Vere bugie e false verità

UN DRAPPELLO DI UOMINI E DONNE NUOVI NON PROSCIUGHERA’ LA PALUDE CHE STA INGHIOTTENDO IL PAESE CON LE BUONE INTENZIONI, MA CON LA VERITA’

di Aldo Penna

Non riuscendo a imitare Walter che con caparbia convinzione, tanta faccia tosta e un’overdose di autolesionismo provocò la caduta di Prodi favorendo la seconda lunga ascensione al potere dell’incandidabile, Renzi ha deciso di divenire il Massimo.
Ma se D’Alema incaricò altri di essere i killer di Prodi, Matteo esibisce la pistola fumante che ha decretato la fine di Letta il giovane.
Per rintracciare un precedente di tale stile occorre teletrasportarsi al tempo della Prima Repubblica, Democrazia Cristiana egemone con i suoi compositi e mutevoli equilibri.

Con una congiura di Palazzo, sostenuta e protetta da, per ora, invisibili e potenti sponsor, il segretario del Pd ha dato i tre giorni a Letta. Tra una settimana, al minimo del gradimento personale e con notevoli dubbi sulla possibilità di essere davvero discontinuo rispetto al suo predecessore, diverrà Presidente del Consiglio, ma porterà con sé un gigantesco interrogativo: quanto vale la sua parola?
Certo nella politica italiana la parola data non è mai stata un valore, ma assicurare con tweet, dichiarazioni, interviste e incontri personali che mai avrebbe tirato per i piedi il suo compagno di partito alla guida del governo per poi smentirsi qualche giorno dopo la dice lunga su quello che ci aspetta.
Il 12 gennaio dichiarava:
“Io voglio dare una mano a Enrico. Mi sento legato a un vincolo di lealtà: diamo l’ultima chance alla politica di fare le cose. Le mie ambizioni personali sono meno importanti delle ambizioni del Paese: io sono in squadra”.
“Enrico non si fida di me, gliel’ho detto l’altro giorno. Ma sbaglia. Io le cose le dico in faccia. E sono le stesse che dico in pubblico: non uso due registri diversi. Impareremo a conoscerci. Quindi, sì, certo, il governo proseguirà per tutto il 2014”.

Frasi che si commentano da sole e rimarranno scolpite a ogni intervista che il nuovo Presidente rilascerà. Renzi ha detto che non sa che farsene del bilancio dei 100 giorni, che il segno del cambiamento dovrà divenire percepibile al massimo tra un mese. Ai sondaggi negativi ha risposto che la gente dimentica in fretta. E ha ragione.
Invece di lasciare che la corrente della storia portasse via i detriti che hanno compromesso lo sviluppo italiano e corroso le istituzioni, ha concesso a chi ha sempre detto di avversare un posto in prima fila sulla riva del fiume.
Il governo Letta non ha brillato in questi mesi, i problemi italiani sono rimasti eguali e il miglioramento dei conti pubblici non si è trasformato in migliori condizioni di vita per la gente. Un drappello di uomini e donne nuove non prosciugherà la palude in cui è sprofondato il Paese con le buone intenzioni e le belle parole, ma con la verità.
Potrà il re che finalmente impugnerà lo scettro gridarla forte dopo aver afferrato il potere con la bugia?
Sta tutto qui il dramma italiano che ancora una volta si appresta ad andare in scena.

“Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”.

George Orwell


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