“Basta con la Sicilia degli sprechi e dell’assistenzialismo”

L’artigianato siciliano che muore. Il ruolo di istituzioni, partiti, associazioni di categoria, forze sociali e sindacali. Le imminenti elezioni regionali e le richieste degli imprenditori. Il problema del credito. La lotta alla mafia. La riforma della ‘macchina’ amministrativa. La promozione dei Centri commerciali naturali.  Parla Sebastiano Canzoneri, segretario provinciale della Cna di Palermo (Confederazione nazionale dell’artigianato) da più di 30 anni dirigente a vari livelli all’interno della stessa organizzazione imprenditoriale.

Segretario, cominciamo con una domanda di rito: quale futuro per l’artigianato e la Piccola e media impresa in Sicilia?
“Una situazione di crisi come quella attuale non ha precedenti. Diciamo che sta mettendo in discussione la sopravvivenza stessa di un settore che, a ragione, è stato da sempre definito la struttura portante e la spina dorsale dell’economia del nostro Paese. Oggi questo settore vive purtroppo una situazione di preoccupante precarietà”.

Uscire dalla crisi in questo settore si può?
“Possiamo uscire dalla crisi alle inderogabili condizioni che ognuno, istituzioni, partiti, associazioni di categoria, forze sociali e sindacali faccia responsabilmente e senza infingimenti e ipocrisie la propria parte. Oggi, ancor più che nel passato, vi è necessità di una presa di coscienza di tutte le forze in campo che questa crisi, che come dicevo prima non ha precedenti, va superata se tutti assieme si è convinti ed in grado di remare nella stessa direzione. Ed è per questo che guardiamo con particolare interesse ed attenzione alla prossima scadenza elettorale. Il nostro augurio è che possa venire fuori un nuovo Governo della Regione che, al di là degli annunci e dei proclami troppo spesso strombazzati a destra e sinistra, sia motivato ed in grado di combattere realmente nei vari settori la politica degli sprechi
e dell’assistenzialismo. E rilanciare di converso la competitività e la produttività della Piccola e media impresa siciliana”.

Cosa in concreto vi ripromettete di chiedere alla nuova Assemblea regionale siciliana e al prossimo Governo dell’Isola?
“Chiederemo che mettano al centro dei loro programmi e con assoluta priorità le indifferibili tematiche connesse al comparto dell’artigianato e della piccolee medie imprese. In particolar modo a quelle del credito, con riferimento ai Confidi (il credito nel Sud ed in Sicilia è più costoso), alla tempestività dei pagamenti alle imprese da parte della Pubblicaamministrazione, alle aree artigianali, ai centri commerciali naturali, alla formazione, all’apprendistato, alla sicurezza sui posti di lavoro, al ruolo dei giovani e delle donne nel mondo dell’impresa, alla lotta all’usura e alla criminalità mafiosa per l’affermazione della legalità e la trasparenza e di una sana cultura imprenditoriale basata su regole certe fondate sull’etica e sulla morale, che sono poi, in definitiva, il fondamento ed i postulati di una
sana democrazia economica”.

Il contrasto alla criminalità organizzata rimane dunque un impegno prioritario se in Sicilia si intendono privilegiare ed affermare i principi ed i valori di una sana democrazia economica?
“La lotta alla mafia per la legalità e la trasparenza perdono significato e si svuotano quando le istituzioni non appaiono sensibili e credibili su questo annoso e delicato problema. Non è più tollerabile, da un lato, che i diritti delle imprese vengano sempre più calpestati e, dall’altro, si chiedano sempre più doveri, con provvedimenti spesso iniqui e non facilmente recepibili da un tessuto produttivo composto da piccole e medie imprese. Tempi lunghissimi dei mandati di
pagamento, iter burocratici mai definiti, incertezze nelle procedure, richieste continue di chiarimenti in un groviglio burocratico senza fine. Tutto sembra essere conforme e funzionale ad uno scenario che scoraggia sempre di più le imprese sane che scelgono di crescere e di affermarsi nella legalità In questo contesto è facile intuire chi ne esce alla fine avvantaggiata, ovverosia l’impresa fittizia al servizio del malaffare”.

E allora?
“Allora diremo con forza al nuovo Governo regionale che non sono necessarie nuove leggi, anzi ne esistono troppe, ma che occorre prima di tutto ponendo riparo a tutto questo. Bisogna smantellare la ragnatela che avvolge la ‘macchina’ burocratica della Pubblica amministrazione. Il primato deve tornare per questo alla politica che deve assumersi fino in fondo le proprie responsabilità, ridando fiducia alle migliaia di imprenditori che vogliono crescere ed affermarsi in una Sicilia libera e produttiva”.

Per la valorizzazione e lo sviluppo del settore vi sono iniziative sulle quali avete scommesso e puntato la vostra attenzione?
“Le iniziative ed i programmi sono molteplici, ma credo meritino particolare attenzione lo sviluppo ed il consolidarsi di alcune nostre strutture consortili quali ad esempio il Co.S.A.R. ed il Co.Pa.L all’interno delle aree artigianali di Partitico e di Carini, appositamente destinate agli insediamenti produttivi con notevoli investimenti e con rilevanti ricadute occupazionali. Poi la promozione, nei Paesi e nei centri urbani, dei Centri commerciali naturali per valorizzare e promuovere meritoriamente le tradizioni , le produzioni e le culture artigianali locali”.

Da quanto detto si può essere ottimisti per il futuro della Piccole e medie imprese e dell’Artigianato in Sicilia?
“Ritengo si possa e si debba essere moderatamente ottimisti, proprio perché in ognuno di noi, ma soprattutto negli imprenditori, non deve mancare mai oltre che l’ottimismo della volontà anche l’ottimismo della ragione. Quell’ottimismo della volontà e della ragione che deve portarli ad essere consapevoli che in questa terra si può fare impresa e si possono raggiungere gli obiettivi prefissati se tutti assieme imprenditori, istituzioni, forze sociali ed organizzazioni di rappresentanza si sia in grado di remare convintamente nella stessa direzione”.


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