Gesip: il grande bluff

Doveva essere il giorno della ripresa delle attività, per i 1.787 lavoratori Gesip. La data del 2 maggio 2013 era stata annunciata su comunicati, giornali e siti come quello dell’inizio del rientro in attività, seppur a scaglioni, dopo la sospensione, lo scorso primo settembre. Tutto, in virtù degli accordi firmati dal Comune, socio unico di Gesip, con la Regione, il Governo nazionale e l’Inps l’11 aprile e con le firme arrivate in extremis, tra il 29 e il 30 aprile scorsi.

I lavoratori restano tutt’ora in cassa integrazione in deroga, ma saranno utilizzati in attività di pubblica utilità per 20 ore settimanali fino al 30 giugno prossimo, con la possibilità di una proroga fino al 31 dicembre 2013, con una paga mensile di 900 euro nette a carico del Comune.

Nessuna comunicazione ufficiale, però, per i dipendenti che, stamattina, a centinaia, si sono presentati in via Garibaldi per conoscere il loro destino. Hanno fatto affidamento sulle notizie di stampa, sui passaparola. E basta. La versione messa in giro per spiegare il perché del caos è nei tempi ristretti a disposizione del Comune: la firma è stata messa soltanto due giorni fa e in mezzo c’è stata pure una festività.

La confusione e l’incertezza, comunque, erano enormi stamattina. Nell’androne del vecchio palazzo che ospita la sede Gesip erano appesi in bacheca soltanto gli elenchi alfabetici dei lavoratori, con l’indicazione delle destinazioni, dove –gli è stato comunicato verbalmente – dovranno presentarsi da domani. Nelle varie sedi gli sarà consegnata la comunicazione ufficiale della ripresa, ma forse arriverà una lettera a casa. Non si sa. In via Garibaldi, qualcuno racconta che le prime lettere erano state consegnate, ma subito ritirate per motivi non chiari, però si tratta di voci.
L’unica cosa certa, ad oggi, è la nebbia che avvolge i contorni di questa vicenda che riporta i dipendenti Gesip allo status di precari, di lavoratori senza una fisionomia e senza un destino chiaro e rassicurante. Gli accordi per la cassa integrazione giungono al massimo fino al 31 dicembre, poi il buio.
Un grande bluff, insomma. Almeno, è quello che temono alcuni lavoratori Gesip. “Tutt’ora – dicono a Linksicilia – risultiamo dipendenti di Gesip sospesi dal lavoro. Abbiamo appreso dei vari passaggi dalla stampa, mai da note ufficiali. Allo stato attuale, delle convocazioni si sa soltanto per passaparola. Anche la notizia della sospensione, a suo tempo, ci è stata data con una lettera inviata per mail e appesa nella bacheca delle varie sedi di Gesip”.
Il piano di azione predisposto dal Comune prevede, in parallelo alla ripresa delle attività, il monitoraggio del personale per verificare quanti lavoratori possano essere messi in pensione e quanti, invece, debbano essere esclusi perché non idonei al lavoro. Inoltre, il Comune, verificherà le eventuali esigenze di personale delle società partecipate in cui far transitare i dipendenti Gesip, dopo lo svolgimento di percorsi formativi che, comunque, per i lavoratori in cassa integrazione, come quelli di Gesip, sono obbligatori per non perdere l’indennità.
Il documento è stato firmato anche dai rappresentanti di 9 sigle sindacali (Usb, Uiltucs, Cisal, Conflavoratori, Alba, Ugl, Asia, Cisl e Filcara Cgil).

Ma, quello che è stato considerato un successo dall’amministrazione comunale, nonostante mesi di tensioni, polemiche con la Regione e con il ministero del Welfare, manifestazioni e occupazioni di sedi istituzionali, secondo qualcuno equivale a una sostanziale retrocessione al livello di Lsu e allo svanire di prospettive, dopo la data fatidica del 31 dicembre.

Il vero dramma infatti, per questi lavoratori, è la perdita dello status di lavoratori. “Perché noi non rientriamo come dipendenti Gesip, ma come lavoratori di pubblica utilità. Da una situazione di lavoro stabile e a tempo indeterminato, passiamo a una condizione di lsu, assolutamente anomala. Ci stanno ributtando nelle condizioni uguali a quelle degli anni ’90, solo che ora non abbiamo più 25 anni. Abbiamo famiglie, impegni assunti in virtù di una stabilità che avevamo conquistato e che ci è stata tolta, non si capisce perché”.
La Gesip, è nata nel 2001, come società mista tra Comune e Italia Lavoro e il transito dei primi 1.500 precari; nel 2004 si costituisce la Spo, con socio unico la Gesip, per gestire il piano per l’occupabilità di 3.300 ex pip, in cui trovano occupazione 90 co.co.co. Nel 2005 la Gesip stabilizza altri 350 addetti al verde, che si sommano ai 1.534 lavoratori già assunti, e nel 2006 nasce la Gesip Srl, che stabilizza 105 lavoratori socialmente utili con il compito di curare i servizi socioculturali della città dei ragazzi e il trasporto dei disabili.
Nel 2007, esce dalla compagine societaria Italia lavoro e il Comune resta socio unico di Gesip. Nel 2010, la società è stata posta in liquidazione, gravata da pesanti perdite e con l’azzeramento del capitale sociale. Nel naufragio è coinvolta anche Gesip srl, che aveva ottenuto, invece, un utile seppur minimo. L’attività dei dipendenti è proseguita fino al settembre 2012 anche grazie all’intervento finanziario dello Stato, con i 45 milioni per l’emergenza rifiuti, nel luglio 2011, e con 10 milioni assegnati nel 2012.
Per i 4 mesi da settembre a dicembre 2012, i lavoratori hanno ottenuto la cassa integrazione in deroga, ricevendo poco più di 600 euro al mese; lo stesso beneficio è stato assegnato per i primi 4 mesi di quest’anno.
Nel frattempo, promesse, fughe in avanti, marce indietro clamorose da parte del sindaco Orlando, del presidente della Regione, Crocetta. Il Comune aveva preparato un piano basato su 4 anni, che prevedeva la riduzione del personale di alcune centinaia di unità. Nonostante i suoi toni trionfalistici, il piano di Orlando non è passato: la cassa integrazione in deroga durerà soltanto fino al 31 dicembre, se non ci saranno proroghe, saremo di nuovo sospesi.
In effetti, la strategia del Comune ha sempre fatto registrare un’andatura zoppicante. “Per i lavoratori Gesip, Orlando –raccontano questi lavoratori al nostro sito – aveva ipotizzato il passaggio a una società del tutto nuova, la Seme, Servizi metropolitani, ma il progetto si è subito perso nelle nebbie della mancanza di idee. Lo stesso sindaco, a gennaio, in una riunione a palazzo Galletti, aveva proposto la creazione di una società consortile, la Costruzioni edile Srl, che avrebbe dovuto inglobare i dipendenti delle società partecipate dal Comune, compresi quelli di Gesip, e destinata in seguito a diventare una Spa. Anche di questo progetto, non si è saputo più nulla”.
Nel frattempo, i lavoratori avrebbero dovuto seguire dei corsi di formazione e di riqualificazione professionale, per non perdere l’indennità. “Non sono mai arrivate a moltissimi lavoratori le lettere di convocazione ai corsi –dicono i lavoratori – e molti sono stati informati soltanto con il passaparola. Alcuni corsi sono partiti in aprile, altri addirittura partono oggi. Sono 6 ore di corso, ma non è chiaro se a queste si debbano aggiungere le 4 ore di lavoro”.
Dalla ricostruzione di questi lavoratori, emergono alcune domande: come mai Crocetta che si opponeva al piano del Sindaco, lo ha poi, nei fatti supportato? A chi giova, veramente, il non licenziamento dei dipendenti dalla Gesip a chi giova veramente? E come mai sebbene il precariato è stato più volte condannato come fonte continua di voto di scambio, le istituzioni tutte stanno supportando in maniera attiva o col silenzio, il ritorno alla precarietà di 1800 persone?


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