Quanto è difficile per le donne fare impresa in Sicilia!

In Sicilia un terzo delle piccole e medie imprese che operano nell’artigianato è gestito da donne. Un settore che non è certo stato risparmiato dalla crisi economica frutto della dissennata politica economica imposta da una fallimentare Unione Europea. Grazie al fallimento dell’Europa unita (o quasi); grazie a una questione meridionale mai affrontata seriamente e, quindi, mai risolta; grazie al Governo Monti che, da quando si è insediato, non ha fatto altro che imporre nuovi balzelli creando nuova disoccupazione; e grazie anche a un Governo regionale che in questi quattro anni ha organizzato solo clientele, in Sicilia due donne su tre sono inattive.

Raffrontando la situazione con il Centro Nord Italia ci accorgiamo che, da quelle parti, il tasso di inattività femminile, rispetto alla media europea, è stato ridotto, passando da – 7,7 a – 5,4. Nella Sicilia del Governo Lombardo il tasso di inattività femminile schizzato al 28,2 per cento (nel 2000, comunque, era già alto: 24,5 per cento: Lombardo e i suoi assessori lo hanno solo peggiorato).

Questi e altri dai interessanti sono emersi stamattina nel corso della Convention su “Donne e impresa” organizzata dalla Confartigianato. Tanti gli interventi, tutti appassionati e interessanti. Da quello del presidente nazionale di Confartigianato, Giorgio Natalino Guerrini, a quello della presidente del Movimento ‘Donne e impresa’, Maria Concetta Cammarata. (a sinistra, foto tratta da ilcittadinoonline.it)

Ed è proprio sull’intervento di quest’ultima che LinkSicilia ha concentrato la propria attenzione. Per un motivo semplice: perché Maria Concetta Cammarata ha detto cose molto serie sull’economia siciliana: considerazioni che i politici della nostra Isola – soprattutto i candidati alla presidenza della Regione – farebbero bene ad ascoltare.

Maria Concetta Cammarata opera nel settore edile, tradizionalmente riservato agli uomini. E lo fa con grande impegno.

“Noi donne – ha detto – dobbiamo dare l’esempio impegnandoci nel lavoro giorno dopo giorno. Sapendo che nessuno ci regala niente. Sento parlare delle quote femminili. Dico subito che non sono affatto d’accordo. L’unica unità di misura che deve essere rispettata nel lavoro è il merito: chi è capace va avanti”.

“Il merito – ha osservato l’imprenditrice siciliana di Confartigianato – riguarda anche i governanti. Sotto questo profilo dobbiamo dire che il Governo nazionale e il Governo regionale non sono sintonizzati sugli obiettivi della crescita economica. L’economia nazionale va male. Il Pil non cresce. E non cresce l’economa siciliana. Serve una svolta. E serve subito”. (a destra, Maria Concetta Cammarata, foto tratta davivienna.it)

“L’economia italiana si fonda sulla piccole e media impresa – ha affermato Maria Concetta Cammarata -. Noi che facciamo parte di questo mondo investiamo nelle aziende le nostre vite. Noi donne, spesso, siamo costrette a trascurare la famiglia e l’educazione dei nostri figli. A fronte di tutti questi sacrifici dobbiamo operare in un ambiente difficile, con una pressione fiscale che è tra le più alte d’Europa. In cambio abbiamo servizi scadenti e una pubblica amministrazione, con riferimento alla Sicilia, che non onora i debiti”.

“In queste condizioni – ha aggiunto l’esponente di Confartigianato – sopravvivere è difficile, se non impossibile. Tante imprese, ogni giorno, chiudono i battenti. E’ una guerra sociale che stiamo perdendo”.

“E non parliamo delle banche – ha precisato la presidente del Movimento ‘Donne e impresa’ -. Le banche, in Sicilia, hanno intrapreso un cammino per distruggere la nostra società. Fanno solo speculazioni. Vessano gli imprenditori. Mortificano i titolari delle nostre aziende. Noi adesso diciamo basta. Alle banche diciamo a chiare lettere che non lo permetteremo più. Il Movimento ‘Donne e impresa’ denuncerà tutti i soprusi e gli atteggiamenti assolutamente poco professionali di funzionari di banche che credono di potere fare tutto”.

Maria Concetta Cammarata ha ribadito una posizione che, da tempo, la Confartigianato siciliana predica: ovvero il rafforzamento della Crias, la Cassa regionale per il credito agli artigiani. “La Crias – ha detto la presidente del Movimento ‘Donne e imprese’ – va rafforzata facendola diventare la banca degli artigiani che opera per gli artigiani, affidandole il ruolo di banca sociale, avulsa dalle logiche affaristiche che, molto spesso, caratterizzano i consigli di amministrazione delle banche che operano nel territorio. Va anche rafforzato il ruolo di Artigiancassa, che deve diventare un supporto economico forte per le imprese siciliane”.

L’ultimo passaggio del suo intervento Maria Concetta Cammarata lo ha dedicato all’illegalità. “Bisogna dare garanzie solo a chi opera nella legalità – ha detto -. L’abusivismo crea concorrenza sleale. E sottrae mercato e risorse alle imprese sane. Facendo, alla fine, aumentare le tasse a carico di chi rispetta la legge”.

“Noi – ha concluso l’esponente di Confartigianato – ci siamo dati un codice etico voluto dal nostro presidente, Filippo Ribisi. Noi stiamo facendo la nostra parte. Altri, a cominciare da chi si propone d governare la Sicilia, facciano la propria parte”.

 

 

 


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In sicilia un terzo delle piccole e medie imprese che operano nell’artigianato è gestito da donne. Un settore che non è certo stato risparmiato dalla crisi economica frutto della dissennata politica economica imposta da una fallimentare unione europea. Grazie al fallimento dell'europa unita (o quasi); grazie a una questione meridionale mai affrontata seriamente e, quindi, mai risolta; grazie al governo monti che, da quando si è insediato, non ha fatto altro che imporre nuovi balzelli creando nuova disoccupazione; e grazie anche a un governo regionale che in questi quattro anni ha organizzato solo clientele, in sicilia due donne su tre sono inattive.

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