Le primarie del Pd in Sicilia: chi è dentro e chi è fuori

Occhi puntati sulla direzione nazionale del Pd che, oggi, renderà noti gli ultimi ‘ritocchi’ per la celebrazione delle primarie. Ormai una cosa – almeno questa – è chiara: alle elezioni politiche di fine febbraio si voterà con il Porcellum. E’ la legge elettorale che, di fatto, consente alla segreterie nazionali dei Partiti di ‘nominare’ i parlamentari di Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.

Nel Pd le primarie verranno celebrate per mandare in lista i candidati più votati. Un’importante prova di maturità democratica da parte di un Partito che, nel passato, anche recente, soprattutto in Sicilia, non ha dato grande prova di democrazia. Basti pensare al referendum sulla partecipazione del Pd al Governo regionale di Raffaele Lombardo. Un’iniziativa che è stata ‘stoppata’ dalla segreteria regionale (e da quella nazionale), perché gli elettori avrebbero votato in massa “no” all’alleanza con Lombardo.

Dopo questa prova di scarsa, se non assente, democrazia, il Pd punta sulle primarie. Non senza i soliti mal di pancia da parte di chi, grazie anche al Porcellum, pensava di avere già “il porco dentro” (cioè di avere il posto di parlamentare nazionale assicurato).

La partita delle primarie, nel Pd siciliano, si annuncia incerta. Domani, come già ricordato, la direzione nazionale, più che fissare le regole, dovrebbe ribadire quello che già si sa. Con le solite eccezioni per i ‘raccomandati’: cioè per quelli che hanno alle spalle sei o sette legislature e dovrebbero farsi da parte, ma non vogliono farsi da parte; e per quelli che verrebbero ‘bocciati’ alle primarie.

A questi ‘raccomandati’ – che potrebbero essere il 20 per cento – la direzione nazionale dovrebbe garantire il posto o a Montecitorio o a Palazzo Madama.

Tutto risolto, allora? Non è detto. Perché nel Partito c’è chi vorrebbe riservare la deroga solo per le grandi personalità della cultura, dell’arte e, in generale, della società civile: e non, invece, per i parlamentari uscenti che verrebbero battuti pure alle primarie. Vedremo come andrà a finire.

Un altro elemento di certezza è rappresentato dalla cosiddetta doppia referenza di genere. Gli elettori avranno la possibilità di esprimere due voti di preferenza: uno per un uomo, il secondo per una donna. Alle donne, infatti, dovrebbe essere riservato il 30 per cento dei posti in lista disponibili.

Si potranno votare i candidati provincia per provincia. Tenendo conto, però, del numero degli elettori di ogni provincia. Accorgimento necessario per evitare che i candidati di Caltanissetta ed Enna – per citare due esempi – siano sfavoriti dal più basso numero di elettori (cosa, questa, che potrebbe finire con il favorire i candidati delle provincia più piccole).

Gli elettori, infine. L’obiettivo è quello di evitare che succeda quello che è successo con le primarie con le primarie del centrosinistra di Palermo lo scorso 4 marzo, quando i voti degli elettori che non erano né del Pd, né, in generale, del centrosinistra cittadino risultarono decisivi per ‘bocciare’ la candidatura di Rita Borsellino a Sindaco di Palermo.

Rita Borsellino non era del Pd e si poteva – come è stato fatto – battere con tale scorrettezza. Con le imminenti primarie questa scorrettezza è stata bandita: potranno votare, infatti, coloro i quali hanno votato alle recenti primarie che hanno ‘incoronato’ Bersani’ e gli iscritti al Partito.

Detto questo, arriva la domanda delle domande: che succederà nel Pd siciliano? Un gran casino. Perché molti vecchi leader rischiano di non andare in lista.

A Catania, per esempio, Enzo Bianco dovrebbe avere fatto il suo tempo, visto il numero di legislature che ha alle spalle. Tra l’altro, lo stesso Bianco avrebbe fatto sapere di essere intenzionato a candidarsi a Sindaco di Catania. Per lui, insomma, l’esclusione dalle liste non dovrebbe essere un problema.

Diverso il discorso per Anna Finocchiaro. Per lei, stando a indiscrezioni, si profilerebbe la solita eccezione: verrebbe candidata in un seggio ‘blindato’, fuori dalla Sicilia, per consentirle di godersi l’ottava o la nona legislatura. Nella provincia Etnea, tolti i ‘raccomandati’, la partita sembra aperta, perché potrebbero essere tanti interessati a un posto in lista.

La stessa cosa vale per altre province. A Palermo, per esempio, si profila una bella ‘partita’ per assicurarsi i primi sette posti (che dovrebbero essere sette posti di parlamentari). Con tanti candidati e pochi posti sicuri.

Forse uno tra i più sicuri potrebbe essere Sergio D’Antoni, parlamentare nazionale uscente, che dovrebbe avere a disposizione la ‘macchina’ da voti della Cisl. Una ‘macchina’ ben oleata che ha già dato ottimi risultati alle recenti elezioni regionali, portando alla vittoria il segretario regionale del partito, Giuseppe Lupo.

Non dovrebbe avere problemi Alessandra Siracusa, anche lei parlamentare uscente. Ha i voti ed è donna. Dovrebbe essere dentro, a meno di grandi sorprese.

Il terzo candidato che dovrebbe affrontare le primarie con una certa sicurezza è Tonino Russo, anche lui parlamentare uscente. Dietro di lui di dovrebbe essere un pezzo, anche se non particolarmente significativo, della Cgil; poi il parlamentare regionale Fabrizio Ferrandelli e, in generale, altri piccoli e grandi elettori. In quest’area del Pd un po’ sacrificato appare Bernardo Mattarella.per lui, la strada, nel caso dovesse decidere di candidarsi, potrebbe annunciarsi in salita.

In lista per le primarie, sempre a Palermo, dovrebbe andare Pino Apprendi che per risultare eletto dovrebbe provare a rafforzare la propria posizione in città – cioè a Palermo – visto che in provincia si difende bene. Tra i candidati, sempre nel capoluogo dell’isola, ci dovrebbe essere anche Davide Faraone, leader della corrente di Matteo Renzi in Sicilia. A questi si dovrebbero aggiungere alcuni Sindaci della Provincia.

Discorso a parte – sempre a proposito della provincia di Palermo – per Beppe Lumia. Per lui, da Roma , dovrebbe arrivare la deroga per consentirgli di andare in lista. Ma andando in lista alle primarie dovrebbe comunque considerare che in lista c’è il già citato Pino Apprendi, considerato vicino a Lumia. Insomma: se entrambi dovessero essere candidati alle primarie uscirebbero entrambi indeboliti.

Non è da escludere che Lumia, tra candidatura di Apprendi e problemi di deroga, completi il percorso politico che ha già iniziato con il presidente della Regione, Rosario Crocetta, magari candidandosi con il ‘Megafono’. Anche se non è ancora chiaro se tale lista andrà alle elezioni politiche in alleanza con il Pd.

Una bella partita si giocherà a Caltanisetta, dove Salvatore Cardinale proverà a ricandidare la figlia alla Camera. Anche la Cardinale junior dovrà passare per le primarie, scontrandosi, con molta probabilità, con Lillo Speziale, che è stato ‘scozzolato’ dall’Ars dopo sei o sette legislature e che ha tutta la voglia di farsi un ‘giro’ dalle parti di Roma.

Nel grande bailamme che non risparmia Siracusa, Agrigento e Trapani, due sole certezze per il Pd: Messina a ed Enna.

Nella città dello Stretto e dintorni il potente Francantonio Genovese, ‘patron’ di mezza formazione professionale siciliana, verrà eletto di diritto, di rovescio, con o senza doppia o tripla preferenza di genere. Anzi, a proposito di donne in politica, se Genovese lo vorrà, si potrà portare dietro e fare eleggere una donna. Con il consenso che si ritrova alle spalle nella sua provincia può fare questo ed altro.

Idem per Mirello Crisafulli a Enna. In realtà, molti, nel Partito, lo vorrebbero sbattere fuori. Ma hanno le armi spuntate. Per un motivo semplice: perché se dovessero dirgli: “Mirello: tra Ars e paramento nazionale, non sappiamo più quante legislature hai alle spalle, quindi resti fuori”, Crisafulli impiegherebbe meno di cinque minuti a trovare un’altra lista – per esempio il Movimento dell’ex Ministro socialista Salvo Andò – per tornare a Roma in ‘carrozza’ facendo perdere al Pd di Enna dal 70 all’80 per cento dei voti…

 

 

 

 

 


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