Mafia, ‘filo rosso’ Palermo-Agrigento Atto II

L’Irsap (l’Istituto regionale per le attività produttive, organismo che ha preso il posto dei vecchi Consorzi Asi) e gli uffici dell’Asi di Agrigento “nascondono” le ‘carte’ dei licenziamenti, violando le norme di accesso agli atti. Un “favore” reso ai dirigenti licenziati, compiacenti alle aziende colluse di mafia, che il 30 ottobre, cioè tra due giorni, saranno davanti al giudice per la sospensiva dei provvedimenti disciplinari adottati dall’ex Commissario dell’Asi di Agrigento, Alfonso Cicero.

La denuncia arriva Da Confindustria Sicilia. In questa storia entra anche il dirigente generale del dipartimento regionale alle Attività produttive, Francesco Nicosia, che non sembra molto interessato a tale vicenda. Un’altra inquietante conferma delle denunce dell’ex assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi, contro il presidente della Regione siciliana uscente, Raffaele Lombardo. Uno ‘spaccato’, insomma, che si ricollega al “filo rosso” Palermo-Agrigento che da qualche giorno LinkSicilia racconta a attraverso una video-inchiesta che potete vedere qui.

Veniamo ai fatti. Il 17 settembre scorso Confindustria di Agrigento chiedeva al Commissario dell’Irsap, Luciana Giammanco, ed agli uffici dell’Asi di Agrigento, ai sensi della legge nazionale n. 241/’90 e della legge regionale n. 10/’91, l’accesso agli atti e copia di tutta la documentazione relativa ai licenziamenti adottati dall’ex Commissario, Alfonso Cicero, riguardanti il dirigente generale, Antonino Casesa, il dirigente responsabile area tecnica, Salvatore Callari, il dirigente responsabile contabile, Rosario Gibilaro e anche gli atti relativi alla sanzione a carico del consegnatario, Antonio Todaro.

Inoltre, Confindustria, che ha sottoscritto il protocollo di legalità per sbarrare la strada alle aziende colluse con la mafia, chiedeva di essere avvisata urgentemente dell’instaurarsi di eventuali ricorsi contro i suddetti atti disciplinari, al fine di potere difendere gli interessi dei propri associati. Considerato che non giungeva alcun riscontro a tale richiesta, Confindustria, l’11 ottobre scorso, diffidava sia l’Irsap, sia gli uffici dell’Asi di Agrigento a riscontrare in tempo utile la precedente richiesta, avvisando che in caso di omissioni avrebbe agito per le vie giudiziarie.

A distanza di 40 giorni dalla richiesta di Confindustria, il coordinatore dell’Asi di Agrigento Piero Re, “spalleggiato” dai funzionari responsabili dei procedimenti di cui sopra, rompe il silenzio e, per una serie di motivazioni che appaiono delle autentiche provocazioni, il 26 ottobre scorso fa presente a Confindustria che, dal 30 ottobre prossimo, potrà accedere agli atti. Pertanto, dopo l’ingiustificato silenzio di 40 giorni, Confindustria potrà esaminare la documentazione, guarda caso, proprio il giorno in cui il giudice del lavoro tratterà i ricorsi dei dirigenti licenziati, i quali hanno presentato istanza di sospensiva contro gi atti adottati dall’ex Commissario dell’Asi di Agrigento, Cicero.

In buona sostanza, sia il Commissario Giammanco (foto sotto a destra), sia gli uffici dell’Asi di Agrigento hanno fatto trascorrere inutilmente più di trenta giorni ed hanno risposto soltanto a ridosso dell’udienza fissata per il dibattimento. Siamo davanti a comportamenti che si configurano come omissione e ritardi? E’ di tutta evidenza che non sono state rispettate le norme che regolano l’accesso agli atti nella pubblica amministrazione, come prontamente denunciato ieri da Confindustria all’autorità giudiziaria.

Vi è di più. L’ex assessore regionale, Marco Venturi, con una precisa direttiva impartita il 24 settembre scorso al dirigente generale ed al dirigente del servizio vigilanza, invitata il dipartimento Attività produttive a seguire con la massima attenzione, anche con iniziative ispettive, l’azione dell’Irsap in merito ai licenziamenti dei dirigenti dell’Asi di Agrigento considerato che le gravi e numerose violazioni avevano leso l’interesse pubblico. Tra le numerose e gravi violazioni di cui si erano resi responsabili due dirigenti dell’Asi, tutte denunciate dal Commissario Cicero all’autorità giudiziaria ed alla Corte dei Conti, vi erano anche quelle di avere lasciato indisturbate ad operare nelle zone industriale le aziende colluse ed in odore di mafia raggiunte da informative antimafia prefettizie “tipiche” ed “atipiche”.

Inoltre, con un’ulteriore nota del 26 settembre scorso, Venturi aveva invitato il dirigente generale del dipartimento Attività produttive a porre in essere ogni attività affinché venisse rilasciata a Confindustria Agrigento tutta la documentazione relativa ai citati atti di licenziamento. Sia Francesco Nicosia, dirigente generale, sia Carmelo Ricciardo, dirigente del Servizio vigilanza del dipartimento Attività produttive, hanno di fatto consentito all’Irsap ed agli uffici dell’Asi di Agrigento di non rispettare la legge di accesso agli atti, favorendo i “licenziati”.

Mai come adesso rimbombano le denunce di Venturi, non solo sull’illegittimità, ma anche sull’inopportunità della nomina di Nicosia, il quale per 12 anni era stato componente di una commissione di collaudo all’Asi di Agrigento per lavori di circa 24 miliardi di vecchie lire progettati dalla nota e chiacchierata società Sirap e realizzati dai noti e altrettanto chiacchierati gruppi imprenditoriali Salamone e Vita.

Per Confindustria, l’Irsap, di fatto, ha favorito le aziende finite nell’occhio del ciclone per questioni di mafia grazie alla mancata costituzione in giudizio al Tar Sicilia (Tribunale amministrativo regionale) e la rinuncia all’opposizione davanti al Cga (Consiglio di giustizia amministrativa) a tutela delle revoche dei lotti adottati dal Commissario Cicero e, adesso, favorisca i dirigenti licenziati, considerato che alcuni di questi si sarebbero “macchiati” proprio di benevolenza verso “Cosa nostra”.

Esclusiva/Le mani di Cosa nostra sull’Asi di Agrigento: la video-inchiesta


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