Taormina, incredibili abusi su bambini ‘venduti’ dai genitori

UNA STORIA DI VIOLENZE SUI MINORI, RACCONTATA DA TEMPOSTRETTO.IT, CHE COINVOLGEREBBE UN INTERO NUCLEO FAMILIARE. UNA VICENDA CHE VA AVANTI DAL 2004. SULLA QUALE, ADESSO, DOPO L’INCIDENTE PROBATORIO, SI DOVRA’ PRONUNCIARE LA MAGISTRATURA

La notizia la lancia il quotidiano on line tempostretto.it. Più che una notizia è una storia incredibile. Una vicenda di abusi sessuali su bambini e bambine che coinvolgerebbe un nucleo familiare. Più gli amici con i quali davano vita a questi ‘festini’. 

Le vittime sono una ragazzina che oggi ha sedici anni, psicologicamente distrutta da un passato di violenze e incubi, e un bimbo che, secondo gli inquirenti che indagano su questa storia, avrebbe subito abusi sessuali fin da neonato.

Forse, tra i minori torturati da questa banda di ‘orchi’ c’era anche il fratellino della ragazza, con qualche problema fin dalla nascita. Il bimbo sarebbe nato con problemi a causa delle violenze che la mamma  subiva quando lui era ancora in grembo.

Insomma, come già accennato, una storia incredibile sulla quale indaga da tempo la magistratura. E’ già stato ultimato l’incidente probatorio. Ora i magistrati dovranno decidere se chiedere il rinvio a giudizio o archiviare il caso. Ma come si è arrivati al’incidente probatorio? E perché questa storia va avanti da qualche anno?

Per comprenderlo dobbiamo fare qualche passo indietro. La vicenda si snoda a Castelmola, a due passi da Taormina, in provincia di Messina. E’ in questo piccolo centro che il padre della ragazza, un pregiudicato per spaccio e altri reati, consumava questi tremendi reati.

Stando a quello che si legge su tempostretto.it, il primo episodio risalirebbe al 2004, quando un novantenne, oggi deceduto, viene sorpreso nudo dai Carabinieri. Accanto a lui si trovava la bimba ancora piccolissima. Una storia raccapricciante.

La ragazzina viene tolta al nucleo familiare. Va in affidamento presso una famiglia e, poi, in una comunità, perché il suo caso viene considerato difficile: un disagio, insomma, di difficile gestione.

La bambina viene seguita e curata da esperti che la disintossicano dai tanti farmaci che le venivano somministrati. E’ la stessa bambina che racconta dei ‘festini’. Appuntamenti con gli ‘orchi’ dove scorreva droga e dove la piccola subiva abusi di ogni genere. I protagonisti sarebbero stati il padre e gli amici del padre, tutti soggetti poi individuati dagli investigatori. La bambina avrebbe raccontato che anche il fratellino, piccolissimo, avrebbe subito abusi.

La vicenda, già alcuni anni fa, arriva all’attenzione della magistratura, che chiede ma non ottiene i provvedimenti cautelari per gli otto indagati. Le accuse, gravissime, si basano, infatti, solo sul racconto della ragazza, che soffre di una leggera forma di schizofrenia. Visto lo scenario – e viste le gravi accuse – giusto andare con i piedi di piombo e cercare il riscontro dei fatti.

Il Giudice per le indagini preliminari, che si è opposto agli arresti, ha spiegato che la ragazzina potrebbe uscire distrutta, mentre le accuse potrebbero non reggere in dibattimento.

Da qui il ricorso all’incidente probatorio. E la perizia dell’esperto medico, che qualche giorno fa ha depositato le proprie conclusioni. Cosa è venuto fuori dall’incidente probatorio?

L’esperto medico spiega che sì, è vero, “la ragazzina – leggiamo su tempostretto.it – è devastata, forse presenta tratti di schizofrenia, ma ci sono pochi dubbi che lo sia proprio per via delle violenze subite, delle quali c’è più di una traccia”.

La ragazza, che come abbiamo ricordato ha oggi 16 anni, è in comunità e, piano piano, si va riprendendo, nei limiti in cui è possibile riprendersi dopo aver subito violenze di questo tipo. Mentre il bimbo più piccolo, il cuginetto, sembrerebbe segnato per sempre. Problemi anche per il fratellino. Insomma, una tragedia.

“Purtroppo – leggiamo sempre su tempostretto.it – la Giustizia non è intervenuta come sarebbe stato opportuno, altrimenti la storia avrebbe avuto un altro epilogo e forse oggi questi orchi sarebbero in carcere”, dice l’avvocato Cinzia Fresina, legale delle vittime. “C’è ancora tanto da fare – aggiunge – sotto il profilo della preparazione del personale della Giustizia perché gestiscano questi casi come sarebbe opportuno”.


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