Ancora sul mistero dei sali potassici siciliani, vera ricchezza inutilizzata

da Salvatore Petrotto
ex Sindaco di Racalmuto
riceviamo e volentieri pubblichiamo

L’EX SINDACO DELLA CITTA’ DI LEONARDO SCIASCIA RICORDA L’IMPROVVISA CHIUSURA DELLE MINIERE DELLA SUA CITTA’, AVVENUTA CONTESTUALMENTE ALLA CHIUSURA DELLA MINIERA DI PASQUASIA, ALLA FINE DEGLI ANNI ’80

Non solo Pasquasia, come ha evidenziato Link Sicilia, a proposito degli affari stranieri in terra di Sicilia, ma anche a Racalmuto, dagli anni Ottanta, non si estraggono più sali potassici. Sono state chiuse, in maniera del tutto traumatica, delle miniere che insistono in un bacino che è considerato uno dei più grandi d’Europa. Si trattò, allora, di una chiusura improvvisa. La società della Regione Siciliana, a totale capitale pubblico che gestiva tali miniere si chiamava Ispea. (sopra, foto tratta da ctzen.it)

Ciò che stranamente è successo allora, anche nel paese di Sciascia, è ancora del tutto inspiegabile. Dopo aver comprato ed installato, all’interno dei pozzi di contrada Gargilata, macchinari nuovissimi ed attrezzature tecnologicamente avanzate, costati svariati miliardi di vecchie lire, i quadri dirigenti della miniera, assieme a qualche centinaio di impiegati ed operai, furono costretti ad abbandonare, in fretta e furia, la miniera di Racalmuto, perché la società fu dichiarata fallita e messa in liquidazione.

Dopo un po’ di tempo, proprio in quel sito dismesso di Racalmuto, si verificò una spaventosa frana con un grande smottamento di terreno che seppellì per sempre quei costosissimi macchinari che nessuno riuscì mai ad utilizzare! Assieme ai pozzi sprofondati ed a quanto per sempre è rimasto seppellito lì sotto, in fondo alle viscere della terra di Racalmuto, si persero anche centinaia di posti di lavoro. Svanì per sempre l’idea che la miniera di Racalmuto potesse riaprire i battenti.

A rimanere vive furono soltanto le chiacchiere, le polemiche. E poi giù convegni, scioperi e manifestazioni sindacali di ogni genere. Poi, più niente! Finché pure i tentativi di discutere di queste scandalose vicende siciliane, col tempo, sono stati seppelliti anch’essi, laggiù in fondo a quella esiziale frana!

Quei preziosi minerali, per una sorta di sortilegio, sono ancora lì, seppelliti assieme alle nostre speranze di sviluppo e di riscatto! Aspettano di fare la fortuna del primo che riesce ad estrarli e magari lavorarli, dopo un ormai più che trentennale blocco delle attività minerarie. Si tratta dello stesso triste e miserando destino che ci accomuna a ciò che è successo nei bacini minerari di Pasquasia, in provincia di Enna, ed ancora Realmonte, in provincia di Agrigento, oltre che in quel di Milena, Montedoro o Campofranco, in provincia di Caltanissetta.

Quando si registrò la chiusura delle miniere di sali potassici, si disse che era dovuta alla concorrenza dei sali proveniente dall’Ucraina, i cui costi di estrazione e lavorazione erano molto più concorrenziali dei nostri. Non è un caso che proprio oggi stiamo parlando del sale di quell’Ucraina che sta assurgendo ai nefasti onori od orrori, che dir si voglia, di una nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Russia. Di quell’Ucraina piombata nel bel mezzo di una guerra civile, combattuta da un popolo diviso fors’anche per degli interessi stranieri che ruotano attorno al gas e perché no, anche attorno a quel sale che causò anche la chiusura delle nostre miniere. (sopra, un’immagine della minisra di Pasquasia, in provincia di Enna: foto tratta da vivienna.it) 

Noi non combattemmo, negli anni Ottanta del secolo passato, nessuna guerra per il sale, né qualche decennio prima combattemmo alcuna battaglia per il petrolio siciliano; non tentammo di utilizzare al meglio, cioè, le nostre risorse, anche quelle del sottosuolo. Del resto, non ci accorgiamo neanche delle meravigliose bellezze che arricchiscono la nostra Terra, figuriamoci a pigliarci pena per i giacimenti che non si vedono perché nascosti sotto i nostri piedi.

Noi Siciliani siamo abituati a sopportare sino in fondo qualsiasi scippo! Anche quando ci strappano via il cuore ci rassegniamo, come dire, calati iuncu ca passa la china! E se ci rifilano la solita storia di sempre, perché si deve chiudere un’azienda, delocalizzarla, poco importa, come hanno fatto assai recentemente, quelli della FIAT, portandoci via gli stabilimenti di Termini Imerese. Figuriamoci a parlare di storie minerarie di ieri e dell’altro ieri!

Quella è archeologia industriale e tale deve rimanere! Ci hanno fatto completamente dimenticare che camminiamo sopra montagne piene di zolfo o di sale, per favorire altre strategie industriali, economiche, o più semplicemente assistenziali! E noi, ad un certo punto, ci siamo arresi! Forse perché consci che la verità è diversa da ciò che tradisce, a volte, anche l’evidenza dei fatti!

C’è chi sostiene addirittura che nelle miniere siciliane abbandonate sono state seppellite le scorie radioattive provenienti dalle centrali nucleari di mezza Europa! Sarà vero? Chi ed in che modo eventualmente ha mai controllato? A me personalmente risulta che le autorità preposte hanno effettuato dei controlli. Per conto di chi, questo non lo sappiamo.

La vicenda dei sali potassici siciliani, comunque, andrebbe ulteriormente approfondita. Anche perché, per chi non lo sapesse, stiamo parlando di minerali che vengono considerati una sorta di oro bianco, da cui si ricavano oltre che fertilizzanti per l’agricoltura, prodotti chimici per le industrie farmaceutiche ed anche materiali plastici e resinosi. Chissà se il futuro di noi Siciliani è veramente alle nostre spalle!


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