi del Piano di sviluppo rurale (Psr): 2,1 miliardi di euro dal 2007 ad oggi per alimentare un’improbabile ‘Nuova imprenditorialità giovanile’ che nessuno ha visto. Mentre è assodato che una parte di questi soldi è già finita nelle tasche di politici e burocrati regionali (e relativi parenti & amici), sotto gli occhi ‘distratti’ delle tante ‘autorità’. 

E mentre l’agricoltura siciliana va in malora assistiamo attoniti all’operazione Expo Milano: ovvero alla partecipazione prossima ventura della Regione siciliana a un ‘appuntamento’ dove le tangenti hanno già anticipato gli eventi. Addirittura, per spartirsi non abbiamo capito quanti soldi si vorrebbero saccheggiare le risorse destinate alle infrastrutture siciliane. Incredibile!

Deve essere molto ‘coinvolgente’, questa partecipazione della Regione siciliana di Rosario Crocetta (e dei suoi accoliti, dal senatore Giuseppe Lumia al ‘capo’ dei renziani siciliani, Davide Faraone) all’Expo di Milano, visto che all’Ars nessuno parla.

Eppure gli elementi per fare luce su quello che sta succedendo nel segreto delle stanze della politica e dell’Amministrazione all’insegna di questa partecipazione della Regione siciliana all’Expo di Milano ci sono tutti.

Non è sfuggito agli osservatori il ‘caso’ dell’assessorato alle Risorse agricole. Come si ricorderà, in occasione del rimpasto della Giunta, l’onorevole Lino Leanza, dopo un tira e molla durato settimane, ha ottenuto l’assessorato alle Risorse agricole, dove ha sistemato Paolo Ezechia Reale.

Ma quella di Lino Leanza è stata una vittoria di Pirro. Perché le competenze sull’Expo – che sono dell’assessorato alle Risorse agricole – sono state ‘girate’ al dirigente generale della Pesca, Dario Cartabellotta.

Guarda caso, Cartabellotta, prima del rimpasto della Giunta, occupava proprio la poltrona di assessore regionale alle Risorse agricole. E guarda caso, quando Crocetta è stato ‘costretto’ a cedere l’assessorato alle Risorse agricole ad Articolo 4 di Lino Leanza, c’è stata una sollevazione di alcuni grandi produttori di vino della Sicilia, che non volevano la sostituzione di Cartabellotta.

Erano i giorni del Vinitaly di Verona quando il governatore Crocetta è stato sommerso dalle proteste di un nutrito drappello di produttori di vino della Sicilia. Proteste che si sono placate quando Crocetta ha comunicato che la gestione dell’Expo – ovvero della partecipazione della regione siciliana all’Expo – sarebbe rimasta nelle salde mani di Cartabellotta.

Ce n’è abbastanza, a nostro modesto avviso, per provare a capire quello che sta succedendo. Sarebbe il caso che la Commissione Antimafia di Nello Musumeci e la terza Commissione dell’Ars (Attività produttive) si facciano spiegare da Cartabellotta & compagni che costa stanno combinando.

Anche perché, nelle scorse settimane, le cronache hanno registrato una durissima presa di posizione di un’organizzazione imprenditoriale che – ma guarda che caso! – ha denunciato il tentativo, tutt’ora in corso, di trasferire ingenti risorse finanziarie dagli investimenti per infrastrutture alla partecipazione dell’Expo. Fatto, a nostro modesto avviso, gravissimo.

Insomma, meglio anticipare gli eventi. Per evitare che si ripeta la farsa andata in scena sulle discariche. Con un Governo regionale che, per quasi due anni, lascia proliferare le discariche. Per poi ergersi a moralista dopo che la magistratura interviene.

Ovviamente, davanti a un Governo nazionale che scippa i soldi alla Regione, davanti a un Governo regionale che, all’insegna della ‘legalità’ e dell’antimafia, organizza questa a dir poco strana partecipazione della Regione all’Expo, qualcuno deve pur pagare. Chi?

In primo luogo gli operai della Forestale. Ma anche i dipendenti della Regione (dirigenti in testa, ma anche i pensionati regionali). Quindi tutte le attività culturali, di fatto massacrate. E tante, forse troppe categorie sociali (pesanti, ad esempio, i tagli ai ciechi: ma non è l’unica categoria sociale penalizzata).

Forse lo stesso blocco degli appalti nel fotovoltaico è meno casuale di quanto a primo acchito si potrebbe pensare. Alla fine sono somme che andranno in economia. E che potrebbero sempre essere utilizzate per fare massa  critica per la partecipazione all’Expo…

Foto di prima pagina tratta da doncurzionitoglia.com


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