Renato Guttuso, vera realtà di una pittura militante

Renato Guttuso nacque a Bagheria nel 1911 ed è stato, ed è ancora, un grande siciliano nel mondo dando lustro alla Sicilia ed ai siciliani. Figlio di un acquerellista, manifesta una grandissima inclinazione alla pittura copiando, appena tredicenne, paesaggisti siciliani e realizzando insieme ad Emilio Murdolo carretti siciliani che sono ancora oggi superficie e simbolo di una realtà dell’Isola. Chiarisco come nota che suo nonno Ciro aveva combattuto con Giuseppe Garibaldi.

A Palermo e nella stessa Bagheria vide la completa decadenza delle splendide ville settecentesche, e l’avanzare di un massacro urbanistico, subendo anche le ristrettezze economiche dovute dall’ostilità di clericali e fascisti nei confronti di suo padre.

Nel suo espressionismo si manifestano sempre più forti non solo i motivi siciliani come i rigogliosi limoneti, l’ulivo saraceno, il Palinuro, ovvero dipinti espressi tra mito e solitudine isolana . Quadri che, inviati nel ’31 alla I Quadriennale di Roma, confluirono in una collettiva di sei pittori siciliani accolti dalla critica, come dice Franco Grasso nella sua monografia, come “una rivelazione, un’affermazione siciliana”.

Rifiutato ogni canone accademico, con le figure libere nello spazio o la ricerca del puro senso del colore, Guttuso s’inserisce nel movimento artistico “Corrente”, che con atteggiamenti scapigliati s’oppone alla cultura ufficiale e denota una forte opposizione antifascista, anche nelle scelte tematiche della guerra di Spagna che preparano la seconda guerra mondiale.

Il dipinto che gli dà la fama, fra mille polemiche anche da parte anche del clero e del fascio, è “La Crocifissione” perché sotto il soggetto sacro denunzia gli orrori della guerra. Di esso Guttuso ha scritto nel suo Diario che è “il simbolo di tutti coloro che subiscono oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee”.

L’artista non cesserà mai di lavorare in anni difficili come quelli della guerra ed alterna, specie nelle nature morte, gli oggetti delle case umili della sua terra. Alcune opere circolarono clandestinamente ritraendo le repressioni naziste, come quello dedicato alle Fosse Ardeatine.

Tra queste “Carrettieri che cantano”, “Contadino che zappa”, “Contadini di Sicilia” (dieci disegni pubblicati a Roma nel ’51) in cui il linguaggio pittorico diventa chiaro ed essenziale e di cui lo stesso Guttuso ebbe a scrivere che erano preparatori del quadro “Occupazione delle terre incolte di Sicilia”, esposto alla Biennale d’Arte a Venezia nel 1950, affermando: “Credo siano legati alla mia ispirazione più profonda e remota. Alla mia infanzia, alla mia gente, ai miei contadini, a mio padre agrimensore, ai giardini di limoni e di aranci, alle pianure del latifondo familiari al mio occhio ed al mio sentimento, da che sono nato. Contadini siciliani che hanno nel mio cuore il primo posto, perché io sono dei loro, i cui volti mi vengono continuamente davanti agli occhi qualunque cosa io faccia, contadini siciliani che sono tanta parte della storia d’Italia…”.

Puntualmente torna a stupire, alternando la visione luminosa e piena di colore di “Bagheria sul golfo di Palermo” alla “Battaglia al ponte dell’Ammiraglio”, in cui ritrae il nonno Ciro Guttuso, arruolatosi come garibaldino, con una serie di dipinti che ritraggono dal vero le lotte contadine per l’occupazione delle terre, gli zolfatari, squarci di paesaggio fra cactus e ficodindia e ritratti di amici e uomini di cultura.,

La figura femminile diventa dominante nella pittura come lo fu nella vita privata, e fra i dipinti più grandi per mistura ricordiamo “Donne stanze paesaggi oggetti” del ’67, oggi esposto alla galleria comunale di Bagheria, com’è importante la serie di dipinti in cui ritrae Marta Marzotto, musa ispiratrice e modella prediletta per lunghi anni. Celebre è anche la serie delle Cartoline, un insieme di 37 disegni e tecniche miste in cui l’artista magistralmente rappresenta i ricordi, i sentimenti, le emozioni, le fantasie e gli stati d’animo dell’uomo Guttuso verso la donna Marta Marzotto.

Dal giorno 11 Ottobre al Vittoriano è stata dedicata una grande antologica al grande pittore, uomo della resistenza e del Pci, già due volte eletto Senatore della Repubblica. All’Altare della Patria, tempio laico di Roma, si terrà la mostra curata da Fabio Carapezza Guttuso, unico figlio adottivo di Renato Guttuso. Questa mostra giunge dopo le tre analitiche ed antologiche tenutesi a Bagheria negli anni scorsi.

Guttuso è sempre stato un espressionista e figurativo non disdegnando, lui autentico realista, i rapporti anche con astrattisti come Schifano, da lui anche immortalato in un quadro ad olio. Sarà possibile vedere le grandi opere di storia e di politica quali “La fuga dall’Etna” “I funerali di Togliatti”, “La Crocefissione”, ed il quadro realista e di memoria che è “Il Caffè Greco”. Sarà in questa occasione visibile anche la “Discussione” della Tate di Londra e mai esposto a Roma. E’ questa una grande mostra antologica dove non si può mancare.

Rosaria Palladino.

 


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