Scandalo formazione: due domande sul futuro dei dipendenti e sul Fondo sociale europeo 2014-2020

PENSARE ALLA ‘REGIONALIZZAZIONE’ DEGLI ADDETTI AL SETTORE E’ ILLUSORIO. MENTRE E’ VERA LA RESSA CHE SI STA SCATENANDO TRA I VARI POTENTATI PER METTERE LE MANI SUI FONDI EUROPEI DELLA NUOVA PROGRAMMAZIONE

Sulla formazione professionale l’inchiesta della magistratura va avanti. A Catania e a Messina. E, forse, altre altre città dell’Isola.

A Messina tra poco dovrebbe iniziare il processo che coinvolge i familiari di esponenti di primo piano della politica siciliana. Nella Città Etnea è stato scoperto un nuovo filone di raggiri ai danni della pubblica amministrazione. Con la presenza di altri esponenti politici.

A Catania spuntano i primi nomi di personaggi politici – o parenti di personaggi politici – che risultavano assunti, venivano regolarmente retribuiti, ma a quanto pare non si ammazzavano di lavoro.

Ci sono anche le solite forniture gonfiate. E il coinvolgimento di qualche funzionario regionale.

Nel complesso, il settore della formazione professionale finito sotto inchiesta è quello che il nostro giornale descrive da quando siamo in rete: un sistema che, a partire dalla seconda metà degli anni ’90, è stato ‘colonizzato’ direttamente dalla politica siciliana.

Gli enti, in alcuni casi, sono diventati ostaggio di una politica siciliana sempre più famelica. ‘Sistemare’ un proprio sodale – spesso anche un proprio parente – era la regola.

Non solo. A un certo punto gli enti formativi storici non bastavano più. Così sono nate le società chiamate a gestire la formazione professionale. Società dove, spesso, spuntavano – e spuntano ancora oggi – i nomi dei politici. Per oltre un decennio abbiamo assistito a uno strano conflitto di interessi: politici siciliani che, con la formazione, di fatto, foraggiavano enti dei quali erano essi stessi i proprietari.

Resta da capire che cosa succederà adesso. Il mondo sindacale sembra diviso. Cgil, Cisl e Uil chiedono al Governo regionale la riforma del settore. Ma una riforma non c’è. Mentre le altre sigle sindacali, per lo più autonome, sognano il passaggio alla Regione di tutti i circa 10 mila addetti e forse più (per ora ne hanno censiti 8 mila e rotti con l’Albo: ma sono molti di più, perché nel ‘mazzo’ vanno considerate le tantissime assunzioni fatte dopo il 31 dicembre del 2008 dal Governo retto allora da Raffaele Lombardo).

La verità è che, in ballo, ci sono i soldi della Programmazione 2014-2020 del Fondo sociale europeo. Con molta probabilità, sono gli unici soldi veri che la Regione siciliana avrà a disposizione nei prossimi anni. Ed è normale, come abbiamo raccontato ieri sera, che attorno a questa enorme massa di denaro si siano scatenati gli appetiti dei vai potentati politici e affaristici.

Due gli elementi che vanno segnalati. Primo elemento: il personale. Secondo elemento: la gestione del Fondo sociale europeo 2014-2020.

Le due questioni sono strettamente interconnesse. Vediamole.

Va da sé che chi punta a mettere le mani sui soldi del Fondo sociale europeo 2014-2020 non ha alcuna intenzione di trascinarsi dietro il personale. In questa storia c’è chi sta giocando sporco con gli addetti a questo settore.

Tutto sommato, la posizione più corretta, rispetto al personale, è quella che stanno tenendo Cgil, Cisl e Uil. Mentre la posizione del Governo regionale di Rosario Crocetta – che suscita entusiasmo tra i sindacati autonomi e tra i molti dipendenti del settore – è ambigua e proditoria.

Fare credere agli addetti di questo settore – che, lo ripetiamo, secondo noi sono molti di più degli iscritti all’Albo – che, finendo al Ciapi di Priolo, verranno poi ‘regionalizzati’ è un inganno. Non soltanto perché, come giustamente hanno osservato i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil, l’uso dei fondi comunitari non consente la ‘stabilizzazione’ del personale, ma perché la Regione, in questo momento, ha il problema opposto: quello di licenziare personale e non di assumerne altro.

Chi dice il contrario mente sapendo di mentire. La verità è che il Governo regionale, nei prossimi mesi, cercherà di ‘sbolognare’ gli addetti a questo settore, non certo di ‘stabilizzarli’. Perché la Regione siciliana, per chi ancora non l’avesse capito, è tecnicamente fallita.

La Regione, oggi – a siamo a metà ottobre – non ha i soldi per completare il versamento ai Comuni previsto dalla legge. Figuriamoci se ha i soldi per ‘stabilizzare’ oltre 10 mila persone.

Questa storia del Ciapi di Siracusa è una trovata per tenere buoni i dipendenti. Gli stessi dipendenti se ne accorgeranno tra qualche mese, quando continueranno a ritrovarsi senza futuro.

Il gioco che si è aperto sui soldi del Fondo sociale europeo destinati alla Sicilia, con molta probabilità, è molto più grande di quello che appare oggi. Siamo arrivati al secondo elemento di questa storia: la gestione prossima ventura dei soldi – tanti soldi – del Fondo sociale europeo prossimo venturo.

C’è un dato che dovrebbe far riflettere. Si sta indagando – ed è giusto – sulla gestione di enti e società che operano nel settore della formazione professionale siciliana gestite, di fatto, dalla politica. Ma, sempre di fatto, sappiamo veramente poco sul come, dal 2007 ad oggi, sono stati spesi i 2,1 miliardi di euro del Fondo sociale europeo 2007-2013.

A chi l’avesse dimenticato, ricordiamo che lo scorso anno, in estate, quando la Regione, con un anno di ritardo, metteva finalmente in ‘moto’ l’Avviso 20/2011, i soldi del Fondo sociale europeo 2007-2013 erano in buona parte scomparsi.

Chi ha memoria dovrebbe ricordare che, in quei giorni, il Governo regionale dell’epoca raschiava il fondo del barile del bilancio regionale per far partire questo benedetto Avviso 20.

La scena, almeno dal nostro punto di vista, era molto ‘divertente’. Da un lato si diceva che, con l’Avviso 20, tutti i corsi formativi passavano in capo ai fondi europei. Dall’altro, però, lo stesso Avviso 20 partiva con fondi regionali raccattati qua e là.

In questa contraddizione c’è il grande raggiro che stava – e sta – dietro l’Avviso 20. Sempre per chi ha memoria, ricordiamo che la prima annualità di questo Avviso prevedeva una spesa di 286 milioni di euro circa. Soldi che la Regione, la scorsa estate, non aveva in ‘cassa’.

L’Avviso 20 è partito con una disponibilità di gran lunga inferiore a quella stabilità. I conti odierni – che non sono ancora chiusi – dicono che, con la prima annualità dell’Avviso 20, sarebbero stati spesi 220 milioni di euro. Non è vero. Forse – ma non è detto – a 220 milioni di euro si arriverà non appena saranno completati, da parte della Regione (ammesso che vengano completati) i pagamenti della prima annualità dell’Avviso 20.

Cosa vogliamo dire? Altre tre cose.

La prima è che, quando si completeranno i pagamenti della prima annualità dell’Avviso 20, si scoprirà che saranno stati spesi meno di 220 milioni di euro.

La seconda cosa è che, a quel punto, qualcuno si dovrà chiedere che fine hanno fatto i soldi frutto della differenza tra i 286 milioni di euro iniziali e la spesa effettiva sostenuta dalla Regione per la prima annualità dell’Avviso 20 (stiamo parlando, forse, di 100 milioni di euro!).

La terza cosa è che sono stati proprio questi numeri ‘ballerini’ – mai da qualcuno controllati, meno che mai dall’Unione Europea – che hanno scatenato gli appetiti di chi, adesso, vorrebbe mettere le mani sulla Programmazione 2014-2020 del Fondo sociale europeo.

Il tutto si sintetizza in una considerazione-domanda che, qualcuno, in questi giorni si sta ponendo: se la politica siciliana, tra il 2007 e il 2013, ha fatto tutto questo trascinandosi, alla fine, il personale del settore (non pagato negli ultimi anni), quanto ci guadagneremo gestendo questi soldi dopo esserci liberati del personale?

A chi andranno ‘sti soldi?

Noi un’idea ce la siamo fatta. Ne parliamo alla prossima puntata…


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