Tra Smartphone, app e avatar

Alla fine del programma “The money drop” di Gerry Scotti una voce fuori campo dice: “Corri allo store del tuo Smartphone per scaricare l’app del gioco. Così avrai il tuo avatar per poter giocare a The money drop”.

Insomma, in una frase pronunciata in Tv ci sono ben cinque parole non esattamente italiane. Parole che lasciano indietro mille anni luce chi non si è ancora cimentato con lo Smartphone, un telefono cellulare dalle mille funzioni.

Il bello – o se preferite il brutto di questa sinfonia linguistica – è che, forse, non c’è un’alternativa nella nostra lingua.

Provate a immaginare se, nel bel mezzo o alla fine del programma di Gerry Scotti una voce fuori campo ci dicesse: “Corri al negozio virtuale del tuo telefono cellulare per scaricare la funzione del gioco. Così avrai il tuo personaggio virtuale nei giochi multimediali per giocare con Gerry Scotti durante il programma televisivo che conduce”.

Con molta probabilità, già al terzo nanosecondo verremmo assaliti a una noia mortale. E forse la cosa non ci interesserebbe più di tanto. Nemmeno da possessori di uno Smartphone. E se questo vale già per noi, figuriamoci per i quattordicenni per i quali questo linguaggio è pane quotidiano.

La verità è che il mix di tecnologia e di comunicazione impone un linguaggio nuovo. Più veloce, più agile, ‘compresso’ e comunque efficace. E pazienza se la lingua italiana dovrà adeguarsi ai ritmi frenetici dello Smart phone. E poi, volendo, suona bene: “Corri allo store del tuo Smartphone per scaricare l’app del gioco. Così avrai il tuo avatar per poter giocare a the money drop”.

Certo,non è il “ramo del lago di Como”. Ma dobbiamo farci l’abitudine.

 


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