Formazione, da Lombardo l’ora della verità

Certo che la formazione professionale si caratterizza sempre più da un legame diretto ed indissolubile con la politica ed i politici di turno. Ad ogni ricorrenza elettorale questo connubio è talmente forte da influenzarsi vicendevolmente. Una sorta di reciproco amore che trae linfa ogni qual volta l’aria odora di volantini elettorali e manifesti affissi selvaggiamente in ogni dove.

In tutto questo cosa fa il governo regionale per dimostrare che non è vera l’ingerenza della politica nel settore della formazione professionale? Cosa fa il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, seppur dimissionario, per mettere chiarezza in un settore trasformato in un Caos a tinte pasoliniane?

Dopo oltre due mesi di nostro impegno giornalistico quotidiano finalizzato al monitoraggio costante dell’evoluzione del settore della formazione professionale, proviamo a focalizzarne lo stato di salute di questo comparto. Una sorta di contenitore composito, quello della formazione professionale, dove tutti i 10 mila lavoratori si ritrovano, alla fine della riforma targata Lombardo/Albert/Centorrino (LAC), nella drammatica incertezza di un futuro più da precari che da lavoratori fissi.

Un caos mentale scientificamente prodotto da un preciso ambiente politico, quello del Pd, che si ritorce nel dramma economico della perdita dello stipendio e del lavoro. Un disagio tanto più amplificato proprio dal clima che si respira per via dell’avvicinarsi delle elezioni regionali. E, per dirla alla Pasolini, dovuto, con ogni probabilità, alla cocente delusione politica e civile che il grande maestro espresse nei tanti corsivi sulla stampa dell’epoca. Riflessioni sul disagio del tempo, raccolti poi nel 1979 in un volume per l’appunto chiamato “Il Caos”.

Ma ritorniamo al presente ed al caos sociale che caratterizza da mesi il settore della formazione professionale siciliano. Un clima che riscontriamo come fortemente a rischio clientele proprio per il disagio provocato dalla “riforma non riforma” che ha provocato una involuzione con possibili disordini sociali. Riprendendo il filo del discorso, cosa fa il presidente Lombardo – ripetiamo, seppur dimissionario – per convincere l’opinione pubblica che i fiumi di dichiarazioni rilasciate dall’autore della riforma storica, l’ex assessore regionale alla istruzione e formazione professionale, Mario Centorrino, rispecchino fedelmente la realtà?

Operazione, quella di Lombardo, che modestamente valutiamo come di difficile attuazione. Una realtà, quella dipinta maldestramente da Centorrino, nei tanti momenti di follia mediatica, di moralizzazione del settore e purificazione dalle aggressioni della politica che non convinse all’epoca dei fatti e non convince nessuno neppure oggi.

Centorrino da assessore regionale è stato testa di ponte di un progetto a lunga gittata posto in essere dal Pd e dalla corrente” Innovazione”, più precisamente. Un piano di smantellamento che prevedeva l’abrogazione della legge regionale 24 del 6 marzo 1976, unico baluardo rimasto a difesa dei lavoratori e del settore.

Ricordiamo che, Centorrino, tra i primi atti posti in essere nel suo mandato assessoriale, presentò in Assemblea regionale siciliana diversi emendamenti abrogativi della legge regionale 24/76. E lo fece in fase di approvazione del bilancio di esercizio e di varo della legge finanziaria.Progetto di smantellamento che non riuscì per mancanza di maggioranza a Sala d’Ercole.

Ed allora ecco scendere dalla Alpi il tecnico super esperto, a detta di Bersani, D’Alema e Fassino, il gota del Pd. Ludovico Albert assunse da subito, su preciso mandato dei luogotenenti Cracolici, Lumia e Lupo (cioè Cgil e Cisl) il compito di abrogare di fatto, con un reticolato di norme secondarie, la legge 24/76.

Superato l’ostacolo si sarebbe potuto dare il via al proposito di allungare le mani sul settore della formazione professionale, uno degli ultimi avamposti per gestire soldi pubblici con estrema facilità. E così è stato, almeno in gran parte.

Oggi che Lombardo ha politicamente liquidato prima Centorrino e poi Albert che intenzioni ha? Come intenderà sfruttare la corsia privilegiata apertasi con il nuovo assessore regionale incaricato circa 2 mesi fa, Accursio Gallo, espressione di un partner politico vicino come il Movimento popolare siciliano (Mps) di Riccardo Savona, per ripristinare le regole e rilanciarsi ai fini elettorali? Quale dirigente generale sceglierà per tentare di risalire la china? E, soprattutto, quando lo sceglierà?

L’idea che Albert rimanga fino al termine del 2012 potrebbe essere visto negativamente dall’elettorato del settore. Se Lombardo maturerà il proposito di rimettersi in mano le sorti della formazione professionale in Sicilia, è ancora in tempo. Ma per farlo dovrà, a nostro avviso, dimostrare di avere in larga parte subito le scelte del Pd.

A nostro modesto avviso, il presidente dimissionario della Regione Siciliana dovrebbe sterzare e rimettere in carreggiata il settore della formazione professionale partendo proprio da una delle sue affermazioni ad effetto: “Nessun lavoratore della formazione professionale perderà il posto”.

Basterebbe ripristinare la legge 24 del 6 marzo 1976, la legge regionale 25 dell’1 settembre 1993, la legge regionale n.4 del 16 aprile 2003, ed il corredo normativo collegato per restituire, in un sol colpo, dimensione reale e concreta al settore. Lombardo ha puntato il proprio programma elettorale che lo ha posto a capo del governo della Sicilia nel 2008, sull’autonomia. Ed è proprio dall’autonomia e dall’autonomismo che Lombardo dovrà ripartire, a nostro avviso, rispolverando le legge regionali di settore che costituiscono un esempio chiaro di scelte autonomiste nella gestione di uno dei settori a potestà statutaria primaria.

Non dovrebbe essere difficile, quindi, rimettersi nella giusta carreggiata e riconquistare il consenso degli operatori della formazione professionale. Purché agisca, il presidente dimissionario, con immediatezza e con grande chiarezza. Potrà scegliere uno dei fiduciari interni alla burocrazia regionale. Ma dovrà farlo e in fretta. Lo stallo di questi giorni non aiuta a chiarire il perché delle dimissioni di Albert. Ma, sopratutto, non chiarisce se ci sarà un’inversione di tendenza con consequenziale ‘bocciatura’ della riforma targata Pd.

Se Raffaele Lombardo dovesse decidere di lasciare al suo posto Albert, seppur dimissionario e spoglio di poteri effettivi, per mantenere uno spiraglio col Pd, la gente non capirebbe più. I lavoratori della formazione professionale non possono arrivare a fine ottobre senza una normalizzazione del lavoro e dello stipendio. Il voto di protesta diverrebbe una certezza e sfuggirebbe dai propositi dell’attuale governo regionale.

Servono scelte coraggiose, scelte chiare ed ineccepibili. Sacrificare per fini esclusivamente elettorali le sorti di 10 mila famiglie di operatori della formazione professionale significherebbe il suicidio politico. Almeno è quello che percepiamo dalle tante segnalazioni che ci pervengono sull’argomento formazione e politica.

Nei prossimi giorni ne sapremo di più. Forza Lombardo, l’accordo elettorale delle scorse ore è un passo importante verso la direzione del riscatto autonomista della Sicilia. Anche la formazione professionale può e deve vestirsi di autonomia.

Attendiamo fiduciosi le determinazioni che potrebbero indirizzare il settore della formazione professionale verso una normalizzazione che non potrà che passare dal lavoro sicuro per tutti i 10 mila operatori e lo sblocco delle retribuzioni.


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