A Palermo, in un ospedale pubblico, in fila per le analisi del sangue…

“Ma le sembra giusto che io co ‘sto caldo debbo state qua, all’impiedi, ad aspettare che mi tirano il sangue? Prima quando il medico mi diceva: ‘Fai queste analisi’, andavo al Laboratorio e mi spicciavo subito. Certe volte dieci minuti. Al massimo mezz’ora. Ora sono qui da un’ora e mezza. E chissà quanto devo aspettare”.

“E io che devo dire? Le sembra giusto che io, incinta di otto mesi, debbo stare qui ad aspettare? Anzi che mi hanno fatto sedere. Un signore mi ha vista e mi ha detto: ‘Signora, venga qui, si prende il mio posto. E ora aspetto. Quanto aspetterò? Non lo so. Sono arrivata poco fa. Un signore mi ha detto che, prima di me, ci sono una cinquantina di persone. Poi oggi co ‘sto caldo non ci voleva proprio. Poi dopo che finisco mi devo prendere l’autobus per tornare a casa. E da qui chissà ogni quanto passa l’autobus. Che le devo dire: una mattinata persa con ‘sta pancia appresso”.

“Ma le sembra giusto che io che sono diabetica debbo stare qui ad aspettare? Sto morendo dal caldo. Non c’è manco dove sedersi. Perché non glielo dice lei, ai politici? Che siamo bestie? E poi che è ‘sta cosa? Io quando mi tirano il sangue sotto il Laboratorio c’è un bar e mi mangio un cornetto e mi bevo un succo di frutta e mi riprendo. La tirata del sangue mi impressiona. Qui mi sono informata e dice che il bar l’hanno chiuso. Una mi ha detto: vai lì che c’è il panellaro. Ti compri un panino e, magari, trovi da bere. Ma che mi devo mangiare una cosa fritta dopo che mi succhiano il sangue? Ma le pare giusto?”.

“Ma le sembra giusto che io, pensionato, a settantaquattro anni mi devo fare tutta ‘sta strada per venirmi a fare le analisi? Il mio medico mi ha detto: ‘Fai queste analisi’. Me le ha scritte in un foglio. Sono andato al Laboratorio dove sono sempre andato. Era chiuso. Mi sono informato e mi hanno detto: vattele a fare all’ospedale, le analisi, che per ora con i Laboratori c’è un casino. Mi sono informato e mi hanno detto che il casino è con la Regione. Dice che alcune analisi non gliele pagano più. E altre gliele pagano poco. Io, sa, niente ne capisco di queste cose. Mi sono informato e mi hanno detto: ‘Queste traminasi e quelle del fegato costano un sacco di soldi. Perché per ora se vai da un altro Laboratorio si devono pagare. La Regione dice che non ha i soldi. Dice che le dobbiamo pagare noi. Ma io dove devo andare con quattrocento ottanta euro al mese? Anzi che ho la casa e che con mia moglie mangiamo ogni giorno. Di meno di prima ma mangiamo. Se però ci metto le analisi del fegato da pagare ce ne andiamo in palazzo, io e mia moglie. Così mi hanno detto di venire qui. Dice: vai all’ospedale che li te le fanno, le analisi. Ma sarà sempre così? Con ‘sta confusione? Glielo chiediamo a lei che scrive e che mi hanno detto che fa il giornalista. Ora sarà sempre così?”

“Sa, glielo chiedo perché io le analisi le debbo fare ogni mese. Se sarà sempre così non è una bella cosa. Qua, stamattina, mi sembra di essere alla Posta quando vado a prendere la pensione. Li ci vado di prima mattina alle cinque. Qui sono arrivato alle otto e mezza e c’è una confusione da morire. Diteglielo a quelli della Regione che così gli anziani pensionati non possono fare. Non ci basta la fila alla Posta ogni mese per la pensione? Ora anche per fare le analisi del sangue dobbiamo fare la fila? Così è veramente brutto. Diteglielo a quelli della Regione. Diteglielo, diteglielo, diteglielo…”.

Testimonienze raccolte stamattina davanti un noto ospedale di Palermo.

 


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