Bervava sul ‘caso’ Ial Sicilia: “Quella del Governo Crocetta è cattiveria sociale”

PER IL SINDACATO, L’ESECUTIVO REGIONALE DOVRA’ CORRERE AI RIPARTI PER EVITARE DI ABBANDONARE MIGLIAIA DI LAVORATORI. LA QUERELLE LASCIA APERTO IL FRONTE GIUDIZIARIO E SOCIALE

La Cisl torna ad attaccare il Governo di Rosario Crocetta ed il Parlamento siciliano. Lo spunto lo fornisce la decisione assunta dall’esecutivo regionale di revocare definitivamente l’accreditamento all’ente di formazione Ial Sicilia. Una storia complessa e per certi versi ancora non chiara. Troppi i fatti che hanno subito accelerazioni e che lasciano dubbi.

Sulla vicenda della revoca dell’accreditamento registriamo la dichiarazione di Maurizio Bernava, segretario generale in Sicilia della Cisl.

“Non preoccuparsi a garantire i lavoratori Ial e 850 famiglie, dopo una procedura che dura da anno, rischia di apparire come una cruda ‘cattiveria sociale’  afferma Bernava. Si stanno abbandonando migliaia di lavoratori tra Enti revocati e definanziati. Il Governo e l’Ars che corrono a ‘garantire’ chi urla, pratica violenza e minaccia ritorsioni elettorali. Poi abbandona centinaia e centinaia di lavoratori senza colpe. Sono ingiusti, inadeguati ed ingiustificabili ad affrontare crisi ed emergenze. Corrano subito ai ripari”.

Resta complicata, come dicevamo, la vicenda che ha portato ad una prima e poi alla seconda revoca dell’accreditamento da parte dell’Amministrazione regionale allo Ial Sicilia.

A guardare la decisione assunta dal Governo regionale, i motivi della revoca sono ormai chiari: “gravi e reiterate carenze e irregolarità nella gestione e rendicontazione delle attività formative e orientative accertate a seguito di controlli e verifiche espletate e uso distolto della Cassa integrazione”. Conclusione alla quale gli uffici del dipartimento regionale Formazione professionale sarebbero giunti a seguito di una diffida accertativa emessa a seguito di apposito controllo dagli ispettori del lavoro che avrebbe fatto emergere un uso illegittimo di diciotto milioni e della Cassa integrazione.

Ai fatti descritti va aggiunto poi un altro elemento che aveva portato il citato ente a subire il primo provvedimento di revoca dell’accreditamento. La contestazione dell’assessorato regionale alla Formazione professionale è stata incentrata su una “Pec” che l’Amministrazione regionale avrebbe inviato, dettando allo Ial termini perentori di 30 giorni per rispondere adeguatamente a rilievi posti in sede ispettiva su presunte gravi irregolarità amministrativo-contabili. Mail alla quale i vertici dell’ente non hanno risposto, dimostrandolo con una perizia tecnica, per un motivo semplice: perché non l’hanno mai ricevuta.

A sostegno delle ragioni, l’ente formativo ha risposto alle contestazioni sia sugli aspetti contabili che sull’utilizzo della Cassa integrazione con prove documentali circa la correttezza dell’operato. In particolare, sulla mancata ‘Pec’, l’Ial ha acquisito una perizia tecnica sul funzionamento dell’indirizzo di posta elettronica certificata dell’ente con riferimento alla giornata incriminata e la certificazione da parte di Poste italiane, società con la quale lo Ial ha stipulato il contratto per l’apertura dell’indirizzo Pec.

Sia la perizia, sia i controlli effettuati da Poste italiane hanno dimostrato che la mail non è stata mai stata ricevuta dall’ente nella giornata oggetto di contestazione da parte della Regione siciliana. Questo ha lasciato pensare che nessuna lettera per via mail sia stata trasmessa dall’Amministrazione regionale, come invece sostiene l’assessorato alla Formazione professionale.

Dubbio non di poco conto, perché la decisione dell’Amministrazione regionale che ha portato alla prima revoca si fonda proprio sulla dimostrazione che, non avendo risposto ai rilievi posti attraverso la ‘Pec’, per la Regione siciliana lo Ial non può più godere del rapporto fiduciario, in quanto non credibile.

L’ente formativo ha seguito poi la via amministrativa per difendere il proprio diritto all’accreditamento alla Regione siciliana ed alla prosecuzione dell’attività formativa.

Lo scorso 17 gennaio il Consiglio di giustizia amministrativa (Cga), in Sicilia organo di appello del Tar (Tribunale amministrativo regionale), ha accolto il ricorso presentato dall‘Ial Sicilia. Il Consiglio di giustizia amministrativa ha smontato la tesi dell’inaffidabilità dell’ente per mancato riscontro alle richieste istruttorie avanzate dall’Amministrazione con la nota trasmessa via Pec il 19 luglio 2013. Per i giudici amministrativi di secondo grado, “il ricorso di primo grado si presenta assistito da sufficienti elementi di fumus laddove censura il provvedimento di revoca adottato senza che, in quel momento, vi fosse certezza (per quanto allo stato documentato) della conoscenza della richiesta del 19/07/2013”.

Cosa era successo in primo grado? Nell’ordinanza cautelare n.715/2013 che ha respinto il ricorso, il Tribunale amministrativo regionale della Sicilia, sezione di Palermo, ha ritenuto, invece, che “ad un sommario esame, a prescindere dalla questione relativa alla certificazione dell’avvenuta trasmissione della nota del 19/7/2013 tramite Pec all’indirizzo della società ricorrente ialsicilia@postecert.it, la società ricorrente non ha comunque riscontrato quanto richiesto dall’Amministrazione regionale con la predetta nota, e che anche nella richiesta in autotutela del 17/09/2013 (prot.12375) le controdeduzioni appaiono alquanto generiche (limitate ad una tabella riassuntiva generale dei fondi utilizzati), mentre per gli ulteriori chiarimenti riconosce come alcuni centri per l’impiego sarebbero impegnati nella rendicontazione, detenendo la relativa documentazione. Ritenuto che, anche avendo riguardo alla natura eccezionale (siccome in deroga) del provvedimento di accreditamento provvisorio oggetto della revoca oggi qui gravata, non sussistono i presupposti per la concessione dell’invocata misura cautelare, dovendosi privilegiare in questa sede la necessità pubblica di garantire nel settore di interesse la massima regolarità dei soggetti ammessi all’erogazione di finanziamenti pubblici nell’ambito delle attività di formazione”.

Il Tar ha invocato la “necessità pubblica di garantire nel settore di interesse la massima regolarità dei soggetti ammessi all’erogazione di finanziamenti pubblici” e rilevando quindi come insufficienti le controdeduzioni presentate dall’ente.

Nonostante il Cga in sede giurisdizionale abbia accolto il ricorso n.985/2013, ammettendo l’istanza cautelare avanzata in primo grado dallo Ial, in riforma dell’ordinanza impugnata con successiva fissazione da parte del Tar dell’udienza di merito ai sensi dell’articolo 55 del Codice di procedura amministrativa, l’amministrazione regionale non ha riammesso l’Ial Sicilia alla ripresa delle attività.

Anzi proprio ieri, come abbiamo riportato in altra parte del giornale, sia il Governo regionale, sia la dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale del dipartimento Formazione professionale, hanno ribadito il “No” alla Ial, confermando il ritiro dell’accreditamento.

A nessuno sfugge che il nuovo “No” allo Ial del Governo regionale e della dottoressa Corsello arriva dopo che il segretario generale della Cisl siciliana – in verità non senza buone ragioni – ha chiesto il ‘siluramento’ della dottoressa Corsello.

Per tutta risposta il Governo e la Corsello hanno ‘silurato’ per l’ennesima volta lo Ial. Che non dovrebbe potere gestire corsi di formazione professionale. A meno che non intervenga un provvedimento da parte della Giurisdizione.

Infatti la la ‘guerra’ giudiziaria.

Lo Ial Sicilia ha querelato il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e l’assessore alla Formazione, Nelli Scilabra, dopo il crescendo di accuse urlate attraverso i giornali circa la denuncia presso la Procura della Repubblica di una presunta truffa a seguito dell’utilizzo della Cassa integrazione per i lavoratori nel corso del 2012.

Affermazioni considerate diffamatorie dai vertici dello Ial Sicilia che non ci stanno ad essere dipinti come truffatori per diversi milioni di euro di soldi pubblici. Denuncia che l’Ente ha depositato anche nei confronti della dottoressa Corsello ai fini dell’accertamento di eventuali comportamenti illegittimi, anche in ambito penale, da parte degli organi preposti.

Intanto la decisione annunciata dall’Amministrazione regionale di chiudere definitivamente le porte all’Ial Sicilia produco effetti nei confronti dei lavoratori che andavano ed andrebbero tutelati e ricollocati al lavoro.

Risulterebbe che in tanti, tra i dipendenti dello Ial, sarebbero rimasti fuori dalla graduatoria del progetto Prometeo. Iniziativa del Governo regionale che dovrebbe ricollocare al lavoro, in una prima fase, mille e 415 lavoratori, licenziati o dipendenti di enti revocati, e successivamente altri seicentocinque idonei, per un costo complessivo che si aggirerebbe intorno ai 42 milioni e 500 mila euro. Somma che includerebbe anche i sette milioni e 500 mila euro della formazione permanente e continua che, inizialmente prevista a bando per gli enti formativi come ristoro per il taglio del dieci per cento in sede di approvazione della seconda annualità dell’Avviso 20/2011 e successivamente, invece, destinata al Ciapi di Priolo.

Resta in piedi la querelle giudiziaria e l’emergenza sociale.


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