La Cassazione toglie una bimba di 3 anni a una coppia di anziani

LA SUPREMA CORTE HA CONFERMATO UNA SENTENZA DELLA CORTE D’APPELLO. TUTTO NASCE DAL FATTO CHE AVEVANO LASCIATO LA PICCOLA IN AUTO MENTRE SCARICAVANO LA SPESA. LA MOTIVAZIONE E’ DEBOLE. E LASCIA APERTA UNA DOMANDA: POICHE’ I GIUDICI DICONO CHE L’ETA’ NON C’ENTRA, IL PRONUNCIAMENTO SAREBBE STATO LO STESSO VERSO UNA COPPIA DI VENTENNI O TRENTENNI? INSOMMA E’ GIUSTO TOGLIERE I FIGLI AI GENITORI LEGITTIMI CON MOTIVAZIONI FRAGILI?

La notizia è su quasi tutti i tg del nostro Paese: la Cassazione ha deciso di togliere la figlia a un’anziana coppia. Lui, il papà, ha 70 anni; lei, la mamma, ha 57 anni. La bimba, se non abbiamo capito male, circa 3 anni. I fatti vanno in scena a Mirabello, in provincia di Alessandria.

La coppia, questo va da sé, è riuscita ad avere la bimba grazie alla inseminazione artificiale. A giudicare dal servizio del tg, la bimba è stata tolta alla coppia perché il papà, scaricando l’automobile, dopo aver fatto la spesa, teneva la bimba in automobile.

Basta questo per dichiarare una coppia, benché su con gli anni, incapace di occuparsi di una bimba di 3 anni? Per la Cassazione, a quanto pare, sì.

La storia è raccontata con dovizia di particolari sul quotidiano il Messaggero di Roma.

Secondo la Cassazione, i due anziani coniugi, comportandosi così, hanno dimostrato di essere “distonici” rispetto alle esigenze della bimba. E questi, si premurano di spiegare i giudici della Cassazione, a prescindere dall’età dei genitori.

Ma le cose stanno proprio così? Siamo sicuri che i giudici della Suprema Corte avrebbero adottato lo stesso provvedimento con una coppia di ventenni o di trent’anni? 

“Fatto sta – leggiamo su il Messaggero – che ora la piccola è adottabile dalla famiglia alla quale è stata affidata quasi tre anni fa, quando aveva due mesi. Senza successo, i suoi genitori hanno cercato di non perderla rivolgendosi alla Cassazione contro il via libera all’adozione pronunciato dalla Corte di Appello di Torino nell’ottobre 2012. Ma non ce l’hanno fatta, nonostante le perizie sulle loro condizioni mentali avessero escluso qualunque tipo di squilibrio e persino l’assenza di processi degenerativi come l’Alzheimer”.

Insomma, i due genitori anziani non possono fare da mamma e papà alla loro figlia. Così ha sentenziato la Prima sezione della Corte di Cassazione presieduta dal giudice siciliano, Corrado Carnevale, nella sentenza 25213.

La Cassazione difende, insomma, la decisione della Corte d’appello. Gli anziani genitori manifesterebbero “una grave ed irreversibile inadeguatezza in relazione alle esigenze di sviluppo della minore”: questo, ribadiscono i giudici, “del tutto indipendentemente dall’età dei genitori: le inadeguatezze riscontrate potrebbero essere tali anche in soggetti di assai più giovane età”.

Sono state eseguite perizie sull’anziana coppia. Perizie che sono giunta alla conclusione che “il comportamento dei genitori” sarebbe “caratterizzato da notevolissima sottovalutazione delle esigenze della bimba, essendo padre e madre soltanto preoccupati di giustificarsi rispetto” ai vicini di casa che si erano allarmati vedendo la bebè piangere da sola in auto.

A parere della Cassazione, poi, il fatto che il fatto che i due anziani genitori siano stati assolti in sede penale dall’accusa di abbandono di minore non fa venire meno i problemi dal momento che “si tratta di una assoluzione per mancanza di dolo, che non esclude certo la sussistenza di una colpa”.

I due anziani sono stati visitati da medici che, supponiamo, si occupano anche di gerontologia. Tutt’e due sono stati trovato in ottime condizioni di salute. Soprattutto mentale. Ma questo non è bastato per riavere la loro bambina. 

Non hanno riavuto la figlia, ma in ‘compenso’ la coppia è stata condannata a pagare solo la metà delle spese processuali. Contentino un po’ amaro per chi ha perduto una figlia che è viva.

Sempre su il Messaggero leggiamo: “Di un «importante precedente giurisprudenziale» ha parlato Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione degli Avvocati matrimonialisti italiani: «Si tratta di una presa di posizione forte che apre il varco a nuovi accertamenti che la magistratura potrà effettuare sul conto di tanti genitori, nell’ambito dell’accertamento delle potestà genitoriali, anche sul piano motivazionale».


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