Barometro elettorale/ I colpi ‘bassi’ con le dichiarazioni a effetto

Oggi il Barometro elettorale, su richiesta di alcuni lettori, affronterà due temi piuttosto spinosi: i candidati alle prossime elezioni regionali che promuovono già da un mese la propria immagine in manifesti senza far conoscere agli elettori il simbolo del Partito con il quale ‘correranno’ e le dichiarazioni di alcuni esponenti politici.

Cominciamo con i candidati senza Partito. O quasi. Perché, in effetti, molti di questi candidati sanno già da tempo con chi ‘correranno’, ma non possono sapere in quale lista. E’ il caso, ad esempio, dei soggetti che faranno parte delle liste in appoggio ai candidati alla presidenza della Regione Nello Musumeci e Gianfranco Miccichè. Il primo, è noto, verrà appoggiato da Pdl, Cantiere popolare e La Destra; il secondo da Grande Sud, il Partito dei Siciliani di Raffaele Lombardo (exMpa), Futuro e libertà e Movimento popolare siciliano.

Bene. Tutt’e due i candidati alla presidenza della Regione hanno bisogno delle liste. Ma entrambi debbono fare in modo che le stesse liste siano preparate nel migliore dei modi possibili. Ciò significa, in primo luogo, che debbono fare in modo che nessuna di queste liste prenda meno del 5 per cento, che è lo sbarramento sotto il quale non si ha diritto ad avere propri rappresentanti all’Ars. Poi debbono fare in modo che le liste risultino ‘appetibili’ per quanti più candidati possibili.

Facciamo un esempio. Se in una lista che, verosimilmente, prenderà un solo parlamentare in un collegio, e in quello stesso collegio c’è un candidato con circa 10 mila voti, mentre gli altri due o tre candidati forti non supererebbero i 6 mila voti, è chiaro che questi ultimi rinunceranno a candidarsi. Perché mai e poi mai riuscirebbero a battere il candidato con 10 mila voti.

Ma se i tre candidati con 6 mila voti a testa circa si ritirano, la lista si indebolisce e perde 18 mila voti. E magari non prenderà più il seggio. E allora? Allora i leader di Partito debbono trovare la ‘quadra’: da qui l’esigenza di dirottare il candidato da 10 mila voti in un’altra lista, per dare modo ai tre candidati con circa 6 mila voti a testa di candidarsi per rafforzare la lista.

Un fatto del genere,per esempio, potrebbe essere accaduto nel collegio di Trapani, dove il candidato Paolo Ruggirello sembrava più forte degli altri. Da qui la necessità di candidarlo in un’altra lista. Solo che, in questo caso, sembrerebbe, addirittura, che si assisterebbe a un cambio di orientamento politico: Ruggirello, da candidato sostenitore di Miccichè, passerebbe nel Pdl per sostenere Musumeci.

In ogni caso, questo spiega il perché, a quattro giorni dalla chiusura delle liste (prevista per il 28 settembre), alcuni candidati non hanno ancora chiaro in quale lista ‘correranno’ (a parte, ovviamente, i casi di trasformismo politico).

Andiamo, adesso, alle dichiarazioni di certi esponenti politici. In alcuni casi sono ‘voci’ riportate dai giornali; in altri casi sono vere e proprie dichiarazioni. La politica, soprattutto in piena campagna elettorale, si fa anche così: cercando di orientare il voto degli elettori.

E’ il caso – ad esempio – di certi sondaggi che, più che descrivere gli orientamenti di voto degli elettori, cercano, invece, di orientare lo stesso voto. O di certe ‘voci’ messe in giro ad arte, per penalizzare questo o quel candidato e favorire i sui avversari.

Interessante, al riguardo, una dichiarazione rilasciata dalla parlamentare nazionale del Pdl, Simona Vicari, riportata anche dal nostro giornale. A proposito del presidente della Regione dimissionario, Raffaele Lombardo, la Vicari afferma: “Lombardo ha un candidato alla presidenza della Regione sopra la panca e un candidato sotto la panca”.

Il candidato “sopra la panca”, cioè visibile, è Gianfranco Miccichè. Il “candidato sotto la panca”, cioè più o meno nascosto, è Rosario Crocetta.

La dichiarazione di Simona Vicari è corretta. Ma si presta ad almeno due interpretazioni. La prima interpretazione – quella della stessa Vicari – è che Lombardo gioca con due mazzi di carte. La cosa è verosimile perché Lombardo non è nuovo a questo genere di alleanze politiche su più piani politici ed elettorali. La stessa presenza di Lino Leanza nell’Udc, in sostegno di Crocetta (che, ricordiamolo, è appoggiato da Pd e, per l’appunto, dall’Udc) lo lascerebbe pensare. Questo perché per lunghi anni Lino Leanza è stato vicino a Lombardo.

C’è, però, almeno un’altra interpretazione. Nello Musumeci è un candidato forte, non tanto per i Partiti che lo sostengono, che tutti insieme non dovrebbero superare il 23-24 per cento, quanto per il carisma che possiede: cosa, questa, che lo aiuterà moltissimo nella raccolta del cosiddetto voto disgiunto (elettori che voteranno lui nella’corsa alla presidenza della Regione e candidati di altri Partiti – diversi dai Partiti che lo sostengono – alle elezioni per il rinnovo dell’Ars).

Ora, dividere il proprio consenso su due candidati sarebbe un grossolano errore da parte di Lombardo: un errore che agevolerebbe Musumeci. Dunque, sul piano logico-politico, la dichiarazione di Simona Vicari è un po’ debole. Ma è solo apparenza. In realtà, la Vicari potrebbe aver tentato, d’accordo con il suo Partito – il Pdl – un’altra operazione: provare a convincere gli elettori di Miccichè (che sono quelli che interessano al Pdl) a non votare per lo stesso Miccichè, perché già sarebbe debole per il ‘tradimento’ di Lombardo. E, magari, di votare per Musumeci.

Colpi bassi, direte. Ma in politica sono all’ordine del giorno. Soprattutto in campagna elettorale.


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