Palermo, cemento per 40 mila metri quadrati di agrumeto in via Trabucco

Con una mano il Comune di Palermo si candida a diventare ‘Capitale’ di non abbiamo ancora capito bene quale cultura; con l’altra mano, invece, non si candida, ma si presenta direttamente per rinverdire i ‘fasti’ della sottocultura cianciminiana del cemento a gogò. Via limoneti e aranceti e spazio per una bella colata di cemento. Per realizzare che cosa? Aree commerciali! E pazienza se in città i Centri commerciali chiudono perché nessuno ha più soldi per comprare qualcosa! Pazienza se il commercio artigianale continua a morire. L’importante è speculare sul territorio cittadino. I soldi, prima di tutto. Don Vito docet…

Di scena una grande area ancora verde (anche se contrassegnata da costrizioni abusive che, come ora vedremo, verranno ‘valorizzate’) dalle parti di via Trabucco, a due passi dall’Ospedale “Vincenzo Cervello”, nel quartiere Cruills. Invece di valorizzare questo verde il Consiglio comunale della città che si candida a ‘Capitale della cultura’ del piffero ha ‘ammannito’ un bel Piano particolareggiato per ‘liberare’ per massacrare questo lembo di verde.

Il Piano particolareggiato era ‘parcheggiato’ a Palazzo delle Aquile. Nessuno se la sentiva di tirare fuori questo ‘brillante’. Poi, nei giorni scorsi, così si racconta, al Comune sarebbe stato recapitato un atto di diffida. In calce, la firma di uno studio legale a Palermo piuttosto noto: quello degli avvocati Nunzio Pinelli e Renato Schifani. Sì, avete letto bene: Renato Schifani,. Già presidente del Senato e oggi capogruppo al Senato del Pdl. Non vi dovete stupire, perché nella vita Schifani e Pinelli, da anni, si occupano di diritto urbanistico.

Insomma, lo studio Schifani scrive e i consiglieri comunali di Palermo scattano sull’attenti: “Comandi!” (neanche se fossero, con rispetto parlando, gli avvocati Guido Aula e Ettore Lo Cascio…). Anche se , in realtà, il ripescaggio di questa delibera è avvenuto in modo proditorio.

Tutti sapevano che la vice presidente del Consiglio comunale, Nadia Spallitta, su questa incredibile delibera (che vi descriveremo, per grandi linee) aveva chiesto chiarimenti agli uffici comunali e alla Commissione Urbanistica. Sapendo di doversi assentare, Nadia Spallitta aveva chiesto ai suoi colleghi di non effettuare il ‘prelievo’ di questa delibera.

La risposta dei consiglieri comunali è stata, ma solo sulla carta, tranquillizzante: “Nadia, figurati! Senza di te questa delibera non verrà mai esaminata e approvata!”. Detto e fatto, ovviamente detto e fatto l’esatto contrario.

Proprio il giorno in cui Nadia Spallitta non era presente, il Consiglio comunale ha prelevato in frett’e furia la delibera sul Piano particolareggiato di via Trabucco e l’ha approvata in un baleno. Una vergogna!

Attenzione: di solito, a Sala delle Lapidi, un Piano particolareggiato prende due, tre sedute per approfondire tutti i particolari della manovra urbanistica. Invece per via Trabucco hanno fatto tutto in pochissimo tempo. In pratica, erano tutti ‘appattati’. Tutti no, in effetti. Perché due consiglieri comunali di opposizione, che avevano promesso alla collega Spallitta di non trattare tale argomento, si sono allontanati dall’aula ‘schifiati’.

La reazione di Nadia Spallitta non si è fatta attendere: “Non condivido né il metodo, né i contenuti della delibera che ha per oggetto l’approvazione del Piano particolareggiato di via Trabucco – dice – che destina circa 43 mila metri quadrati di territorio comunale ad aree commerciali D2. Avevo chiesto ai colleghi di rinviare la trattazione, perché il provvedimento necessitava, a mio avviso, di alcuni approfondimenti. L’atto è stato votato in mia assenza”.

La stessa Nadia Spallitta spiega perché questa Piano particolareggiato non le piace affatto: “In primo luogo – precisa – ritengo che la città non abbia bisogno di altre aree commerciali, dal momento che sono sorti centri e strutture commerciali, anche in aree destinate a verde o servizi, che hanno esautorato il comparto. Inoltre, l’atto contrasta con le linee guida, in quanto implica ulteriori costruzioni in zone che sono attualmente in parte limoneti e mandarinati”.

“Avevo presentato un’interrogazione – prosegua la vice presidente del Consiglio comunale – rimasta ad oggi senza risposta, dal momento che sull’area sembrerebbero insistere numerose costruzioni abusive, che, inspiegabilmente, tuttavia, non sono censite, né descritte dettagliatamente nel Piano particolareggiato”.

Costrizioni abusive in un’area oggetto di un Piano particolareggiato approvato? Complimenti vivissimi al Consiglio comunale, complimenti al Sindaco, Leoluca Orlando e complimenti al presidente della Commissione Urbanistica del Comune, Alberto Mangano. Sarebbe questa la ‘cultura’ della quale Palermo dovrebbe essere ‘Capitale’?

“Nell’interrogazione – prosegue Nadia Spallitta – chiedevo di conoscere se vi fossero residenze o capannoni abusivi, perché non fossero stati eventualmente demoliti, se fossero sanabili o sanati. La domanda era collegata alla circostanza che il Piano prevede 3 milioni di euro di spesa pubblica per espropriazioni ed urbanizzazioni e volevo capire se e in che misura opere abusive ne avessero potuto trarre vantaggio e quali eventuali correttivi introdurre nel Piano”.

“A ciò si aggiunga che, senza una motivazione esaustiva, e senza la forma procedimentale della variante urbanistica – dice ancora Nadia Spallitta – il Piano particolareggiato contrasta con le norme tecniche di attuazione del Piano regolatore generale, che impongono per le aree D lotti minimi di 3 mila metri quadrati, all’interno dei quali garantire parcheggi, verde e servizi”.

“In altri termini – prosegue la vice presidente del Consiglio comunale – in tutto il territorio cittadino si tratta di parametri obbligatori. Invece per il Piano Trabucco si va ‘in deroga’ e ci sono lotti di 400, 600, 2000 metri quadrati. Sostanzialmente, la metà dei lotti non risponde ai parametri imposti dal vigente Prg” .

“Presenterò – continua – un’ altra interrogazione per conoscere quanto di seguito:

1) quali siano le ragioni di interesse pubblico che hanno portato all’individuazione di questi lotti e se ci sia una corrispondenza tra la proprietà dei terreni e le forme e le dimensioni indicate nel Piano particolareggiato, che non sono tra loro omogenee;

2) se gli standard siano stati rispettati e, in particolare, il Decreto Ministeriale 1444/68, che prevede che nelle zone D a carattere industriale gli spazi pubblici non possano essere inferiori al 10% dell’intera superficie, mentre nelle zone D a carattere commerciale a ogni 100 metri quadrati di superficie lorda degli edifici previsti deve corrispondere una quantità minima di 80 metri quadrati di spazi pubblici, di cui la metà per parcheggi; tra l’altro, nel Piano approvato sono previsti solo 3 mila metri quadrati di parcheggi e solo 2 mila per verde pubblico – peraltro non facilmente accessibile secondo il progetto – su un’area di 40 mila metri quadrati circa, per cui non sembrerebbe che i predetti parametri siano stati osservati;

3) se esistano discrasie tra il Piano particellare di esproprio del valore di circa 2 milioni di euro e le aree di impianto degli edifici commerciali. Sembrerebbe infatti che si esproprino particelle per realizzare urbanizzazioni, mentre nell’elaborato planivolumetrico sulle stesse particelle insistono insediamenti produttivi privati.;

4 ) come si sia arrivati al valore espropriativo di 195 euro a metro quadrato, applicato in modo uniforme a tutti i lotti, in virtù del quale, ad esempio, l’espropriazione di 200 metri quadrati di mandarinato costano circa 50 mila euro, e se ci siano lotti da espropriare sui quali insistano opere abusive;

5) che natura giuridica abbiano gli atti di diffida pervenuti al Consiglio comunale da parte di soggetti inseriti nel Piano particellare di esproprio e, in particolare, se risponde al vero, come risulterebbe dagli atti, che il Comune espropri aree e paghi centinaia di migliaia di euro di indennità per realizzare parcheggi che saranno posti anche al servizi degli stessi proprietari parzialmente espropriati titolari delle rimanenti parti del lotto, sui quali realizzeranno i loro insediamenti produttivi.

In pratica, con i soldi pubblici si realizzerebbero i parcheggi per i privati. Un bell’affare!

“In altri termini – conclude Nadia Spallitta – considerata la delicatezza della materia, gli interessi pubblici e privati coinvolti, la previsione di spesa, la necessità di tutelare gli scampoli di verde del nostro territorio, ma anche dell’economia locale ed inoltre le diverse criticità oggetto della citata interrogazione, l’aula avrebbe dovuto avere ad un comportamento più riflessivo e attento, proprio per garantire quel buon andamento, quell’imparzialità e cura dell’interesse pubblico a cui siamo demandati”.

A nostro avviso, in questa storia, c’è molto lavoro per la magistratura penale e, considerando anche gli ‘espropri’ e i ‘parcheggi’, anche per la Corte dei Conti. Quest’ultima, ovviamente, riguarderebbe i consiglieri comunali che hanno votato l’atto.

 


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