Moneta unica europea, da maggio addio al biglietto da 5 euro

Nei giorni scorsi Mario Draghi, Governatore della BCE, la Banca Centrale Europea, ha dato l’annuncio che, a cominciare dal mese di maggio, le banche nazionali cominceranno a cambiare le banconote da 5 euro.

Molti diranno: “Era ora! Non se ne poteva più di questa moneta unica!”. Sono passati ormai 11 anni da quando gli euro vennero introdotti e, dopo le polemiche delle scorse settimane sulla convenienza o meno della permanenza dell’Italia nella moneta europea, molti hanno cominciato ad avvertire il peso della vecchiaia della moneta unica.

Ebbene, non è ancora il momento di fare salti di gioia (e dover subire, poi, una delusione ancora maggiore). L’unico cambiamento annunciato è quello relativo al formato che, dal mese di maggio, avrà la nuova (e neanche tanto poi) banconota da 5 euro. Col tempo poi, il restyling riguarderà tutte le banconote, in ordine crescente di valore, fino ad arrivare ai 500 euro.

Ma perché sostituire le oltre novecento tonnellate di banconote da cinque Euro in circolazione, una quantità tale che, se messe una dietro l’altra, basterebbe a unire la Terra alla Luna? Queste banconote hanno una vita utile di 13 mesi (quindi sono già state ristampate!) e ogni persona dell’area euro le ha usate, in media, dalle 300 alle 400 volte all’anno (dati BCE).

Qual è la ragione di questo cambiamento? Il motivo principale che avrebbe spinto la BCE a coniare banconote con un nuovo look pare sia legato essenzialmente al tentativo di scongiurare o, almeno, di combattere la contraffazione.

Per comprendere le dimensioni del problema basti pensare che, nel primo semestre del 2012, sono state ritirate dalla circolazione 251 mila banconote false, il 97,5% delle quali nell’Eurozona. E pare che la metà delle banconote false che circolano in Europa venga prodotta proprio in Italia, nella provincia di Napoli, attorno a Giugliano (fonte Il Giornale), il secondo sito per la falsificazione delle banconote Europee sarebbe la Bulgaria.

Solo in Italia, i biglietti contraffatti ritirati nei primi sei mesi del 2012 sono stati 58.516 e la banconota più contraffatta risulta quella da 20 Euro (42,5% del totale), seguito da quello da 50 (34,5%) e quello da 100 (17%). La banconota meno falsificata, sebbene sia quella che più di ogni altra passa di mano in mano, è proprio quella da 5 euro.

Ma allora perché cominciare proprio dal taglio da 5 euro? Stando a quanto afferma la BCE, le nuove banconote, grazie ai progressi tecnologici conseguiti, dovrebbero offrire una maggiore protezione dalla falsificazione, rendendo la moneta europea più sicura. La strategia di ricerca e sviluppo dell’Eurosistema mira a rendere le banconote in euro talmente sicure da costituire un deterrente per i falsari.

Gli enti creditizi, le categorie professionali che operano con il contante e i cittadini devono poter riconoscere i biglietti falsi, dando così il proprio contributo alla strategia di contrasto alla falsificazione nell’Eurozona.

Per quanto possa sembrare paradossale, le modifiche apportate alle nuove banconote sono state scelte basandosi sulle falsificazioni sino ad oggi scoperte. Pare che i falsari abbiano mostrato difficoltà nell’imitare certi aspetti delle banconote e, per contro, grande abilità nel riprodurne altri (ad esempio, i disegni architettonici delle attuali banconote e i colori pare siano stati elementi facili da riprodurre).

Per questa ragione è stato cambiato il motivo grafico, la cui creazione è stata affidata al bozzettista tedesco, Reinhold Gerstetter. Ma non è questo l’unico cambiamento. I colori subiranno una leggera variazione di tonalità, saranno utilizzati inchiostri speciali “anticontraffazione” e la mappa dell’Europa sarà ampliata per includere i nuovi Stati membri.

La nuova banconota sarà diversa anche al tatto (la carta utilizzata sarà sostituita con una più rigida). Infine, la calcografia (ovvero le linee in rilievo a forma di trapezio accanto alla cifra) sarà aumentata e impressa in più punti del biglietto.

Mano a mano che, a partire dal 2 maggio 2013, le banche centrali, nel nostro caso la Banca d’Italia, cominceranno a immettere in circolazione le nuove banconote, quelle vecchie saranno ritirate. Le stesse banche centrali, poi, dovranno comunicare per tempo la data di cessazione del valore legale delle vecchie banconote (dopo tale data queste potranno essere cambiate solo presso le stesse banche centrali).

Molti esperti, però, hanno osservato che, come spesso accade, l’introduzione di una nuova banconota, per di più con caratteristiche molto diverse rispetto alla precedente, potrebbe avere, almeno in un primo momento e fino a che i cittadini non si saranno abituati a riconoscere le nuove banconote, un effetto opposto, favorendo la circolazione di valuta contraffatta. Proprio per questo motivo, la BCE, forse temendo che la scelta fatta potesse avere ripercussioni negative sull’immagine euro, ha deciso di diffondere, diversi mesi prima dell’introduzione della nuova banconota, un software per aiutare i cittadini a distinguere le banconote autentiche dai falsi (http://www.nuove-banconote-Euro.eu/Notizie-ed-eventi/ Mezzi-di-informazione/EURO-CASH-ACADEMY).

Sempre allo scopo di permetterne un più facile riconoscimento è stato realizzato un software che mostra i cambiamenti dalla vecchia alla nuova banconota da 5 euro (file:///C:/Users/Acer/Desktop/Nuove%20banconote/ Sovrapponi%20-%20BCE.%20La%20nostra%20moneta.htm )

Che la BCE decidesse di cambiare l’aspetto delle banconote, in un momento in cui si ipotizzano scenari di rottura dell’Area euro e di ritorno alle vecchie monete nazionali, è sembrato a molti assolutamente secondario e, a voler essere eufemistici, strano. Alcuni hanno pensato che, forse, aldilà degli sforzi per applicare le nuove tecnologie anticontraffazione, la BCE ha voluto mandare un segnale ai mercati. Come dire , che l’euro non corre alcun rischio di sparire, anzi è vivo e vegeto e si “rifà il trucco” per stare al passo con i tempi.

C’è anche chi avanza l’ipotesi (peraltro non del tutto folle) che, visto il comportamento di molti europei, e tra questi molti italiani, di ritirare i propri risparmi dai conti correnti per trasferirli all’estero, in Svizzera o nei paradisi fiscali (i grossi evasori), o per metterli sotto il mattone o in cassette di sicurezza (i piccoli, timorosi di veder devastati i loro risparmi), tale misura sia solo l’ultimo tentativo per indagare più a fondo sui risparmi dei cittadini.

Non è una novità, infatti, che sono enormi le quantità di denaro che scompaiono all’occhio attento del Fisco e che non vengono individuate neanche da SERPICO, l’ormai noto “Grande Fratello” di orwelliana memoria che, da qualche tempo, ormai scava nei conti correnti e nei movimenti bancari di tutti gli italiani nel tentativo (ad oggi, pare, abbastanza vano) di individuare illeciti e evasioni fiscali.

Denaro “in sonno”, non usato a scopi produttivi e nemmeno tassato nel luogo in cui è stato prodotto, capitali nascosti che, secondo uno studio realizzato da James Henry per Tax Justice Network, varrebbero una somma equivalente a 7,3/9,3 mila miliardi di dollari.

Essendo scomparsa l’inflazione, ovvero l’ultimo stratagemma che permetteva ai debitori di “diluire” nel tempo il proprio debito, il denaro nascosto, che mantiene abbastanza bene il potere d’acquisto, potrebbe costituire l’ultima speranza per molti risparmiatori e per altrettanti speculatori. Per combattere questo fenomeno, cambiare il formato dell’euro potrebbe essere, forse, l’ultima opportunità per condurre allo scoperto almeno parte di quei soldi invisibili, ma reali, che sono visti come l’ultima chance per molti europei di sopravvivere al ‘dopo crisi’.

 

 


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