L’aeroporto di Comiso e il sabotaggio del governo: dove sono i partiti sicilianisti?

In questi giorni di avvio della campagna elettorale, si fa un gran parlare di Autonomia siciliana e di progetti di rilancio dell’economia della nostra Isola contro una politica nazionale da sempre anti-meridionalista.

La cosa non può dispiacere. Sembra che i temi legati al nostro Statuto e alle sue potenzialità inespresse, stiano diventando di dominio pubblico. Il dubbio,  però, è che, per i politici, più che di una nuova consapevolezza, si tratti di una nuova moda da divulgare strumentalmente.

Ben sapendo come questi temi stiano scuotendo le coscienze dei siciliani, sempre più informati e sempre meno incantati dalla storia ufficiale,  i politicantes siculi, danno l’impressione di volere cavalcare quest’ onda senza però crederci fino in fondo.

Da cosa nasce il dubbio? Gli esempi potrebbero essere tanti. Ma uno è emblematico: il caso della mancata apertura dell’aeroporto di Comiso.  La vicenda imporrebbe le barricate contro il governo nazionale. Eppure, i sedicenti ‘sicilianisti’ sul caso non si sbracciano più di tanto.

Eppure, mai disegno anti-meridionalista fu più chiaro di questo. Al di là di tutte le formule da Azzecarbugli che vengono usate, per bocca dell’Enac, dell’Enav, o di chi per loro, per giustificare quello che giustamente è stato definito “uno scandalo nazionale ” ( la struttura è pronta da oltre un anno, realizzata con  45 milioni di euro, tra fondi europei e quelli messi a disposizione del Cipe, ma  resta chiusa) risulta evidente come il governo nazionale non abbia nessuna intenzione di fare uno sforzo per fare funzionare  una infrastruttura strategica  per il territorio ragusano ( e non solo).

Ma, purtroppo, li sedicenti partiti sicilianisti, tacciono. Volano a Roma per parlare di liste, di legge elettorale, di politiche e di regionali. Mai per sbattere i pugni sul tavolo del governo nazionale a cui di fare decollare Ragusa e la sua economia non può fregare di meno. Anzi. Volendo o nolendo, l’esecutivo nazionale si sta rendendo complice di quei poteri torbidi che remano contro l’apertura dello scalo comisano.

Nella provincia di Ragusa  c’è un turismo straordinario e la più alta concentrazione d’Europa di produzione dell’ortofrutta.  Secondo un’analisi commissionata dalla compagnia irlandese Ryanair alla società Ernst & Young, in tre anni lo scalo ragusano potrebbe raggiungere tre milioni di passeggeri. E sarebbe una boccata d’ossigeno per gli agricoltori che potrebbero trasportare i loro prodotti per via aerea, liberandosi così dal giogo della dittatura dei trasporti su gomma. L’aeroporto, insomma,  creerebbe ricchezza per la Sicilia , ma evidentemente si toccano troppi interessi, e allora meglio inventarsi problemi di tutti i tipi, e tenerlo chiuso. (Nella foto sotto, l’arrivo dell’allora ministro Massimo D’Alema per l’inaugurazione del 2007)

Pochi i politici che si sono battutti sul serio per questa causa, ‘sicilianista’ per antonomasia (eccezione fatta per i sindaci del comprensorio). Tra questi c’è sicuramente il deputato regionale del Pd, Pippo Di Giacomo, che ha più volte fatto lo sciopero della fame ed ha organizzato numerosi sit-in di protesta (l’ultimo a Fiumicino, lo scorso giugno). E che in questi giorni ha presentato l’ ennesima interrogazione per chiedere l’impeachment dei vertici Enac ed Enav, che stanno facendo di tutto per affossare il progetto (entrambi sono appendici del governo nazionale). Ma l’interrogazione è rivolta al ministro Corrado Passera, lo stesso che nella vicenda WindJet, come denunciano i sindacati, sta tenendo bordone all’Alitalia. Figuriamoci quanto si interesserà a Ragusa e alla sua provincia e al benessere della Sicilia.

Un altro politico che si è speso per la causa è stato il senatore Beppe Lumia, che ha parlato chiaramente di interessi, anche di natura mafiosa, dietro la volontà di non fare decollare l’infrastruttura: “Quest’opera – spiega Lumia – potrebbe portare sviluppo al territorio, basta che Enac ed Enav firmino per fornire i servizi. Ma inevitabilmente romperebbe certi equilibri ed interessi, anche di natura mafiosa”. Il governo Monti, in continuità con quello Berlusconi, secondo il senatore del Pd, sta  facendo orecchie da mercante.

“Prende tempo, fa finta di non capire l’importanza dell’operazione”, denuncia Lumia. “Per quanto riguarda i prodotti agricoli-aggiunge-sono beni esportati nel resto del Paese e dell’Europa, ma che pagano lo scotto di un sovraccarico di prezzo eccessivo a causa dei costi del trasporto su gomma, spesso in mano alle mafie. L’apertura dell’aeroporto di Comiso abbatterebbe notevolmente i costi del trasporto e ridurrebbe i rischi dell’intermediazione mafiosa e criminale”. (Un discorso analogo potrebbe farsi per l’aeroporto di Agrigento, progetto annegato nell’inedia e nella palude di chi non vuole il decollo di quella provincia.  Ricordiamo, inoltre, che anche su Trapani ci furono mille oppositori, che oggi sono smentiti dai numeri di un successo arrivato grazie allo scalo).

Sulla vicenda Comiso adesso vogliono vederci chiaro anche i magistrati. Sono in corso infatti due indagini, una da parte della Procura della Repubblica di Ragusa per accertare eventuali rilievi penali nel ritardo dell’apertura dello scalo. La seconda invece è partita dalla Procura della Corte dei conti di Palermo che vuole fare luce sui 45 milioni di euro spesi per realizzare un aeroporto che è rimasto chiuso.

Ce ne sarebbe abbastanza per i politici che si definiscono sicilianisti per accusare il governo nazionale di razzismo economico e per organizzare eclatanti manifestazioni di protesta quotidiane.  Ma non abbiamo ancora sentito il rullo di tamburi.

 

 

 


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