Caro assessore Nicolò Marino: conosce le ‘avventure’ di Girgenti Acque?

dall’ex Sindaco di Racalmuto
Salvatore Petrotto,
riceviamo e volentieri pubblichiamo

All’assessore Nicolò Marino chiedo, cortesemente, se conosce la disastrosa situazione relativa alla gestione privata del servizio idrico nell’agrigentino. Se è a conoscenza del sequestro operato dai suoi colleghi Magistrati delle condotte fognarie di Agrigento che scaricavano i liquami di mezza città sulla spiaggia di San Leone. Se conosce il procedimento penale a carico dell’ex amministratore delegato di Girgenti Acque, la società di gestione di tali servizi idrici, tal Giuseppe Giuffrida, originario della provincia di Catania chiamato a rispondere, dal Tribunale di Agrigento, momentaneamente di danneggiamento, violazione dei codici ambientali e di quelli dei beni culturali e di una interminabile serie di inadempimenti di contratti di pubbliche forniture.

Se conosce la denuncia presentata dall’ex amministratore delegato, Carmelo Salamone, dimessosi a giugno scorso perché contrario alla gestione per niente trasparente e clientelare sempre di detta società. Il Salamone, tra l’altro, lamenta l’accumulo di debiti per 45 milioni di euro, a causa di illegittime forniture di beni servizi e l’assunzione di centinaia di impiegati, segnalati da politici e funzionari pubblici. Il Salamone, rincara la dose, allorquando denuncia pubblicamente, e non solo, l’ improprio utilizzo di parte di quel personale, pagato da tutti i cittadini utenti del servizio idrico, in società private che poco hanno a che fare con Girgenti Acque. A distrarre, illegalmente tale personale nelle sue società private, secondo quanto emerso anche nel corso di una conferenza stampa, tenuta dal Salamone è il presidente ed azionista di maggioranza, Marco Campione, detentore del 51% delle azioni societarie.

Del resto, il sottoscritto, sempre su Link Sicilia, non più di una settimana fa denunciava pubblicamente che ‘’figli di poliziotti della Questura di Agrigento, figli di funzionari dell’Agenzia delle Entrate, i figli dell’ex presidente della Provincia, Eugenio D’Orsi, lavorano presso Girgenti Acque od in società ad essa collegate. Dopo lo scioglimento della Provincia regionale di Agrigento, guarda caso, proprio l’ex Presidente D’Orsi è stato nominato commissario straordinario dell’Ato idrico che presiedeva già prima, nella qualità di Presidente della Provincia. Ci riferiamo all’ente pubblico composto da tutti i Comuni agrigentini che dovrebbe sanzionare Girgenti Acque da anni e che non l’ha fatto.

Di controlli di gestione infatti se ne sono visti ben pochi, dal 2008 ad oggi. Di posti di lavoro, invece, a centinaia, assicurati esclusivamente a figli, parenti ed amici degli amici di politici e di qualche servitore dello Stato.’’ Ritornando al dominus di Girgenti Acque, Marco Campione, si segnala altresì che è già stato condannato ad un anno di reclusione ed al risarcimento allo Stato di un milione e mezzo di euro, in virtù di una sentenza definitiva emessa dalla Suprema Corte di Cassazione, per falso e truffa; reati commessi nella realizzazione dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento.

Lo stesso Campione, tra l’altro, è attualmente in attesa di sentenza di primo grado ad Agrigento, per un’altra inchiesta, relativa al nosocomio agrigentino. Nel corso di quest’altro processo penale è stata chiaramente dimostrata, con tanto di inoppugnabili perizie, una preoccupante situazione di stabilità dell’ospedale agrigentino, che ha indotto il Tribunale agrigentino ad ordinare, per un certo periodo, il suo sequestro giudiziario, perché costruito, un decennio fa, da Campione, utilizzando, illegalmente, calcestruzzo depotenziato.

Per tale procedimento la Procura della Repubblica di Agrigento ha chiesto, per il nostro Campione, 4 anni di condanna ed un altro, questa volta, ultra milionario, risarcimento danni. Di Marco Campione ha pure diffusamente parlato il Maggiore dei Carabinieri Lucio Arcidiacono, nel corso di più di un’udienza del noto processo che si sta celebrando a Catania a carico dell’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo e di suo fratello Angelo, per concorso in associazione mafiosa.

Secondo le rivelazioni dei pentiti e le conclusioni del Maggiore Arcidiacono, Giuseppe Giuffrida, è subentrato ad Angelo Lombardo (eletto al Parlamento Nazionale nel 2006) nella gestione dei servizi idrici nel catanese con la società ACOSET, la sua mission, per volere dei fratelli Lombardo, è stata quella di creare, assieme a Marco Campione, la società Girgenti Acque; il tutto, secondo quanto desume il maggiore Arcidiacono, con il lasciapassare della mafia, in considerazione del fatto che il Campione viene indicato quale storico imprenditore di riferimento delle cosche siciliane.

Del resto, caro assessore Marino, 19 sindaci della provincia di Agrigento, il 24 luglio del 2012, a proposito delle infiltrazioni mafiose all’interno di Girgenti Acque, denunciavano, tra le tante illegalità commesse da Girgenti Acque, alla Procura della Repubblica di Agrigento, al suo Assessorato Regionale ed ovviamente al Ministero dell’Interno quanto segue: “si rappresenta ancora che gli organi di informazione hanno pubblicato diverse notizie relative a società, facenti parte della compagine sociale del gestore, Girgenti Acque, che non avrebbero ottenuto le prescritte certificazioni antimafia dalla Prefettura di Napoli (Ibi s.p.a.) e da quella di Cagliari (Entei spa, società addirittura gestita dalla figlia dell’amministratore della IBI spa)”.

Pertanto, alla luce di queste ed altre innumerevoli denunce contro il gestore privato dei servizi idrici nell’agrigentino da parte di associazioni di consumatori, comitati spontanei, sindacati, e numerosi rappresentanti politici, compreso il sottoscritto, Le chiedo se non ritiene opportuno un suo autorevole intervento per contribuire a risolvere tali gravissimi problemi, di concerto con la Magistratura agrigentina, catanese e palermitana. Problemi che, se non risolti, in maniera risoluta, al di là della loro gravità penale, stanno affliggendo un’intera provincia. Tutti quanti siamo alle prese con un insopportabile inquinamento del mare, con le tariffe idriche più care d’Italia e con costi impropri scaricati sui cittadini che ricevono un pessimo servizio.

Nelle case, infatti, viene erogata della imbevibile e disgustosa acqua dissalata, anche perché la Regione Siciliana ha ceduto, gratuitamente, le copiose sorgenti di Santo Stefano di Quisquina, alla Multinazionale Nestlé che ci vende la nostra acqua ‘Vera’ in bottiglie di plastica riempite con quel puro e prezioso liquido che ci hanno rubato nei pressi dell’eremo di Santa Rosalia, tra i Monti Sicani. Se lo faccia spiegare dal deputato regionale Giovanni Panepinto e da altri suoi colleghi, i quali all’inizio avevano ingaggiato una dura e strenua battaglia contro la privatizzazione dell’acqua. Adesso, come anche Lei ha potuto ben constatare, inspiegabilmente, tali deputati, acqua in bocca, hanno perso la loro loquacità, si assentano, quando si parla d’acqua! Il mio illustre compaesano, Leonardo Sciascia, direbbe che è meglio non parlare di corda in casa dell’impiccato.

E’ orma chiaro a tutti noi poveri cittadini, che tali rappresentanti istituzionali che dovrebbero sostenere le sue sacrosante battaglie, in materia di acqua e rifiuti, tanto per non uscir fuori dal seminato letterario sciasciano, stanno lavorando, sottobanco, perché tutto finisca, come si suole dire, a coda di sorcio! Si è reso conto, caro assessore Marino, col distacco che si addice alla sua esperienza di Magistrato di quanto attuale sia quella famosa espressione di Giorgio Gaber: persino in parlamento, c’è un’aria incandescente, si scannano su tutto e poi non cambia niente! Mi scusi assessore, faccia qualcosa, la prego, si raccordi con i suoi colleghi magistrati e ripristini la legalità vera! Bando alle manifestazioni d’intenti di facciata come continua a fare chi vuol continuare a galleggiare nelle fetide acque dei nostri mari inquinati, abbeverandosi nelle fonti della Nestlè e di Girgenti Acque, mentre qualcun altro non disdegna di arricchirsi anche con i rifiuti, come Lei ha avuto modo di sottolineare qualche settimana fa.

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