Il dissenso? La politica italiana lo rimuove…

di Lorenzo Ambrosetti

Il problema che oggi vogliamo affrontare riguarda in quale misura esiste la libertà di dissenso in Italia, dove, come è noto, i principali mezzi di comunicazione di massa sono monopolio esclusivo dei partiti politici.

Per dissenso si intende, in generale, ogni forma di disaccordo e di atteggiamento negativo verso il sistema politico o i suoi aspetti più specifici. A seconda delle forme che assume, il dissenso si può concretare in apatia, indifferenza verso il sistema politico nel suo complesso, fino ad arrivare, in casi estremi, a forme di ribellione violenta.

Il dissenso ha nella pubblicità la sua arma essenziale: l’efficacia del dissenso è positivamente correlata con la forza con cui i dissenzienti riescono a raggiungere l’opinione pubblica. E fa emergere e impone all’attenzione dell’opinione pubblica privilegi di cui godono alcuni membri della società o ingiustizie sociali.

Esso può, nelle democrazie mature, anche svolgere un ruolo positivo nei confronti degli attori politici che possono più o meno essere ricettivi nei confronti delle istanze che si sviluppano in seno alla società civile. Da questo punto di vista, è corretto ritenere che esiste la necessità di tutelare il dissenso e la libertà di critica ad esso connessa.

Anzi, da un punto di vista storico, possiamo dire che una società è tanto più democratica quando viene tutelata e garantita la libertà di dissenso. La tutela della libertà di dissenso consiste nell’effettiva applicazione delle norme che garantiscono i diritti civili e tra tutti il diritto alla libera manifestazione del pensiero.

Il dissenso può anche contribuire, quando si esprime in forme moderate, al mantenimento del regime. In questi casi il dissenso offre l’opportunità di sfogare motivi di scontento esistenti tra i membri della società e consente di fatto un aumento del grado di legittimità del regime stesso.

Vediamo ora quello che succede in Italia.

Il nostro si può considerare solo sulla carta un regime democratico, poiché l’ostracismo al quale sono sottoposti i dissenzienti è sotto gli occhi di tutti. Chi va contro il regime è sottoposto ad un fuoco di sbarramento fortissimo e spesso non riesce neanche a trovare un lavoro remunerato o a fare una carriera, qualsivoglia essa sia.

Il dissenso moderato, di cui parlavamo sopra, è funzionale al mantenimento del regime, ed è ciò che accade esattamente in Italia.

Nel nostro Paese si assiste, in particolare, al gioco delle opinioni e, anche se non si deve generalizzare, molto spesso, specie nei talk-show televisivi, si vedono persone, di qualsiasi schieramento politico, che non sembrano niente affatto convinti delle cose che dicono, e si capisce che le dicono solo perché appartengono ad un certo schieramento politico o ad una certa parrocchia.

E’ ormai chiaro che chi entra in politica, spesso, lo fa per arricchirsi, e non per rispettare l’ideale che era proprio dei greci antichi, che hanno inventato la democrazia, della tutela del bene comune.

In questa situazione quello che appare urgente è un pronto ricambio della classe politica, e la limitazione del potere di spesa dai partiti, che ha suscitato così gravi scandali in questi ultimi mesi.


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