Messineo-Maiolini, la telefonata della discordia

Il Palazzo di Giustizia di Palermo torna ad essere il ‘Palazzo dei veleni’. Chi è stato testimone – da cronista, o da semplice lettore di giornali – non potrà non ricordare l’atmosfera pesante che si respirava ngli uffici giudiziari del capoluogo siciliano nella seconda metà degli anni ’80. Soprattutto osservando quello che sta succedendo in questi giorni, con il procuratore della Repubblica, Francesco Messineo, che finisce sotto inchiesta. A indagare su di lui, come prescrive la legge, è la procura della Repubblica di Caltanissetta. Sullo sfondo, i rapporti tra Messineo e l’ex direttore generale di Banca Nuova, Francesco Maiolini, oggi direttore generale di Irfis-FinSicilia.

Ieri Messineo ha chiesto di essere ascoltato dai colleghi della Procura di Caltanissetta. Il procuratore della repubblica di Palermo si è presentato negli uffici giudiziari nisseni con il suo avvocato, Francesco Crescimanno. Questo perché, negli ultimi giorni, la posizione di Messineo è cambiata, visto che il suo nome è stato iscritto nel registro degli indagati. Ipotesi di reato: rivelazione di notizie riservate. (sopra, il Palazzo di Giustizia di Palermo: foto tratta da it.wikipedia.org)

Messineo è rimasto negli uffici della Procura della Repubblica di Caltanisetta dalle 15,00 alle 21,00 di ieri. A condurre l’audizione è stato il procuratore aggiunto, Domenico Gozzo.

L’inchiesta che riguarda Messineo fa riferimento a un’intercettazione telefonica sull’utenza di Maiolini. Quest’ultimo, parlando con il suo avvocato, avrebbe dimostrato di conoscere particolari riservati su un’inchiesta per usura bancaria andata in scena a Palermo.

“Maiolini – leggiamo sul quotidiano la Repubblica on line, edizione di Palermo – sapeva che l’indagine era iscritta in un registro particolare della Procura, e che riguardava il periodo 2009-2010. Chi avrebbe passato le notizie al manager? Qualche giorno prima, a inizio di giugno, Maiolini aveva telefonato a Messineo (anche questa chiamata è registrata), e i due si erano incontrati. Quelle intercettazioni sono state poi inviate dall’ex procuratore aggiunto Antonio Ingroia ai colleghi di Caltanissetta, per verificare cosa sia accaduto davvero”.

Non sono giorni facili, questi, per Messineo. Basti pensare che ieri il procuratore della Repubblica di Palermo si è trovato sul tavolo la lettera firmata da una trentina di sostituti procuratori e anche da uno dei suoi vice, l’aggiunto Teresa Principato. I suoi colleghi gli chiedono un chiarimento pubblico parlano di “motivi di forte preoccupazione e inquietudine”.

Messineo ha replicato dicendo di aver messo la questione all’ordine del giorno dell’assemblea della Procura che si terrà lunedì.

I fatti oggetto dell’inchiesta sarebbero andati in scena, come già accennato, tra il 2009 e il 2010. Ma è impossibile non riandare con la memoria ai primi anni de 2000, quando Gianni Zonin, imprenditore veneto di successo nel settore dei vino e titolare della Banca Popolare di Vicenza decide di scendere in Sicilia.

Zonin crede nelle potenzialità della vitivinicoltura siciliana: e infatti realizzerà una grande azienda vinicola in provincia di Caltanissetta. Contemporaneamente, darà vita a una banca in Sicilia: Banca Nuova. Anche su questo fronte l’imprenditore veneto scommette da imprenditore: viene nell’Isola – così dice – per “fare banca” e non per limitarsi a rastrellare il risparmio dei siciliani, magari da impiegare in altre parti d’Italia (quello che, alla fine, fanno quasi tutte le grandi banche del Centro Nord Italia piombate in Sicilia).

In effetti, Banca Nuova mette la sede sociale della società in Sicilia, pagando le imposte nella nostra Regione (a differenza di altre aziende, medie e grandi, del Centro Nord Italia, anche bancarie, che mantengono la sede sociale nelle Regioni di provenienza, privando la Sicilia delle imposte).

Banca Nuova si impone subito all’attenzione dei siciliani, anche perché la politica dell’Isola accoglie a braccia aperte Zonin e la sua banca.

Il motivo c’è: per una politica – quella siciliana – ‘filosoficamente’ incapace di creare veri posti di lavoro e ‘specializzata’, invece, nel precariato, una banca che assume personale è una cosa seria. E infatti sarà la politica siciliana, insieme con altri ‘poteri’, ad ‘accompagnare’ le assunzioni di personale da parte di Banca Nuova.

Logico che l’uomo scelto da Zonin per guidare Banca Nuova – Francesco Maiolini, già personaggio di spicco del Banco di Sicilia, grande uomo di banca e conoscitore del territorio siciliano – diventi, in breve, il punto di riferimento della Sicilia che conta.

Tra questi personaggi che Maiolini frequentava negli anni ‘ruggenti’, oltre ai politici, c’erano anche magistrati? E’ chiaro che a Palermo – città dove, soprattutto nelle cene e nelle feste, tutto si fonde e tutto si confonde – capita di conoscere tante gente. Anche la più disparata. Compresi i magistrati che, alla fine, sono uomini e donne come tutti gli altri, con le loro passioni e i loro umori.

 

 


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