BAROMETRO ELETTORALE/ Mafia e vecchia partitocrazia in difficoltà

Sono tre, secondo il Barometro elettorale, gli elementi che dominano questa fase della campagna elettorale: il ciclone Grillo, che, dopo quattro giorni in Sicilia, comincia a sviluppare effetti imprevedibili; la tenuta di Nello Musumeci candidato alla presidenza della Regione rispetto alla coalizione che lo sostiene, che invece perde colpi; la lenta ma progressiva avanzata di Giovanna Marano e Claudio Fava, due ‘talpe’ che scavano nelle trincee del Pd.

La tenuta di Nello Musumeci non preoccupa la vecchia partitocrazia siciliana. Se l’ex presidente della Provincia di Catania vincerà le elezioni e verrà eletto presidente della Regione, la vecchia guardia del centrodestra siciliano conta – a parere del Barometro elettorale con un’eccessiva dose fiducia – di condizionarlo.

Ciò che invece preoccupa, e molto, la mafia e la vecchia partitocrazia siciliana sono gli altri due elementi: il Movimento 5 Stelle, che avanza in tutta la Sicilia, galvanizzando quella parte dell’elettorato di solito restio a recarsi alle urne ed erodendo consensi a tutte le forze politiche (specialmente alla vecchia sinistra); e l’avanzata di Giovanna Marano e Claudio Fava, che richiamano dalla propria parte tanti elettori della Sinistra, soprattutto del Pd.

L’atmosfera non aiuta la vecchia politica. L’arrivo dei 600 milioni di euro, frutto di una deroga al patto di stabilità, hanno creato più problemi al Pd siciliano e al presidente della Regione siciliana uscente, Raffaele Lombardo, oggi più alleati che mai. A fronte di richieste clientelari per almeno 2 miliardi e mezzo di euro, Lombardo e il Pd, come già accennato, si dovranno accontentate di ‘appena’ 600 milioni di euro. Soldi che, per lo più – su volere più del Pd che di Lombardo – verranno impegnati per ‘sfamare’ le clientele della formazione professionale (non per far partire i corsi, ma per ‘pilotare’ assunzioni elettorali).

Si tratta di una manovra comunque risicata, che lascia insoddisfatti tanti protagonisti della stessa formazione professionale e, soprattutto, lascia ‘scoperti’ altri settori della vita pubblica siciliana ai quali il Pd e Lombardo potranno solo ‘promettere’ benefici e prebende che non potranno mai erogare per un motivo semplice: perché la Regione siciliana è ormai ‘tecnicamente fallita’ con oltre 5 miliardi di euro di ‘buco’ sul bilancio di competenza’ e con un ‘buco’ di ‘cassa’ che verrà fuori – se verrà fuori – solo dopo che si insedierà il nuovo presidente della Regione.

Secondo il barometro elettorale, senza soldi per le spese clientelari Lombardo e il dd siciliano si ritrovano con ‘il culo a terra’. Da qui il ricorso a massicci sondaggi dove, è il caso di dirlo, si ‘danno i numeri’ (Giovanna Marano e Claudio Fava all’8 per cento è solo il ‘desiderio’ del Pd: la realtà, come si scoprirà ad apertura delle urne, sarà un’altra: e sarà molto amara per il Pd).

Oltre ai sondaggi ‘teleologici’, il Pd e l’Udc – altro Partito di ‘disperati’ della politica siciliana – stanno facendo ricorso ad altri “scherzucci di dozzina”, per dirla con Giuseppe Giusti. Tra questi, è noto, la candidatura di Mariella Maggio, segretario generale della Cgil siciliana per cercare di sbarrare la strada a Giovanna Marano, leader della Fiom siciliana e, come già accennato, candidata guida della Sicilia per la Sinistra (quella vera e non quella del Pd).

A quanto pare, la candidatura di Mariella Maggio non starebbe funzionando. Gli iscritti alla Cgil, che spesso sono molto più seri di certi dirigenti, continuano a preferire Giovanna Marano. Così i vertici del Pd siciliano e Mariella Maggio hanno fatto arrivare in Sicilia la segretaria nazionale della Cgil, Susanna Camuso, che, forse senza saperlo, si è prestata a un’operazione politica di piccolo cabotaggio.

In ogni caso, l’uso di certi sondaggi, il goffo tentativo del Pd di indebolire la candidatura di Giovanna Marano mettendo in lista Mariella Maggio, più che manifestazioni di forza, sono la testimonianza di grande debolezza politica (ed elettorale) del Pd siciliano.

La stessa designazione di Lucia Borsellino quale assessore regionale alla Salute nella giunta di Rosario Crocetta – l’ormai ‘scotta minestra’ di un antimafia di facciata – è l’ennesima dimostrazione di debolezza di un candidato (Crocetta) e di una coalizione (Pd-Udc) raffazzonata e impaurita da un esito elettorale che potrebbe rivelarsi complicato.

Se l’Udc, grazie a una ‘campagna acquisti’ portata avanti a tamburo battente negli ultimi mesi (sullo sfondo, come ha notato in un’intervista al nostro giornale, ci sono gli interessi del gruppo Caltagirone sulla gestione privata dell’acqua in Sicilia: gestione idrica privata voluta da Lombardo, dal Pd e dalla stessa Udc), dovrebbe conservare il 10 per cento circa dei consensi, il Pd siciliano, al contrario, si ritrova ‘assediato’ dai grillini e da Giovanna Marano e da Claudio Fava. E si ritrova, soprattutto, con una base che ha mal sopportato quattro anni di Governo Lombardo-Pd. E che mal sopporta l’alleanza, mai venuta meno – nemmeno in questa campagna elettorale – tra Lombardo e un Partito che non sentono più come il proprio Partito.

 


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