Tra cronaca e storia/ L’attentato di Sarajevo 100 anni dopo

L’UCCISIONE DELL’ARCIDUCA FRANCESCO FERDINANDO, CHE MISE IN MOTO IL MOSTRUOSO MECCANISMO CHE PORTO’ ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE, FU OPERA DI GIOVANI INDIPENDENTISTI SERBI. QUESTI GIOVANI PENSAVANO DI AGIRE PER LA LIBERAZIONE DEL PROPRIO PAESE, MA FURONO USATI COME, ANNI DOPO, LE BRIGATE VENNERO USATE PER UCCIDERE ALDO MORO

di Pietro Ancona

Prendo spunto dal film sull’attentato a Sarajevo con l’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando che Rai tre ha trasmesso ieri sera perché la storia che racconta ci invita a distinguere tra apparenza e realtà e sulla menzogna che le classi dirigenti di un Paese sono capaci di imbastire a Sarajevo come a New York per la realizzazione dei propri fini di potenza.

L’attentato di Sarajevo che costò la vita all’erede al trono d’Austria-Ungheria fu opera di giovani indipendentisti serbi, alcuni dei quali socialisti che aspiravano ad un mondo migliore. I quali furono abilmente utilizzati dai servizi segreti austro-ungarici, pedine di ambienti militari e dell’alta finanza che aspiravano alla conquista di nuovi spazi per i tedeschi.

Questi ambienti consideravano i popoli slavi inferiori e da distruggere. Il nazismo non è nato con Hitler e con il nazionalsocialismo, ma era ben presente nelle classi dirigenti tedesche negli anni antecedenti alla Prima guerra mondiale.

Gli slavi ed in particolare i serbi furono gli ebrei di quel periodo della storia.

I giovani attentatori serbi credevano di agire per la liberazione del loro Paese ed invece furono usati esattamente come le brigate rosse per la soppressione di Moro punito per la sua apertura ai comunisti sgradita agli USA.

L’attentato mise in moto il mostruoso meccanismo che portò alla Prima guerra mondiale con l’ultimatum alla Serbia. Guerra nella quale dovevano morire 9 milioni di soldati e cinque milioni di civili.

La Germania dichiarò subito guerra alla Russia. La Russia è stata vittima di aggressioni tedesche per ben due volte nella Prima e nella Seconda guerra mondiale.


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