La Sicilia di Crocetta? Un treno dirottato verso un binario morto…

Riflettendo sulla relazione della Corte dei Conti, le domande che vengono in mente sono tante. Due, in particolare, ci sembrano centrali. Prima domanda: quanto potrà resistere ancora la Sicilia con oltre 3 miliardi di euro di entrate finte nel bilancio, con la sanità pubblica in ginocchio, con gli investimenti assenti (leggere flop dei fondi europei), con il sistema delle imprese dell’Isola ancora troppo legato alla spesa pubblica regionale e con una burocrazia lenta e tutt’altro che ‘trasparente’? Seconda domanda: perché davanti a uno scenario così drammatico il Governo di Rosario Crocetta ha aperto tutti questi fronti conflittuali?

Le due domande sono strettamente legate tra di loro. Perché molti dei problemi descritti con puntualità dai giudici contabili in sede di ‘parifica’ del Bilancio regionale sono stati accentuati proprio dal Governo. Domande che generano altro domande. 

Per esempio: all’atto d’insediamento del Governo, o qualche settimana dopo, per bloccare la spesa regionale era proprio necessario offendere – perché di questo si è trattato – tanti dirigenti regionali (ricordiamo il caso dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente: ma non è il solo) con parole fuori luogo? Perché meravigliarsi, poi, del blocco sostanziale dell’amministrazione? Per quale motivo chi è stato umiliato avrebbe dovuto aiutare un Governo regionale che, in buona parte, è fatto da personaggi inadeguati al ruolo che sono chiamati a svolgere?

E’ servito a qualcosa aprire un fronte di conflittualità con i dipendenti dei beni culturali dell’Isola a ridosso della stagione estiva? Fino a che punto è stato ‘intelligente’ tenere sulla corda per otto mesi i circa 10 mila dipendenti della formazione professionale? Il presidente e una parte del Pd siciliano pensavano che questi soggetti, alle elezioni comunali, avrebbero votato in massa per Megafono e Partito democratico? Così, a quanto pare, non è stato. Perché, alla conta dei voti, Pd e Megafono non sono stati premiati.

Altra domanda: il presidente Rosario Crocetta pensava veramente che, mettendosi a sbraitare, la Regione siciliana avrebbe accelerato la spesa dei fondi europei? Lo sfiora l’idea che i dirigenti regionali, presi a male parole, non hanno fatto nemmeno quel poco che avrebbe consentito al Governo di ottenere, sul fronte dei fondi europei, risultati un po’ meno disastrosi di quelli che ha ottenuto?

Che senso ha non aver presentato nemmeno un disegno di legge – a parte, ovviamente,la disastrosa manovra economica – e poi accusare la presidenza dell’Ars di bloccare l’iter delle leggi che lo stesso Governo non ha mai presentato? Il presidente Crocetta pensa veramente che gli osservatori di fatti politici siciliani siano così distratti da non accorgersi di certi strafalcioni istituzionali del Governo?

Che senso ha aver aperto il fronte dei rapporti finanziari con lo Stato, per poi farsi scippare non 800 milioni di euro, ma addirittura 914 milioni di euro da Roma? E’ normale annunciare l’applicazione dell’articolo 37 dello Statuto, per poi concludere tutto, come ha fatto l’assessore Luca Bianchi a Sala d’Ercole, che forse arriveranno dallo Stato appena 50 milioni di euro, ben sapendo che l’applicazione dell’articolo 37 dello Statuto dovrebbe portare nelle ‘casse’ della Regione almeno 4 miliardi di euro?

Presidente, lei pensa veramente che i siciliani siano tutti stupidi e lei solo l’intelligente?

Che senso ha tenere sula plancia di comando dell’assessorato regionale all’Economia un personaggio – il già citato Luca Bianchi – che l’unica cosa che fino ad oggi ha ‘garantito’ sono i soldi che Roma ci ha scippato?

Che dire della sceneggiata della revoca delle autorizzazioni del Muos di Niscemi? Ha idea di quanti soldi costerà alla Regione questa revoca, peraltro inutile? Non sarebbe stato più serio, invece di percorrere impervie e pericolosissime strade amministrative, porre la questione politica del Muos in sede di Consiglio dei Ministri, dove, per fatti inerenti la Sicilia, il presidente della Regione siede con il rango di Ministro della Repubblica?

Parliamo dell’acqua? Che senso ha, dopo che la Commissione Ambiente e Territorio dell’Ars discute il disegno di legge sul ritorno alla gestione pubblica del settore, proporre un disegno di legge a tutela degli interessi privati?

A nostro avviso, i problemi segnalati dalla Corte dei Conti – che sono gravissimi – diventano ancora più gravi se sommati a uno stile amministrativo che non sembra avere né capo, né coda.

In tutto questo ci sono le promesse elettorali: la proroga dei contratti ai precari, il piano di investimenti da 50 milioni di euro per i cantieri scuola da affidare ai Comuni e via continuando.

Dove pensa di arrivare continuando di questo passo? Ha contezza o no di aver condotto la nostra Regione in un binario morto?

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